Sviluppo Sostenibile e nuova rete della conoscenza

La conoscenza rappresenta il capitale sociale per lo sviluppo sostenibile del territorio: lo ricorda l’ 11° obiettivo dell’Agenda 2030. Necessaria l’interazione tra Università, Istituti di ricerca pubblici e privati ed imprese

Elda Perlino, Primo Ricercatore CNR-ITB, Bari

Perché si possa realizzare pienamente l’undicesimo Obiettivo dell’Agenda 2030 e rendere città e insediamenti umani “inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, adatti allo sviluppo sostenibile, è indispensabile un profondo cambiamento della governance, che punti a una società basata su scienza e conoscenza.

Cultura e conoscenza alla base di un nuovo modello economico

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è una straordinaria occasione per l’Italia per affrontare un cambiamento culturale che vede nell’ambiente non solo il più grande bene comune da difendere ma una formidabile opportunità per raggiungere uno sviluppo sostenibile favorendo la crescita economica, l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente.

Uno dei punti chiave dell’Agenda è quello di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” (SDG 11), e la realizzazione di questo obiettivo non può prescindere da un profondo cambiamento della governance dei sistemi decisionali, tanto a livello centrale quanto nei territori amministrati dagli Enti Locali.

L’unica alternativa ad un modello di sviluppo basato su bassi salari e flessibilità selvaggia del lavoro è quello di puntare allo sviluppo di una società basata sulla scienza e la conoscenza. Quest’idea forte della diffusione sociale della cultura e della conoscenza non solo potrebbe essere alla base di uno nuovo modello di sviluppo sostenibile, ma potrebbe anche essere elemento di sviluppo basato su un nuovo modello economico.

La filiera della conoscenza

Naturalmente, quando si parla di diffusione sociale della conoscenza, occorre tener conto sviluppo sostenibiledell’intera filiera della produzione, diffusione e fruizione della conoscenza: non c’è innovazione tecnologica se non c’è trasferimento di conoscenza; non c’è trasferimento se non c’è produzione di conoscenza; non c’è produzione di conoscenza se non c’è formazione di ricercatori. Mettere a valore le risorse umane, le istituzioni di ricerca e di alta formazione e il sistema della formazione di uno Stato, per renderlo un paese aperto alle nuove tecnologie dell’informazione e di assoluta eccellenza internazionale nel campo della formazione, della conoscenza e della ricerca, realizzando un sistema a rete costituita da amministrazioni nazionali e locali, le Università, i Parchi scientifici e le imprese.

Produzione dei saperi e sviluppo sostenibile

Un nodo cruciale è il rapporto tra sistema della Ricerca e sistema produttivo; è allora necessaria una maggiore interazione tra Università, Istituti di ricerca pubblici e privati ed imprese al fine di sviluppare attività ad alta tecnologia e di frontiera, privilegiando un approccio integrato tra offerta di ricerca e alta formazione. Il sistema Università/Ricerca è un motore socio-culturale responsabile della produzione dei saperi che può incarnare il tessuto connettivo dell’innovazione e contribuire allo sviluppo del sistema paese con contributi programmatici e interventi sistemici a garanzia dello Sviluppo Sostenibile dell’economia e della conoscenza.

Il sapere al servizio della società

sviluppo sostenibileÈ necessario dunque  stabilire un collegamento sempre più stretto tra settore pubblico della ricerca e quello produttivo del Paese sviluppando tra questi settori ogni possibile sinergia, stimolando l’interazione con il sistema produttivo partendo dalle realtà già esistenti come i consorzi e le cittadelle, i laboratori di spin-off realizzati e in via di realizzazione e i possibili incubatori d’impresa da realizzare/realizzabili, coinvolgendo le imprese che sono un interfaccia economica del sistema universitario. La pluralità dei centri di eccellenza (Università, Politecnico, CNR, Consorzi ecc.), se inseriti in un processo di aggregazione e coordinamento intorno all’obiettivo di sviluppare ricerca ed innovazione nei settori innovativi delle attività produttive, potrebbero dar vita ad un rilancio del tessuto produttivo in un’ottica di sviluppo sostenibile economico e sociale.

Ancora meglio, risulterebbe di grande valore dare impulso all’interazione tra le istituzioni e le amministrazioni in armonia con l’idea che il sistema Università/Ricerca deve porre il sapere al servizio dell’intera società.

Come attrarre investimenti?

Insieme con la qualità della vita e della vivibilità urbana, questa è una condizione necessaria per attrarre maggiori e qualificati investimenti dall’estero nei diversi settori produttivi e dei servizi avanzati. C’è l’esigenza di un centro decisionale unico per gli interventi di Alta Formazione, ricerca, trasferimento di conoscenze. Un luogo di raffronto che preveda un accordo tra le Regioni, le Università, il CNR, tutti gli EPR, aperto alla sottoscrizione di altre realtà di Ricerca Pubblica e Privata.

Al fine quindi di costruire un paese della conoscenza si propone di costruire a livello territoriale una rete di “consulte scientifiche” ovvero “cabine di regia” o “rete scientifica” di supporto e sostegno delle scelte e delle strategie politiche in sinergia con gli altri organismi previsti dalle amministrazioni, che hanno il compito di migliorare le condizioni di contesto del territorio, in termini di crescita dimensionale, innovazione, internazionalizzazione, promuovendo la collaborazione tra gli attori (Università Enti Pubblici di Ricerca, imprese).

La proposta: una Consulta scientifica

La “consulta scientifica”, con la necessaria autorevolezza e il necessario sostegno di conoscenze tecnico-scientifiche e l’applicazione di un metodo scientifico di studio, riflessione, elaborazione e proposta, contribuirà all’elaborazione di strategie e politiche attive per uno sviluppo sostenibile del territorio fondato sulla conoscenza e la formazione. La consulta scientifica svolgerebbe anche un ruolo di coordinamento e concertazione al fine di assicurare il raccordo tra tutti gli attori coinvolti al fine di superare la frammentazione delle azioni messe in campo dai diversi attori nazionali e/o locali per dare vita finalmente ad una seria politica di valutazione e verifica delle azioni rivolte all’innovazione.

Secondo questo modello la conoscenza rappresenta il capitale sociale per lo sviluppo sostenibile del territorio.

L’AutoreElda Perlino

Elda Perlino è Primo Ricercatore presso il CNR-ITB di Bari; è inoltre Presidente della Consulta dell’Ambiente del Comune di Bari. Dal 2005 è Presidente dell’Associazione Sviluppo Sostenibile Bari, che nel 2004 ha contribuito a fondare.

Ha all’attivo oltre 60 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali; è inoltre impegnata nel campo della divulgazione scientifica.

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