
Il divieto fino al 2025. Sarà comunque consentita la commercializzazione degli esemplari importati
Il Consiglio regionale ha affrontato un problema che da anni affligge anche la Puglia: la diminuzione continua e inarrestabile della popolazione di Paracentrotus lividus, echinodermi – cioè con la pelle spinosa – conosciuti comunemente come ricci di mare. Sono pescati in maniera irresponsabile e minacciati dal surriscaldamento eccessivo del Mediterraneo.
È stata infatti approvata a maggioranza la proposta di legge, di cui è primo firmatario il consigliere regionale Paolo Pagliaro (La Puglia Domani), contenente le misure di salvaguardia per la tutela del riccio di mare. Si impone quindi un fermo pesca di tre anni, analogamente a quanto avvenuto in Sardegna, necessario per consentire il recupero degli stock e la ricostituzione della risorsa nel nostro mare territoriale, messa a rischio dal massiccio prelievo effettuato negli ultimi anni. Il provvedimento prevede, in particolare, il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi. La commercializzazione del riccio di mare non è vietata per gli esemplari provenienti da mari territorialmente non appartenenti alla regione Puglia, quindi i ristoratori potranno continuare a servire ricci importati da altre regioni o altri paesi, come d’altronde accade già ora.

La Regione Puglia, utilizzando i Fondi FEAMP, è già impegnata in un progetto di monitoraggio dei ricci di mare, coordinato dal responsabile del Centro Regionale Mare di ARPA PUGLIA, Nicola Ungaro. Di strategica importanza è anche il ruolo del nuovo impianto di riproduzione sperimentale per ostriche e ricci di mare, progetto realizzato dal Prof. Gerardo Centoducati, con la collaborazione del Dipartimento di Medicina Veterinaria Bari e del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, nel Campus di Medicina Veterinaria a Valenzano (Ba). «Questo impianto non solo consentirà di svolgere ricerche avanzate sulla riproduzione di animali che grandi potenzialità hanno avuto e avranno nell’alimentazione umana, ma svolgerà un ruolo fondamentale nelle politiche di ripopolamento per specie, come il riccio di mare, in cui lo sforzo di prelievo ha drasticamente ridotto le popolazioni naturali. Il tutto in un momento in cui il legislatore regionale sta lavorando per il fermo pesca abbinandolo ad attività proprio legate al ripopolamento», conferma il professore Gerardo Centoducati.
Pagliaro: «Stop necessario per far ripopolare la specie e fermare desertificazione del mare»
Con la nuova legge il fermo biologico sarà di tre anni o almeno fino al 30 aprile 2025, quando verrà fatta una valutazione sull’efficacia del divieto.

«La proposta di legge è stata sottoscritta da 49 consiglieri su 51, incluso il presidente Emiliano, e il voto unanime in Consiglio è stato un segnale di coerenza importante. Il fermo pesca è un passo decisivo per bloccare il prelievo massiccio dei ricci di mare, anche al di sotto della misura minima consentita per legge di sette centimetri di diametro – afferma il consigliere regionale Paolo Pagliaro (La Puglia Domani) – Resta il rammarico per l’assenza di finanziamento per la seconda parte della legge, che prevede azioni di monitoraggio del rinascimento dei fondali e il risarcimento dei pescatori autorizzati con patentino per la durata del fermo pesca. Eppure si tratta di un provvedimento che riguarda l’intera regione e che avrebbe dovuto avere una corsia preferenziale in bilancio. Confidiamo che siano stanziati almeno i fondi per la campagna di comunicazione e sensibilizzazione necessaria per informare i cittadini sullo stop alla pesca».
Già da diversi anni i ricci e la polpa di riccio serviti nei ristoranti pugliesi non provengono dai nostri mari ma da quelli di altri Paesi, anche extra mediterranei: Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia e Albania, addirittura Cile. E i nostri ristoratori potranno continuare a servire prodotto di importazione, regolarmente certificato. «Quindi cominciamo dal fermo pesca, ma rinnoviamo con forza la richiesta di fondi per finanziare le attività di monitoraggio e i ristori ai pescatori autorizzati, che abbiamo concordato nella lunga fase di gestazione della proposta di legge con il mondo accademico e le associazioni ambientaliste e della pesca. Misure che purtroppo non hanno trovato copertura finanziaria nel bilancio 2023, come ho già avuto modo di stigmatizzare pubblicamente. Avevamo già immaginato forme di remunerazione per i pescatori, coinvolgendoli ad esempio in progetti di recupero della plastica in mare. Sono certo che, con l’impegno dichiarato in Consiglio regionale dal presidente Emiliano e dall’assessore all’agricoltura Pentassuglia, saranno appostate quanto prima le somme necessarie per monitoraggi e ristori», conclude Pagliaro.
Controllare chi pesca violando il fermo biologico non è facile. Fondamentale e obbligatoria la tracciabilità
Uno dei grossi problemi che la legge difficilmente risolverà riguarda i controlli, complicati in una regione che ha 800 km di costa. Non a caso altre specie sono state saccheggiate negli ultimi anni, nonostante fossero protette, come le oloturie. Negli ultimi anni sono stati sequestrati migliaia di ricci illegali venduti nei ristoranti e la capitaneria di porto ha organizzato diverse operazioni per individuare i pescatori abusivi. È difficile quindi cogliere in flagranza di reato i pescatori di frodo in mare, ed è invece più facile fare i controlli quando arrivano a terra o quando il pescato è già distribuito nei ristoranti.
Per il WWF Puglia un traguardo estremamente importante sulla strada della tutela delle specie ittiche a rischio
Il WWF Puglia ha fornito il suo contributo scientifico alla Proposta di Legge sulle misure di salvaguardia per la tutela del riccio di mare, volta a proteggere la popolazione del Paracentrotus lividus distribuita lungo il litorale pugliese, quello che tutti conoscono come “riccio viola” o “riccio femmina” , simbolo oramai radicato nella cultura enogastronomica pugliese. Considerando i tratti essenziali del ciclo vitale della specie, la sospensione della pesca per almeno 3 anni consentirebbe una crescita adeguata degli esemplari, il loro raggiungimento dell’ età adulta e riproduttiva e garantirebbe un abbondante reclutamento (immissione dei nuovi nati nella popolazione adulta), in grado di sostenere il rinnovamento dello stock. In tal modo, la popolazione aumenterebbe nel tempo la sua dimensione e abbondanza.
Nell’ambito di una vita media di 4-8 anni, gli individui giovani (sino a 2-2,5 cm di diametro) raggiungono la taglia minima commerciale (5 cm di diametro senza aculei) intorno ai 5 anni. A questa taglia/età il loro potenziale riproduttivo è maggiore, sebbene siano capaci di riprodursi già dopo 2-3 anni di vita (giovani adulti), e produce un numero maggiori di nuovi nati e quindi di nuove reclute.

