Passo indietro della maggioranza sul decreto sviluppo. Ad annunciarlo è il relatore del provvedimento in Commissione Bilancio e Finanze della Camera, Maurizio Fugatti: una decisione che, di fatto, dà ragione a FAI e il WWF, i primi a denunciare la gravità di una simile iniziativa. Infatti, una volta concesso il diritto di superficie sulle spiagge – sottolineano le associazioni -, difficilmente si sarebbe potuti tornare indietro, con il rischio di consegnare il litorale in mano ai privati che avrebbero acquisito un diritto edificare in aree costiere demaniali sinora libere. «Bene che ci sia un ripensamento anche se ci auguriamo che la norma non rispunti tal quale in un altro provvedimento», commentano gli ambientalisti. FAI e WWF avevano sottolineato sin dall’inizio che le disposizioni contenute nei primi tre commi dell’art. 3 del Decreto Sviluppo andavano contro i principi della Direttiva comunitaria Bolkestein sul mercato interno e presentavano non pochi dubbi interpretativi: veniva costituito, per un lungo periodo di ben 20 anni (nell’ultima versione del decreto) mediante un provvedimento amministrativo, un diritto di superficie (diritto di matrice privatistica) su un bene demaniale (e quindi pubblico) qual è l’arenile, ponendo così non pochi problemi di coordinamento tra la disciplina pubblicistica e quella privatistica. In secondo luogo, il legislatore introducendo un diritto di superficie riconosceva un diritto di edificare su un bene demaniale in aree inedificate.