Tartarughe spiaggiate cosa fare: parla l’esperto

Una tartaruga soccorsa dal WWF

Dopo una mareggiata spesso si trovano molte tartarughe spiaggiate. Spiega il perché un esperto WWF e invita tutti il 12 novembre al centro di Policoro per una giornata di festa

 

La recente mareggiata che si è abbattuta sulle coste salentine ha fatto trovare sulla spiaggia molte carcasse di tartarughe Caretta Caretta.  “Sono spesso tartarughe adulte quelle che, soprattutto dopo una mareggiata, troviamo morte sulla spiaggia” spiega Mino Manna uno degli esperti che presta servizio al Oasi WWF di Policoro. “Troviamo spesso tartarughe adulte morte sulla spiaggia perché quelle piccoline si disintegrano più velocemente nel mare. A volte femmine che si stavano avvicinando alla riva per deporre le uova o tartarughe che, dovendo salire per respirare ( dal momento che sono animali senza branchie), incontrano le onde alte e purtroppo affogano. Altre volte sono tartarughe indebolite o perché hanno una pinna ingarbugliate dentro ad una rete, o sono ferite, morse da uno squalo, o non mangiato a sufficienza, perché la pesca troppo intensiva ha sottratto loro molto cibo… ci sono tanti problemi che la mareggiata, purtroppo, evidenzia. Vengono anche investite dalle barche o rimangono incagliate dalle reti e muoiono soffocate. Quando i pescatori riprendono le reti a strascico le trovano già morte, le ributtano in mare e poi le onde le fanno arrivare sulla spiaggia”.

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La plastica è un grande fattore di rischio per le tartarughe

La tartaruga Simona riportata in mare (foto Monica Rossi)

Un altro grosso problema è che le tartarughe mangiano tanta plastica e poi si ammalano: “Ricordo una tartaruga che avevamo chiamato Simona, che poi per fortuna si è salvata, che aveva mangiato tanti palloncini di plastica, quelli delle feste dei bambini per intenderci – racconta Manna – che abbiamo ritrovato nelle sue feci. Simona è stata liberata nel mare il 14 ottobre. Le tartarughe non riescono a discernere se è cibo oppure no, mangiano la plastica, si gonfiano, fanno fatica a nuotare, non riescono ad andare sul fondo per mangiare, si indeboliscono e poi arriva la mareggiata che le travolge”.

Una bella notizia

C’è una bella notizia che riguarda il nido di Donna Elena, uno dei nidi sulle spiagge vicino a San Pietro in Bevagna, l’ultimo che si è schiuso rispetto agli altri nel tratto da Torre Colimena a San Pietro in Bevagna. “Alcune piccole tartarughe erano più bisognose di caldo e per questo le abbiamo trasportate al centro di Policoro, dove sono state riscaldate e liberate nel giro di qualche giorno e così siamo riusciti a salvarle, grazie all’aiuto dei tanti volontari e di noi esperti del WWF”. L’ipotermia è un altro dei fattori di rischio per le tartarughe: se la temperatura scende molto nel mare e non sono riuscite ad emigrare in acque più calde, non riescono a riscaldarsi per nuotare, si indeboliscono e muoiono.

Questo è uno dei tanti effetti del surriscaldamento globale, che oltre a determinare temperature molto alte, porta ad avere grandi sbalzi di temperatura in zone dove non c’è mai stato freddo e, di questo, le tartarughe soffrono.

Come comportarsi?

La piccola tartaruga salvata (foto Monica Rossi)

Se vi trovate in Puglia o in Basilicata, cosa fare quando si trova una tartaruga spiaggiata? Innanzitutto non bisogna toccarla. Se vedete che è viva occorre contattare subito il Centro Recupero tartarughe marine di Policoro (Tel: 0835/1825157–340/7287994). Se purtroppo la tartaruga non ce l’ha fatta bisogna chiamare la Guardia Costiera (tel. 1530), indicare il punto preciso e lasciare fare a loro.

Una festa per i volontari

Il 12 novembre sarà una giornata di festa all’Oasi WWF Policoro in Piazza Siris 1, località Idrovora, dedicata a tutti i volontari che hanno contribuito a sorvegliare la nascita delle preziose tartarughe Caretta Caretta ma anche a coloro che vorrebbero cominciare a far parte della grande famiglia dei volontari. Un workshop comincerà alle 9 e terminerà alle 12 con il pranzo. Verrà presentato il “Progetto tartarughe WWF: ecologia e biologia delle tartarughe marine”; a seguire la visita al Centro Recupero Animali Selvatici e Tartarughe Marine e una simulazione di messa in sicurezza di un sito di modificazione.

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