Occorre sottolineare il ruolo ecologico chiave che la specie svolge negli ecosistemi marini costieri. Come erbivori, i ricci di mare controllano l’abbondanza delle popolazioni di macro-alghe di cui si nutrono; quindi, se diminuiscono i ricci, aumentano le alghe sui fondali e viceversa, con alterazione della struttura delle comunità dei fondali marini costieri. Il controllo avviene anche sulle specie da cui vengono predate, molte commerciali, come sparidi, saraghi, donzelle, che si cibano di ricci di dimensioni intermedie (2-4 cm di diametro). La pesca intensiva dei ricci di mare mediterranei, non solo ne sta riducendo l’abbondanza, ma anche la taglia di cattura, con l’eliminazione di esemplari di piccola-media taglia. Tale processo indurrebbe lo spostamento dei predatori in aree di alimentazione differenti, con conseguente riduzione delle specie ittiche commerciali catturate dalla piccola pesca.
Nel contributo scientifico alla proposta di legge regionale, Il WWF Puglia ha, inoltre, proposto di mitigare l’impatto del fermo pesca per 3 anni coinvolgendo gli stessi pescatori professionali in piani di monitoraggio scientifico e in attività di recupero ambientale, come pulizia e rimozione di attrezzature da pesca sui fondali.
Tutti questi aspetti sono stati messi in luce anche dal progetto “TUGEPLAL- Tutela e gestione dei Paracentrotus Lividus e Arbacia Lixula” finanziato a valere del fondo FEAMP PO 2014/2020 Misura 1.40. Il progetto, da poco concluso, ha coinvolto l’Università degli studi di Bari con il Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, l’Università di Sassari, il WWF Levante Adriatico, il Parco delle Dune Costiere ed il GAL Sud Est Barese insieme al GAL Valle d’Itria, e ha visto nei mesi scorsi una intensa attività di campionamento dei fondali nell’area costiera di Fasano per valutare lo stato di salute degli ecosistemi marini locali, insieme all’elaborazione di una serie di proposte per la tutela degli stessi.
«Il WWF Puglia plaude all’approvazione di una legge regionale tanta auspicata. ’attività di controllo in mare da parte delle autorità preposte si renderà necessaria al fine di dare effettività alla norma approvata. Riteniamo che a tutto questo debba affiancarsi un’attività di sensibilizzazione dei consumatori finali che possa renderli maggiormente consapevoli circa l’impatto ambientale delle scelte alimentari che compiono quotidianamente- dichiara il Delegato regionale del WWF, Lara Marchetta – Essenziale, infine, resta l’attività di monitoraggio da porre in essere nel triennio, in modo da poter valutare, in maniera scientifica, gli effetti della sospensione dell’attività di prelievo della risorsa ittica». Il tutto in linea con l’European Green Deal.
La “retromarcia” della Regione Sardegna deve preoccuparci?
La Regione Sardegna intanto si rimangia la parola data e, auto-sconfessandosi, annulla la legge dell’autunno 2021 che bloccava la pesca di ricci di mare fino al 2024, autorizzando fino al 30 aprile 2023 (entro un massimo di 90 giornate lavorative) «la raccolta, il trasporto e la commercializzazione del riccio di mare e prodotti derivati». Un grave danno a impatto ambientale ancora incalcolabile ma certamente dirompente.
«Considerata l’esperienza della Regione Sardegna, io mi impegnerò per continuare a coinvolgere pescatori e ristoratori in questa misura d’emergenza e d’urgenza che, come ho già detto, non poteva essere rimandata – dichiara il consigliere regionale Paolo Pagliaro – Siamo ad un punto di non ritorno, lo confermano anche i pareri degli esperti ambientalisti, e dunque occorre investire ora per il futuro, senza fare marce indietro o passi falsi. Già le prime razzie si sono registrate nei giorni scorsi, con sequestri ingenti, e dunque non c’è più tempo da perdere. A rischio c’è la sopravvivenza non solo dei ricci di mare ma dell’intero patrimonio marino e turistico che rappresenta la nostra prima e irrinunciabile fonte di ricchezza».