
In queste ore è partito l’abbattimento dei pini. Il WWF Foggia scriva al Ministro dell’Ambiente Costa e al Governatore della Puglia Emiliano. “Scelta la strada più facile dell’abbattimento e della successiva ripiantumazione piuttosto che la riqualificazione e valorizzazione dell’esistente”
Il Comune di Vieste ha appena dato il via all’abbattimento di 53 esemplari di Pino domestico (Pinus pinea) in piazza Paolo VI. L’intervento, del costo di 288mila euro di cui 200mila rivenienti da finanziamenti pubblici della Regione Puglia, era già stato preannunciato da maggio 2020 grazie a numerose segnalazioni di cittadini che si erano rivolti al WWF Foggia per fermare l’abbattimento. Dopo la pausa forzata dovuta al Covid i lavori sono ripresi e l’abbattimento dei pini è imminente.
Così il WWF Foggia ha scritto una lettera al Ministro dell’Ambiente Costa e al Governatore della Regione Puglia Emiliano, coinvolgendo nell’appello anche il Sindaco di Vieste Nobiletti, il Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Gargano Pazienza e il Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per impedire il taglio dei 53 pini.
«Venticinque anni fa veniva pubblicato in Italia il Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Clément, un libro “rivoluzionario”, in quanto introduceva un nuovo modo di guardare lo spazio specialmente in ambito urbano ed extra-urbano. Con il suo testo l’autore, ridefinendo gli ambiti della biodiversità, l’estetica del paesaggio e i modi di progettarlo, accese i riflettori su quelle aree verdi ai margini dell’abitato, sotto gli occhi di tutti, ma non considerate o ritenute inutili. La visione era quella è di costituire un “territorio di rifugio per la diversità” biologica, estetica ma anche sensoriale. È questo il punto di partenza su cui dovrebbero partire le amministrazioni e i tecnici quando si opera in ambito urbano sulle nostre sempre più rare aree verdi cittadine – spiega Maurizio Marrese, Presidente del WWF OA di Foggia – ma purtroppo dobbiamo costantemente registrare che in questo ambito le amministrazioni badano più all’inseguimento del finanziamento pubblico piuttosto che alle finalità che dovrebbe avere una progettazione». Di qui la lettera-appello che spiega le tante incongruenze dell’operazione.
Abbattere alberi per riqualificare una piazza
I lavori per la sistemazione di Piazzale Paolo VI a Vieste sono finanziati con fondi del Distretto Urbano del Commercio, per l’accesso ai quali il Comune ha dichiarato la zona area mercatale. La sistemazione prevede, come da delibera di Giunta del 3 dicembre scorso, l’immediato abbattimento di 53 esemplari di Pino domestico anziani di 35 anni e la sua riqualificazione tramite una nuova piantumazione con essenze diverse.
Quelli da abbattere, osserva il WWF, sono alberi scelti all’epoca per la loro resistenza alle alte temperature estive e all’esposizione a venti e salsedine, per la loro rapida crescita e bellezza; inoltre “vegetano in ottimo stato di salute e con chiome folte e rigogliose e fanno indiscussamente parte del paesaggio e della geografia dei luoghi” è scritto nella lettera-appello, che continua “Nulla lascia sospettare anomalie strutturali e/o patologie che possano rappresentare un rischio per la salute e/o per la loro stessa stabilità se non in alcuni esemplari (max 3-5) ma riconducibili soprattutto al pessimo stato di manutenzione dei marciapiedi e dell’asfalto”;
Il WWF ha fatto anche una rapido calcolo e ha scoperto che per far tornare in Piazzale Paolo VI la stessa vegetazione rigogliosa ci vorranno almeno altri 40 anni: un danno in termini di privazione dei servizi ecosistemici forniti alla città. Non solo: non si può scegliere, per risolvere il problema della pavimentazione sconnessa semplicemente “la strada più facile” ovvero l’abbattimento e la successiva ripiantumazione piuttosto che la riqualificazione e valorizzazione dell’esistente; identiche problematiche sono state già affrontate e facilmente risolte in tantissime città italiane.
WWF: perché abbattere i pini?

Insomma, il concetto è chiaro: quei 53 pini non sono un pericolo per nessuno. Per il sito in cui vegetano le piante (alla base vi è un vasto spazio, non ci sono strade trafficate né ad alta velocità, non ci sono vetrine di negozi, né pareti e/o finestre adiacenti ai filari, o elementi di fastidio e intralcio alla loro crescita futura) è consigliabile – suggerisce il WWF – rifare la pavimentazione e garantire la sopravvivenza delle piante in loco per l’utilizzo del piazzale senza rischi di cadute e inciampi.
“Se si prova a fare una stima costi/benefici – continua la lettera – risulterà assolutamente economicamente vantaggiosa, da ogni punto di vista, la soluzione di rifare la pavimentazione e lasciare in sito gli alberi, anziché decidere di abbatterli tutti e magari ripiantarne di nuovi, che impiegheranno decenni a crescere, sempre che non muoiano prima, ma questo porterà a cure, irrigazioni di soccorso etc. producendo ulteriori costi economici ed energetici per la comunità; è possibile anche intervenire, nel modo giusto, su piccole reiterazioni radicali che si sono formate sulle radici e hanno causato lo spostamento nel tempo della pavimentazione non manutenzionata come chiaramente visionabile”;
Dunque, un aggravio di spese per la collettività con un grave danno erariale non giustificabile affatto con la necessità, come è scritto nella delibera, di “aggiustare cordoli e sistemare asfalto”, e un’infrazione a quanto stabilito dall’art.146 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e da varie circolari del MIBACT, in quanto il taglio dei pini è stato deliberato senza interpellare la Soprintendenza ai Beni culturali, architettonici e paesaggistici, intervento che può effettuarsi solo laddove esso è “di lieve entità e senza rilevanza paesaggistica”.
Come finirà?
“Noi del WWF di Foggia ci chiediamo – conclude la lettera – se sia corretto abbattere 53 alberi in buono stato di salute in nome di una riqualificazione “apparente”, ricordando che proprio il Comune di Vieste è simbolo del Parco Nazionale del Gargano e come tale dovrebbe rappresentare un modello gestione esemplare del patrimonio ambientale urbano ed extraurbano. Pertanto ci appelliamo agli organi in indirizzo di valutare altre soluzioni onde evitare l’abbattimento degli esemplari di Pino domestico”.