
Se si calcola il danno della truffa di Stato e allo Stato provocata da ecobonus e via dicendo, ne scaturisce un valore di circa 55 miliardi all’anno. Molto più dei 37 miliardi annui offerti dai fondi PNRR
Che tristezza vedere che gli italiani non hanno voce in capitolo, né con chi ha prima definito programmi di spesa ed interventi nel settore edilizio con spese a carico dello Stato, quasi regalando prebende, né con chi ha scelto giorni fa di bloccare tutto, come se si fosse scherzato e tutto dovesse essere annullato perché il gioco è divenuto pesante.
Sappiamo tutti cosa è successo con la decisione del Consiglio dei Ministri di qualche giorno fa di bloccare i crediti e lo sconto in fattura.
Provvedimento giusto, meccanismi di funzionamento sbagliati
Nel recente passato si è dato il via ad un programma massiccio di interventi edilizi, dall’adeguamento sismico all’efficientamento energetico, alla riqualificazione delle facciate, alla semplice ristrutturazione.

Chiunque avesse immobili doveva comprendere la convenienza a lanciare un programma di riqualificazione dei propri beni. Un’opportunità: senza “l’aiuto di Stato” un intervento sarebbe costato 100 (valore simbolico di riferimento); per tanti sarebbe stato pesante, specie in un momento in cui la pandemia da COVID imperversava (il Superbonus 110% venne introdotto il 19 maggio 2020 dal governo Conte 2 e puntava a rilanciare il Paese). Con i provvedimenti varati, ovvero con “l’aiuto di Stato”, il costo veniva annullato e si attivavano delle procedure tecniche affidandosi a chi è bravo “a fare spesa”. Così, l’impresa eseguiva i lavori e praticava lo sconto in fattura. Sconto del 100% (l’impresa recupera il 110%), oppure del 90%, oppure del 50%, a seconda del meccanismo di riqualificazione (e di spesa) che era possibile mettere in atto.
Il provvedimento ideato è stato importante, specie nel 2020; ciò che non è andato sono stati i meccanismi di funzionamento, che non sono stati controllati, come da decenni succede in Italia.
In tempi normali, qualora fosse stato un qualsiasi privato a spendere, o un condominio, l’intervento da 100 sarebbe costato 70 al massimo, grazie allo sconto usuale dell’impresa che si sarebbe aggiudicato un appalto e che avrebbe avuto necessità di lavorare.
Così il proprietario di una casa o il bravo amministratore di condominio, probabilmente ragionava prima che partisse il Superbonus: “Io, privato qualsiasi, povero o facoltoso, avrei fatto di tutto per selezionare l’impresa migliore, quella nel contempo più economica secondo un rapporto qualità-prezzo. Avrei controllato i lavori e come si spendevano i soldi. Avrei risparmiato perché sarei stato attento perché i miei soldi sono frutto di un enorme sacrificio, sono frutto di un lavoro sofferto e di risparmi e privazioni significative. Ma ora arriva il superbonus, e allora…”.
I prezzi gonfiati
Con l’avvio del programma si sono avuti tanti vantaggi: ci si alleggeriva mentalmente anche dei problemi e patemi d’animo, ci si affidava a terzi specialisti che non facevano pagare nulla (con la scelta dell’ecobonus 110%), o facevano pagare appena il 50% per i lavori che ricadono nella ristrutturazione, oppure appena il 10% per quelli finanziabili con il bonus facciate. Non so se ci spieghiamo. Un grande vantaggio per chi aveva poco denaro da spendere, oppure anche – se non soprattutto – per il ricco che diventava così sempre più ricco con i soldi del sistema messo in piedi. Ma chi pagava?

