Un team internazionale di scienziati ha scoperto una nuova sorgente di raggi gamma nell’Universo. Alla scoperta ha collaborato anche Steven Shore, professore di astrofisica dell’Università di Pisa. I risultati sono stati pubblicati sull’ultimo numero di agosto della rivista Science.
I raggi gamma sono una radiazione fortemente energetica emessa durante alcuni dei fenomeni cosmici più violenti che si conoscano. Gli scienziati hanno osservato quattro novae, cioè brevi eruzioni stellari: dall’osservazione si è notato come anche questi eventi possono produrre raggi gamma. Per osservare questi eventi, è stato utilizzato il telescopio spaziale Fermi, lanciato in orbita dalla Nasa.
Il primo rilevamento (V407 Cygni, nella foto) è avvenuto nel marzo 2010. L’esplosione proveniva da un raro tipo di sistema stellare in cui una nana bianca (una stella di piccole dimensioni, con una bassissima luminosità), interagiva con una gigante rossa, cioè una stella grande e fredda. Nel 2012 e nel 2013, il telescopio spaziale ha rilevato altre tre novae classiche, che si verificano in situazioni più comuni in cui una nana bianca interagisce con una stella simile al Sole.
«Prima delle osservazioni con il telescopio spaziale Fermi – ha spiegato Steven Shore – nessuno sospettava che queste esplosioni, per altro abbastanza comuni nell’Universo, fossero in grado di produrre raggi gamma di solito associati a ben più potenti esplosioni cosmiche».
L’ipotesi degli scienziati, relative all’emissione di raggi gamma, è che l’esplosione di una nova crei vari tipi di onde d’urto che si espandono nello spazio a velocità leggermente diverse. Le scosse più veloci potrebbero interagire con quelle lente, accelerando le particelle portandole a velocità prossime a quelle della luce: queste particelle, in ultima analisi, produrrebbero i raggi gamma.
Insieme a Steven Shore dell’Università di Pisa hanno partecipato allo studio anche C-C. Cheung (Naval Research Labs., Washington DC), Pierre Jean (Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie, Toulouse France) e ricercatori della sezione pisana dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Pisa.