
Il parco eviterà l’emissione di circa 730mila tonnellate di Co2. Il Ministro Giovannini: “Considerare la tutela del paesaggio insieme ad altre tutele”. Legambiente: “Il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende delle rinnovabili per i ritardi burocratici e gli ostracismi di Sovrintendenze, Regioni, Comuni e comitati locali”
Quella di ieri è destinata a restare negli annali come la giornata dell’eolico offshore nel Mediterraneo. E’ stato infatti inaugurato a Taranto Beleolico, il primo parco eolico marino del Mediterraneo. L’impianto, sviluppato da Renexia, comprende dieci pale disposte in un’area di 131mila metri quadri per una capacità complessiva di 30 MW, e assicurerà una produzione di oltre 58mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60mila persone. Nei suoi 25 anni di vita prevista, eviterà l’emissione di circa 730mila tonnellate di anidride carbonica.
L’investimento sostanzioso – 80 milioni di euro – la partecipazione MingYang Smart Energy, tra i più grandi produttori di turbine, la presenza all’inaugurazione dell’impianto , oltre agli amministratori locali, di ben due ministri (Giovannini per le Infrastrutture, Giorgetti per lo sviluppo economico), la dicono lunga su quanto il parco eolico tarantino sia un importante segnale verso la transizione energetica, tanto più se si pensa che sull’Adriatico è in via di definizione il Parco eolico marino galleggiante tra Castro e Santa Maria di Leuca che vede uniti per il “no” una settantina di sindaci che hanno giurato di dare filo da torcere alla sua realizzazione.
Beleolico, un braccio di ferro lungo 14 anni
Anche Beleolico a Taranto non ha avuto vita facile. Proposto nel 2008, ha avuto contro gli enti locali, la Regione, comitati locali, associazioni ambientaliste e la Sovrintendenza che ravvisava un forte impatto visivo, che si aggiungeva a quello provocato dalle ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni, del cementificio e delle gru del porto industriale. Si riferiva alla travagliata storia del Parco il Ministro delle Infrastrutture Giovannini quando ha affermato: “Sappiamo che c’è una scuola di pensiero contraria alle installazioni di parchi eolici e di parchi fotovoltaici in nome di un elemento che è tutelato dalla nostra Costituzione: la tutela del paesaggio che però va considerato insieme ad altre tutele di cui la nostra Costituzione si fa garante, tra l’altro proprio quella degli ecosistemi, dell’ambiente, nell’interesse delle future generazioni come recita il cambiamento dell’articolo 9 della nostra Costituzione recentemente votato dal Parlamento”. Ed è stato chiaro, considerandola un’opportunità da non lasciarsi scappare, il Ministro allo sviluppo economico Giorgetti: “L’eolico applicato al marino può essere per l’Italia davvero un settore importante di sviluppo. Altre iniziative hanno avuto il via libera e c’è grande impulso da parte del Governo”.
Legambiente: “Giornata importante per la lotta alla crisi climatica
“Il caso di Taranto è purtroppo solo la punta di un iceberg perché in Italia sono tanti i progetti sulle rinnovabili bloccati per eccessiva burocrazia, no delle amministrazioni locali, pareri negativi delle Sovrintendenze, moratorie delle Regioni, proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste. Tutto ciò è inammissibile – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende che in Italia stanno investendo sulle fonti pulite. Speriamo che il caso di Taranto segni il punto di svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, in una città che vive ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, con l’augurio che questa inaugurazione possa essere l’inizio del riscatto tarantino nel segno dell’innovazione e delle tecnologie pulite”.
Appelli a Draghi e Franceschini

Legambiente ha organizzato un flash mob con lo striscione “Scusate il ritardo” per lanciare un doppio appello al governo. Il primo è rivolto al premier Mario Draghi affinché vari al più presto un decreto sblocca rinnovabili per velocizzare lo sviluppo delle fonti pulite (in primis eolico, a terra e a mare, fotovoltaico sui tetti, anche nei centri storici, agrivoltaico che non consuma suolo agricolo, digestori anaerobici per produrre biometano) e degli investimenti in accumuli, pompaggi e reti. Sarebbe la risposta più efficace all’attuale crisi energetica, ma anche un contributo concreto per produrre il 100% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2035 come sta decidendo di fare la Germania.
Il secondo appello è indirizzato al ministro della Cultura Dario Franceschini affinché indirizzi le sovrintendenze, inclusa quella speciale sul Pnrr, a non ostacolare più la transizione ecologica. Ogni progetto viene bocciato a prescindere: serve un cambio culturale perché le rinnovabili modificheranno alcuni paesaggi ma ne miglioreranno altri, come quelli dove saranno smantellate le centrali termoelettriche con le loro alte ciminiere, e aiuteranno a combattere crisi climatica e smog.
Ronzulli: “Stop alle centrali termoelettriche”
“Questa inaugurazione – dichiara Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – è la dimostrazione di come sia possibile uscire dalla dipendenza dall’estero e soprattutto di come la Puglia possa essere il laboratorio da cui parte la rivoluzione energetica del Mezzogiorno. La Regione oggi ha il dovere politico di imboccare la direzione giusta per spegnere le centrali termoelettriche di Brindisi, Candela, Modugno e Taranto, che contribuiscono a produrre il 70% di elettricità da fonti fossili sul territorio pugliese, favorendo lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili, evitando di aspettare 14 anni per realizzare un parco eolico”. Una posizione che Legambiente aveva ribadito giorni fa, quando il Ministro della transizione ecologica Cingolani aveva candidato la Puglia, e in particolare i porti di Brindisi e Taranto, a ospitare dal 2023 una nave per la rigassificazione del gas liquido, cosiddetta Fsru (floating storage and regasification units).