
Grande partecipazione alla fiaccolata per le vittime da inquinamento che si è svolta a Taranto. Per rispondere all’emergenza ambientale, un “comitato cittadino di liberazione”
Taranto come una marea che ha invaso pacificamente, ma fermamente le vie principali della città e ha compostamente gridato la volontà di chiarezza e tutela seria per la salute dei suoi cittadini, soprattutto dei bambini. Questo il senso della seconda fiaccolata per le vittime dell’inquinamento ambientale, che si è svolta ieri 26 febbraio nella città dei due mari. Una fiaccolata che non aveva solo come obiettivo la strategia aziendale di ArcelorMittal, ma anche la “colpevole” linea del governo.
C’erano tutti, e non solo da Taranto, ma da tutta la Puglia e dalla Basilicata per ricordare, come diceva il motto della manifestazione, che “Taranto non si arrende”: oltre una trentina le associazioni e i comitati che da sempre si battono contro l’inquinamento nella città; e poi gli ordini professionali dei biologi e degli ingegneri, centinaia di persone, genitori, studenti, cittadini, tutta la società civile. Il corteo partito da Piazza Maria Immacolata .è stato aperto da uno striscione portato dai bambini e ragazzi delle società sportive di basket e baskin (la pallacanestro inclusiva che vede tra gli atleti i diversamente abili). «Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino», questa la scritta. Dietro la lunga processione delle croci bianche e dei cartelloni con le foto dei giovani e giovanissimi morti per malattie collegate all’inquinamento. Nessuno striscione o segno riconducibile a partiti o organizzazioni politiche. Ognuno dei partecipanti al corteo aveva qualche caro da ricordare.
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Emergenza ambientale e sanitaria ancora irrisolta
In una città dove i casi di tumore in 10 anni sono raddoppiati (come segnalava un cartello con i dati dello studio SENTIERI del Ministero della Salute), la fiaccolata di ieri si carica di ulteriori significati e aggiunge la denuncia per un’emergenza ambientale e sanitaria ancora irrisolta. «Mentre in tutta Italia si parla di coronavirus, di quarantene e di contagiati, a Taranto si muore davvero e la beffa è che si potrebbe eliminare completamente la causa di questi decessi. I numeri dello studio Sentieri ormai li conosciamo tutti», sono le parole degli organizzatori dell’evento.
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In molti hanno preso la parola dalla cassa armonica di Piazza Garibaldi, dover il corteo si è concluso: medici come il primario di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale SS.ma Annunziata dr. Valerio Cecinati («“Sono qui in nome dei miei piccoli pazienti e dei loro genitori, che non possono partecipare, e perché viene prima la salute», ha detto), rappresentanti delle associazioni, studenti, genitori come Antonella Massaro, la mamma di Myriam, morta a 5 anni nel 2008, servitori dello Stato come Giuseppe Di Bello, tenente della polizia provinciale di Potenza, che nel 2010 denunciò anomalie all’interno dell’invaso lucano del Pertusillo, che fornisce acqua alla Puglia e alla Basilicata.
Ha parlato anche il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti. «Il tempo degli indugi è finito – ha detto -. Vogliamo ritornare a vedere la bellezza, vogliamo ritornare a vedere la speranza nel volto dei nostri figli, dei nostri bambini, vogliamo ritornare a costruire in quella città i veri valori per cui è giusto vivere, per cui è bello vivere, per cui vale la pena tenersi per mano e voltare pagina. La nostra rivoluzione gentile comincia oggi, Qui, ora, noi ci costituiamo in “comitato cittadino di liberazione” con un patto di dignità fra donne e uomini liberi. Saremo un comitato senza alcuna ambizione elettorale ma con il solo fine di mantenere le promesse che tanti hanno tradito. Cominciamo con il chiedere al potere politico tutte le risposte che non ci ha dato». (Qui il testo del discorso)
I ragazzi di Taranto
«Vorrei Taranto più sicura di se stesa. Vorrei che i cittadini valorizzassero di più quello che Taranto è, vorrei crescere in salute». Questo è ciò che una ragazzina ha detto parlando delle speranze dei più giovani. E tanti altri suoi coetanei hanno sfilato per ricordare anche che Taranto è una città bella. Perché non va dimenticato che non la recriminazione è stato il senso della manifestazione, ma la volontà di guardare avanti e di proporre un modello di sviluppo diverso. E’ proprio vero: “Taranto non si arrende”.
(Ringraziamo per la foto Alessandro Marescotti)