Stop al Supebonus: tracollo in vista per i conti pubblici e le imprese

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

I crediti d’imposta legati al Superbonus hanno raggiunto la cifra record di 110 miliardi

 

Il Consiglio dei Ministri vuole chiudere una situazione “quasi fuori controllo” che potrebbe avere “gravi conseguenze sul debito pubblico”.

Ma se “mettere in sicurezza i conti pubblici” come spiegato in conferenza stampa dal titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rimediando a una “normativa definita con leggerezza” dovrebbe chiudere “una politica scellerata”, lo stop allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti sui bonus fiscali con il divieto di acquisto per gli enti locali dei crediti già in circolazione rischia di trasformarsi in un boomerang per il comparto degli edili e non solo.

Questa misura, introdotta nel 2020, “ha prodotto sicuramente un beneficio per alcuni cittadini” ma, ha detto Giorgetti, anche un costo di “2 mila euro per ogni italiano, compresi i neonati”.

Il decreto legge per la revisione del Superbonus edilizia

Il 16 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali.

Il testo interviene per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e “superbonus 110%”, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Ph Mef.it)

“L’oggetto dell’intervento – dice la nota di Palazzo Chigi – non è il bonus, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico”.

Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese, optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese.

Resta inalterata la detrazione nella dichiarazione dei redditi.

Si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a:

  • spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;
  • spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.

Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.

Infine, il testo chiarisce il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Con le nuove norme, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate. L’esclusione opera anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione. Resta, peraltro, fermo che il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale può fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravità della negligenza.

Alle organizzazioni imprenditoriali il governo promette chiarimenti e sostegni: c’è già una convocazione per lunedì 20 febbraio a Palazzo Chigi. Giorgetti assicura che «il governo farà tutto quello che potrà, con le forme consentite», nei confronti delle 25 mila imprese vittime dei crediti incagliati

Ance: soluzione immediata o tracollo

Federica Brancaccio, presidente nazionale di Ance, l’associazione dei costruttori edili lo ha detto senza mezzi termini: “Scoppia una bomba sociale ed economica“. La questione va affrontata tempestivamente in un confronto: “Vedremo gli spazi che si aprono, ma vogliamo intervenire sugli interventi in corso. Per il futuro andrà fatta una riforma strutturale e di lungo periodo del settore degli incentivi fiscali in edilizia. L’emergenza è non far fallire le imprese, circa 20mila sono a rischio fallimento. Questo significa disoccupazione e lavori lasciati a metà. Quindi un boomerang sui privati, sui condomini, ma fondamentalmente è la fiducia tra il cittadino e lo Stato e il governo che da troppi anni sta venendo meno”.

“Il rischio è di vanificare il lavoro fatto finora e la straordinaria intesa trovata in termini di propositività, studi e meccanismi con Regione Puglia e con i vertici delle banche regionali. Al di là delle diverse proposte, una legge regionale per risolvere in modo strutturale il problema dei crediti fiscali incagliati derivanti dai bonus edilizi era pressoché pronta”.

Nicola Bonerba, presidente di Ance Puglia

Per il presidente di Ance Puglia Nicola Bonerba, bloccare l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, significa che “centinaia di imprese pugliesi rimarrebbero senza liquidità e i cantieri si bloccherebbero del tutto, con gravi conseguenze per migliaia di lavoratori e le loro famiglie. Anche alla luce della recente pronuncia di Eurostat, secondo la quale il superbonus 110% non è un debito pubblico, dobbiamo scongiurare che questo accada; per questo, auspichiamo che tutti i senatori e onorevoli pugliesi si attivino per non vanificare il lavoro fatto finora, in grado di risolvere un problema divenuto drammatico e ridare linfa a un bonus edilizio che sta rendendo più efficiente a livello energetico il patrimonio immobiliare regionale creando importanti ricadute economiche ed occupazionali”.

Infatti, secondo i dati Mite – Enea al 31 gennaio 2023, il super ecobonus 110% ha reso possibile finora in Puglia 22.467 interventi volti all’efficientamento energetico (di cui solo 1.939 hanno riguardato i condomini, meno del 9% del totale), per un investimento totale ammesso a detrazione di 3,595 miliardi di euro, creando alcune migliaia di nuovi posti di lavoro.

“Non possiamo credere – conclude Bonerba – che il Governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza aver prima individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo; la situazione attuale di stallo e incertezza sta mettendo in ginocchio il settore delle costruzioni, visto il coinvolgimento di tutta la filiera che, in termini di investimenti, rappresenta quasi il 10% del PIL regionale”.

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L’Ordine degli architetti PPC della provincia di Bari invoca con urgenza risposte ad una situazione che mette a dura prova tra l’altro, la tenuta di migliaia di studi professionali: “Lo stop deciso dal Governo dello sconto in fattura e alla cessione del credito per il Superbonus, è un duro colpo non solo per le imprese, ma per tutta la filiera delle costruzioni”.