E poi, pazienza se lo sconto sui lavori che costavano 100 (il prezzo di riferimento che in altri tempi veniva scontato a 70) non veniva praticato, pazienza se la crisi dei materiali e l’esplosione del lavoro e gli impegni delle ditte provocavano anche un incremento dei costi a volte anche del doppio. E così, i lavori da 100 lievitavano a 160-200 e più, oltre il doppio di quanto sarebbero costati se fossero stati gestiti secondo i criteri del buon padre di famiglia e fosse stato richiesto uno sconto sull’iniziale ipotetico importo di 100.
Però, se tutto sembrava pulito, qualcosa cominciava a non funzionare: le tariffe sono cresciute. Le tariffe sono diventate altre: sono diventate quelle per le quali si poteva guadagnare molto di più, quelle decise da aziende nate il giorno prima, con amministratori persone anziane, italiani oppure stranieri dei vari paesi in cui si riscontrano “banditi senza scrupoli”. È mancato il controllo e ne hanno patito le imprese serie.
Come non accorgersi che tutto sarebbe poi crollato?
Tutto va bene…o quasi
Eppure, tutto andava: le banche compravano i crediti (a volte senza accorgersi che erano del tutto inesistenti e per lavori mai fatti o fatti male o gonfiati). Tanto si compravano i crediti del 110 a 100, poi anche a 90 e poi a 80, con un guadagno enorme, recuperandoli dagli ingenti crediti verso lo Stato (maturati da banche o anche da grandi aziende pubbliche e private). I crediti venivano pagati poco e si recuperava tanto. Era l’occasione per recuperare crediti più alti dallo Stato, oppure era l’occasione per saldare con quei crediti (pagati meno ma con valore più alto) i debiti verso lo Stato.
Ma chi erano i nostri manager che hanno avallato tutto ciò, chi erano i nostri politici poco accorti?
E ora … chi ne pagherà le conseguenze?
Un meccanismo perverso
Come non accorgersi che il comune cittadino, dopo l’intervento edilizio con soldi di altri, avrebbe avuto un immobile recuperato che valeva molto di più: era un regalo? Come non accorgersi che il valore del patrimonio del singolo cresceva a dismisura? E cresceva anche a dismisura non solo il patrimonio del piccolo, ma anche del ricco con tanti immobili. Ma se nulla si crea e nulla si distrugge, vuol forse dire che la ricchezza si accumula da una parte ma … a danno di chi?
La mente umana (qualche genio del male? O qualcuno troppo fiducioso nell’onestà delle persone) aveva deciso di utilizzare uno strumento buono ma aveva messo in piedi un meccanismo perverso: quello del trasferimento di fondi dalle casse pubbliche a quelle private: una delle più grandi truffe del dopoguerra ai danni della collettività (come qualche politico illuminato ha detto dopo essersene accorto e reso conto, pur capendo che non poteva farcela da solo ad invertire la tendenza). Il governo ha ora stimato in 110 miliardi di euro questi crediti (o debiti) maturati in circa due anni. Si tratta della metà delle risorse del PNRR, che ammontano a circa 220 miliardi di euro da spendere fino al 2026, in circa 6 anni dalla sua partenza (nel 2020).
I fondi del PNRR hanno la possibilità di cambiare questo Paese. Se si calcola il vantaggio annuo offerto dal PNRR si scopre che si tratta di circa 37 miliardi all’anno. Se si calcola il danno della truffa di Stato e allo Stato provocata da ecobonus e via dicendo, ne scaturisce un valore di circa 55 miliardi all’anno. Molti di più.
Un provvedimento giusto?

Come non intervenire? Come tollerare ancora? Come non vergognarsi di fronte alle tante persone che hanno bisogno di lavorare, di sbarcare il lunario, di comprare i libri per i propri ragazzi, di finanziare delle vacanze studio, di accudire i propri cari che stanno soffrendo?
Allora che fare? È stato giusto il provvedimento del Governo? Pensiamo di sì, anche se, forse, tardivo. Avremmo voluto che lo facesse Draghi. Pensiamo che sia giusto cominciare così e ora tocca a tutti rimboccarsi le maniche per recuperare i crediti, per salvare dal fallimento le imprese, per supportare i privati che, forse, in caso di vietata cedibilità dei crediti potrebbero essere chiamati a perdere tutto per ripagare le imprese.
Diciamo questo, perché qualcuno dovrà ripagare i costi, o le imprese dovranno fallire.
Ora rimbocchiamoci le maniche e soprattutto salviamo le vittime della truffa. Ma puniamo i colpevoli recuperando le ricchezze accumulate ovvero depredate allo Stato. E senza speculazioni politiche verso nessuno, perché forse tutti sono colpevoli.