
Marevivo e Zero Waste Italy lanciano una campagna per dire no agli imballaggi monouso in plastica per frutta e verdura. In Italia ogni anno buttate oltre 1,2 miliardi di vaschette
“Signora, il prosciutto lo vuole in vaschetta o in carta?” Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase al banco dei salumi del super o ipermercato? E quante volte abbiamo optato per la vaschetta “perché il prosciutto si conserva meglio”? Eppure anche questa scelta apparentemente banale contribuisce alla diffusione dannosa delle vaschette in plastica monouso, che in Italia raggiungono la ragguardevole cifra di oltre 1,2 miliardi all’anno. Vaschette buttate. E sparpagliate per strada, in campagna, in mare, dove si distruggono molto lentamente, contribuiscono alla formazione delle microplastiche.
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Per limitare l’abuso degli imballaggi in plastica l’associazione ambientalista Marevivo ha lanciato l’iniziativa #BastaVaschette, in collaborazione con Zero Waste Italy. La campagna riprende la proposta di regolamento della Commissione europea, che intende limitare il ricorso agli imballaggi in plastica monouso, promuovendone il riuso e il riciclo, e l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2023 dell‘etichettatura ambientale, che impone l’obbligo di comunicare ai consumatori la destinazione finale di una confezione e i materiali di cui è composta. Il testimonial di #BastaVaschette è un ammiccante Giovane con canestra di frutta di Caravaggio rivisitato per l’occasione con tra le braccia buste e vaschette che proteggono – ma “imbalsamano” al tempo stesso – la bella frutta dipinta da Michelangelo Merisi. Un’immagine di forte impatto, che vuole invitare i consumatori a praticare abitudini di acquisto consapevoli che possano andare nella direzione di una vera e propria economia circolare.
Una legge per vietare le vaschette in plastica per l’ortofrutta
Non solo. Marevivo, che da quasi quarant’anni si batte per la tutela dell’ambiente e del mare, chiede una legge anche in Italia che vieti utilizzo di confezioni in plastica monouso per l’ortofrutta, e la metta in linea con altri paesi come la Francia, dove gli imballaggi in plastica sono già vietati per una trentina di prodotti ortofrutticoli freschi, la cui confezione non superi il peso di 1,5 kg.
«Sicuramente è un segnale molto positivo che l’Unione Europea abbia proposto misure concrete per contrastare il problema, ma nonostante questo, gli obiettivi non sono abbastanza ambiziosi – dichiara Raffaella Giugni, Responsabile Relazioni Istituzionale Marevivo – Il volume degli imballaggi è in costante crescita e la riduzione deve essere il primo passo. Non c’è più tempo: non ci basta sapere che la plastica è stata trovata nei tessuti della placenta umana e nel sangue? Dobbiamo attuare una vera transizione ecologica: ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede la natura, ce lo chiedono i nostri figli.»
L’obiettivo della campagna #BastaVaschette è ridurre l’utilizzo di queste confezioni, molto spesso non riciclabili, dannose non solo per l’impatto ambientale dato dalla produzione e dallo smaltimento dei materiali di imballaggio – che spesso finiscono in mare dove rimangono per sempre, sminuzzandosi e rappresentando una minaccia per gli animali che lo abitano – ma anche e soprattutto per il fatto che può contaminare gli alimenti, rilasciando sostanze dannose per la salute dell’uomo, secondo quanto emerso da uno studio pubblicato sull’Environmental Health Journal.
Economia circolare? Si può fare!

«Occorre passare dalla insensatezza dell’usa e getta e dello spreco legato ad un modello economico lineare non più sostenibile ad un modello circolare, a partire dalla immissione sul mercato di imballaggi durevoli e riusabili o almeno riciclabili» dichiara Rossano Ercolini, Presidente di Zero Waste Italy.
Attualmente, gli imballaggi sono tra i principali prodotti a impiegare materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzati in tutta l’UE sono destinati esclusivamente all’imballaggio. Se non si agisce in fretta, entro il 2030 l’UE vedrebbe un ulteriore aumento del 19% dei rifiuti provenienti da imballaggi e, in particolare, del 46% dei rifiuti provenienti da imballaggi di plastica. È necessario che la riduzione parta da ognuno di noi e dalle nostre scelte: ogni cittadino europeo genera infatti quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio l’anno, circa mezzo chilo al giorno, e scegliere di acquistare prodotti sfusi ridurrebbe dell’80% l’utilizzo della plastica per questa categoria di prodotti.