Non solo serve “urgentemente un piano di sblocco della libera circolazione dei crediti” ma “cambiare in maniera improvvisa e senza un adeguato periodo di transizione le regole con cui si è operato finora, rappresenta un atto di irresponsabilità nei confronti di un intero comparto produttivo: sono migliaia gli architetti e le imprese che hanno programmato le attività e altrettanti i committenti che hanno investito. Non si possono cambiare le regole senza un’ adeguata analisi degli scenari dannosi che ne scaturiscono. Senza entrare nel merito delle condizioni che hanno portato alla decisione, a nostro avviso imprudente del Governo, l’Ordine degli Architetti PPC di Bari sottolinea come in questo modo si penalizzino tutti i professionisti che hanno lavorato nel pieno della legalità e che oggi si trovano a subire una situazione inaccettabile”.

Dall’edilizia all’impiantistica: le ricadute sono a cascata

Vito Zongoli, ad di Senec Italia

“Questo stop, che riguarda non solo la cessione del credito in futuro, ma anche la possibilità per le pubbliche amministrazioni di assorbire quello generato da interventi passati, è una notizia davvero sconcertante per tutto il comparto dell’edilizia e dell’impiantistica, incluso il mondo del fotovoltaico”.

Per Vito Zongoli, ad di Senec Italia (azienda leader nel settore dell’accumulo per incrementare l’autosufficienza energetica, più volte premiata come Top PV Brand Power Storage con sedi a Bari e Milano), lo stop alla cessione del credito “pone innanzitutto l’attenzione essenzialmente sul futuro della cessione, dimenticandosi di pensare al presente e alle centinaia di migliaia di imprese che rischiano di fallire perché impossibilitate a convertire i crediti già accumulati.

In secondo luogo, blocca quello che è stato il vero motore del Superbonus e cioè non la detrazione in sé, ma appunto il meccanismo della cessione che consente lo sconto in fattura. In questo modo si rischia di rallentare non solo il Superbonus, una misura incentivante che anche il nuovo Governo ha ritenuto opportuno riconfermare, ma anche le altre detrazioni fiscali in atto, così necessarie per favorire gli interventi di efficientamento energetico e di transizione alle rinnovabili”.

Ma eliminare “una delle poche possibilità per dare respiro alle imprese che hanno milioni di credito da cedere, dimostra che la gravità del problema non è ancora stata compresa. In questo contesto bisogna dimenticarsi di colori politici, promesse e propagande, ma porre l’attenzione sulle migliaia di imprese italiane che hanno lavorato onestamente e che rischiano di dover chiudere perché non viene data loro alcuna alternativa: se tutte le possibili soluzioni vengono scartate, se ne deve pur trovare almeno una che tuteli chi ha portato avanti il proprio lavoro in modo corretto e professionale”.

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“Il mio pensiero va ai tantissimi professionisti e imprenditori onesti che sono stati traditi da un decreto-legge disastroso. Ai lavoratori che hanno investito fidandosi dello Stato. Alle tantissime famiglie a basso reddito che hanno perso la loro unica chance per riqualificare la propria casa, che faticheranno a pagare le bollette e continueranno a vivere in case insicure, energivore, insalubri, mentre l’Europa va nella direzione opposta. La stessa Europa che ormai ci ha relegato in seconda classe, il posto che meritiamo”. Così Alessandro De Biasio, amministratore delegato di Gabetti Lab, leader del mercato della rigenerazione energetica di condomini e unità abitative.

Alessandro De Biasio, ad di Gabetti Lab

“Ciò che fa più male è decidere di vietare agli enti locali e alle altre PA di acquistare i crediti incagliati. Significa condannare alla chiusura decine di migliaia di imprese, mandare sul lastrico migliaia di famiglie e far perdere il lavoro a centinaia di migliaia di persone occupate nel settore. Si è cancellata la possibilità di veder risolto il problema dei crediti incagliati. E per di più, lo si è fatto ai danni delle persone meno abbienti, visto che la cessione del credito consentiva che la misura fosse alla portata di tutti, indipendentemente dalle proprie capacità economiche” continua De Biasio.

Un provvedimento che ha permesso una crescita occupazionale dell’intero indotto e un +6,6% del Pil 2021, crescita tra le più alte in Europa. Non solo, tra gli altri fattori positivi vi sono da registrare la riduzione delle emissioni nocive nell’ambiente, l’abbassamento delle bollette delle utenze per chi riesce a completare i lavori. Ma soprattutto, commenta De Biasio “la riduzione di quella famosa evasione fiscale per cui il nostro Paese è stato più volte redarguito dai mercati internazionali e dalla Commissione Europea. Infatti, con lo sconto in fattura applicato al Superbonus ed anche ai bonus minori si elimina il lavoro nero e lo Stato recupera parte degli investimenti attraverso Iva e tassazione sui profitti delle imprese, professionisti e altri addetti dell’intero indotto”.

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“La situazione è drammatica, perché tutto quello che si è iniziato non si può portare a termine: 90 mila cantieri fermi e oltre 150 mila lavoratori bloccati” dice Francesco Burrelli, presidente di Anaci (associazione degli amministratori dei condomini): “La filiera immobiliare dovrà gestire una enorme quantità di contenziosi. E ai condomini popolari non si potrà certo chiedere di anticipare i soldi per i lavori. È così che si vuole favorire la riqualificazione edilizia che ci chiede l’Europa? Devono farsene carico anche gli incapienti?”.

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