Stop alla discarica Martucci, senza se e senza ma

La discarica Martucci, tra Conversano e Mola (Foto Ruben Rotundo)
La discarica Martucci, tra Conversano e Mola (Foto Ruben Rotundo)

Proteste dei Comuni e delle associazioni contro le scelte della Regione Puglia: il sito è stato dichiarato potenzialmente inquinato dalla Regione, ma vuole aprirlo per raccoglie rifiuti

Una situazione piuttosto ingarbugliata, che dimostra come le istituzioni siano sempre più spesso in disaccordo tra loro e persino con le proprie scelte, sempre a discapito degli interessi della collettività e delle comunità locali.

La bomba “discarica Martucci” è nuovamente esplosa nelle mani dei cittadini e della politica locale e regionale. La Regione vuole riaprire la discarica nonostante l’abbia chiusa perché “potenzialmente contaminata”. Inevitabili le proteste dei Comuni e delle associazioni ambientaliste.

La vicenda inizia circa 40 anni fa, ma negli ultimi tempi sta assumendo connotati a dir poco “grotteschi”.

Come nasce la discarica Martucci

Impianto fotovoltaico all’interno della discarica Martucci (foto Ruben Rotundo)

Cerchiamo di fare un po’ d’ordine. Nei primi anni ’80, la Lombardi Ecologia, l’azienda di gestione della raccolti rifiuti di Conversano, chiese e ottenne dall’amministrazione l’autorizzazione per realizzare una discarica per gestire i rifiuti della città. Stiamo parlando di tempi in cui la questione ambientale non era assolutamente considerata. Fu individuato un terreno in contrada Martucci, al confine con il territorio di Mola di Bari. Questo terreno risultò ideale in quanto erano state scavate alcune buche dalle quali veniva raccolta la terra da vendere, commercio piuttosto fiorente in quel periodo. Così iniziò lo stoccaggio dei rifiuti. Poco dopo, fu richiesto e ottenuto un primo ampliamento, per raccogliere i rifiuti anche di Mola di Bari e di altre città vicine. In poco tempo, l’azienda ampliò il bacino d’utenza fino ad inglobare tutta la provincia di Bari. Inevitabile a quel punto l’acquisizione di altre aree attigue al sito originale. Nonostante i terreni avessero raggiunto la capienza massima, l’azienda è riuscita nel tempo nelle sedi preposte ad ottenere nuove autorizzazioni per continuare ad accumulare rifiuti ed effettuare ulteriori investimenti, come persino la realizzazione di un impianto fotovoltaico su un’area della discarica dove prima c’erano rifiuti.

Panoramica della discarica Martucci (foto Ruben Rotundo)

Successivamente, con la presa di coscienza della questione ambientale e il sospetto di attività illecite e di inquinamento, l’azienda ha avuto problemi giudiziari, fino al fallimento. Una nuova società ha continuano l’attività nell’area realizzando e gestendo un impianto di biostabilizzazione e trattamento meccanico biologico del rifiuto. Nel frattempo, nel 2013 la Regione Puglia, in occasione della promozione del Piano regionale dei rifiuti, in seguito a manifestazioni popolari, istituì un comitato tecnico scientifico per la valutazione dell’impatto ambientale in contrada Martucci. Questo Comitato, ribattezzato Tavolo Tecnico, anche su richiesta dei Comuni, ha eseguito delle indagini sul sito che hanno confermato la presenza di percolato non estratto da almeno 10 anni e presumibilmente fuoriuscito da alcuni strappi nel telo di protezione e di contenimento dei rifiuti, favorendo la fuoriuscita di sostanze inquinanti. Questa condizione ha spinto la Regione a dichiarare il sito “potenzialmente contaminato”, ma non anche ad una caratterizzazione e a provvedimenti di immediata messa in sicurezza, tanto da indurre le associazioni ambientaliste e i Comuni ad appellarsi” al “principio di precauzione”, previsto dalla normativa vigente, e richiedere la chiusura definitiva dell’area.

Ora, nonostante sia in atto un sequestro penale e la richiesta da parte della magistratura di adeguamento di alcuni lotti per frenare l’inquinamento da percolato, la Regione, facendo un passo indietro, intende riaprire la discarica Martucci, inserendola nel nuovo Piano regionale dei Rifiuti.

Ovviamente, questa nuova proposta regionale, in controtendenza con tutto quanto fatto in passato e con le nuove direttive in materia ambientale, ha scatenato le proteste delle associazioni ambientaliste e dei Comuni di Mola di Bari, Conversano, Polignano a Mare e Rutigliano, ai quali si è aggiunta, tra gli altri, anche la Consulta Ambiente di Bari. Una vicenda, questa, che è anche argomento di proteste in varie sedi che culmineranno questo pomeriggio con un sit in davanti al Teatro Kursaal di Bari, dove è in corso il primo Festival della Sostenibilità Ambientale “Io scelgo il pianeta”.

Tante domande, ma pochissime risposte

Dopo questa ricostruzione, alcune domande sono d’obbligo: se nell’area c’è percolato che fuoriesce, come è stato accertato anche da recenti indagini geofisiche, è evidente che sia in atto un processo di inquinamento. C’è anche da capire se ci siano infiltrazioni nella falda e se questo inquinamento possa aver in qualche modo contaminato anche i terreni agricoli vicini, magari innaffiati da acqua contaminata. Questa è un’ulteriore preoccupazione alla quale non possiamo sottrarci, in quanto l’area è circondata, oltra che da cipressi, da alberi da frutto e vigneti. Quindi è necessario eseguire ulteriori approfondimenti. Non si capisce, poi, perché nonostante siano stati prodotti nel corso degli anni documenti, incarti e perizie che hanno certificato l’inquinamento dei sito e il conferimento di rifiuti, anche speciali, di altre zone d’Italia, la magistratura e la Regione Puglia non siano intervenuti, come in altri casi, bloccando tutto e imponendo la bonifica del sito.

Una situazione paradossale, dunque, che dopo il danno si sta configurando come beffa. E dove la politica regionale deve subito mettere riparo per non perdere quella rispettabilità più volte danneggiata proprio dalle scelte contrastanti e contradditorie dei suoi rappresentanti. Anche la magistratura ha l’obbligo di intervenire, perché giustizia deve essere fatta.

Le posizioni dei Comuni e delle associazioni sono evidenti e propositive nelle videointerviste lasciate al nostro giornale:

Le discariche vanno chiuse e le aree bonificate. Il presente è riciclo e riconversione degli impianti esistenti in strutture green, dove il rifiuto è valorizzato e trasformato in qualcosa di utile. Il futuro è una vita sana, che si realizza solo se l’ambiente è sano.

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