
Sulle orme di Smart Cities, Smart Forest è un software creato dall’italiana Trilogis che studia i territori boschivi per il turismo e la sostenibilità
Il processo di integrazione virtuosa tra ambiente naturale e progresso tecnologico prosegue in maniera incessante, grazie a università, laboratori di ricerca o semplici start-up che di tanto in tanto tirano fuori nuove idee e soluzioni. Una di queste – una delle ultime in ordine di tempo – è la Smart Forest.
Il tablet del bosco

Il “bosco intelligente” (dalla traduzione letterale del suo nome) è più semplicemente un’app da scaricare su uno smartphone o un tablet. Da qui sarà possibile accedere ad una mappa delle foreste, per potersi meglio districare tra alberi e sentieri impervi, conoscere la posizione esatta di fiumiciattoli, ruscelli ed altre risorse naturali. L’obiettivo di questa novità tecnologico-informatica – che per certi aspetti ricalca l’idea della Smart Cities per potersi meglio orientare nei luoghi urbani – è di fatto duplice: per in verso, come già accennato, favorisce la presenza turistica, a piedi piuttosto che in bicicletta, di cercatori di funghi, studiosi di scienze naturali ed anche di archeologici presso alcuni siti di storica importanza; per altro verso, Smart Forest garantisce in maniera più peculiare la possibilità di monitorare i boschi, venire a conoscenza di situazioni di piccole frane, crepe e danni naturali di altro genere, entrare in contatto con ogni azienda autorizzata o meno che “interviene” sul territorio. Un monitoraggio a 360 gradi, dunque, che offre «una gestione automatizzata, un risparmio delle risorse e una valorizzazione dei tantissimi dati che provengono dai boschi».
Smart Forest, idea italiana, sviluppo trentino

La citazione deriva dai creatori di Smart Forest, Trilogis; non inganni il nome, siamo di fronte ad una solida azienda 100% italiana, che opera nel settore della sostenibilità ambientale dal 2006 e che sta ad indicare il sodalizio dei suoi tre soci, Gianni Rangoni, Nicola Giuliani e Massimo Barozzi.
Il progetto al momento è in una fase di sviluppo nel Trentino Alto Adige, più precisamente tra Rovereto e Trento, in un territorio che per l’80% circa non è urbanizzato e che, pertanto, è terreno fertile che si presta a questo genere di sperimentazioni. In collaborazione con il Consorzio dei Comuni Trentini, la Fondazione Edmund Mach (FEM) e la Fondazione Bruno Kessler (FBK), il software ha già raggiunto del buone performance e promette ulteriori migliorie con l’accesso ai dati che saranno forniti dai singoli Comuni; si potrà così verificare anche la presenza di volume del legno, della fauna, delle biomasse e di tutto il patrimonio forestale, in modo – se non di prevenire – quantomeno di riuscire intervenire al primo campanello d’allarme in caso deforestazione, calamità naturali, interventi selvaggi di matrice umana. Smart Forest è un ulteriore passo sulla strada delle geografia informatica, poiché è ormai assodato che per contribuire allo sviluppo e all’internazionalizzazione del territorio l’ambiente ha “bisogno” dell’applicazione (smart, è sempre bene sottolinearlo) dell’essere umano.