
Si tratta del progetto MUSE. Attraverso soluzioni hi-tech, radar e sensori è possibile prevenire il pericolo delle voragini nelle città
Negli ultimi tempi, il rischio di voragini nelle città è diventato molto alto. In molte aree urbane le voragini hanno improvvisamente inghiottito strade, auto, parcheggi e parti di edifici, mettendo in serio pericolo anche l’incolumità dei cittadini. Ecco perché ENEA e INGV hanno realizzato un sistema che permette di prevenire il pericolo di voragini, frane e smottamenti, grazie ad un insieme di tecnologie avanzate, come radar, sensori innovativi, prospezioni geofisiche, in grado di analizzare il sottosuolo di infrastrutture stradali e parchi pubblici e di scoprire eventuali cavità fino a 3-4 metri al di sotto del piano stradale.

Si tratta del progetto MUSE (Multi-sensor Services), condotto da ENEA in collaborazione con INGV, Consorzio Hypatia, le aziende Superlectric, Ylichron, G-Matics, che nello specifico persegue la realizzazione di un protocollo di analisi delle aree urbane e delle sue anomalie geomorfologiche, mediante rilevazioni con satelliti, droni o velivoli e l’impiego delle più moderne tecniche geofisiche per l’indagine del primo sottosuolo come, per esempio, il georadar multifrequenza e la geoelettrica capacitiva.
«Grazie a queste tecnologie siamo in grado di effettuare una sorta di “ecografia” del sottosuolo che ci consente di studiarlo con diversi livelli di approfondimento per rilevare l’eventuale presenza di vuoti di diversa origine e sprofondamenti del suolo per emersioni di cavità sotterranee, i cosiddetti “camini di collasso”, precursori della formazione di vere e proprie voragini in superficie. Le tecnologie impiegate, supportate anche dall’analisi dei dati satellitari, vanno da approfondimenti strumentali in situ a indagini integrate di tipo indiretto», spiegano Vittorio Rosato e Stefano Urbini, coordinatori per ENEA e INGV delle attività del progetto.
«La formazione di voragini, spesso collegata ad anomalie elettriche ed elettromagnetiche del sottosuolo, è uno dei nuovi rischi per le nostre città, anche a causa degli intensi sviluppi urbanistici che nel secolo scorso hanno caratterizzato molti centri urbani – sottolinea Rosato, responsabile del Laboratorio analisi e protezione delle infrastrutture critiche dell’ENEA – Roma, ad esempio, è caso emblematico di struttura complessa del sottosuolo che richiede indagini e monitoraggi del territorio per verificare l’eventuale presenza di anomalie geofisiche imputabili all’emersione di cavità antropogeniche».

Su richiesta della Protezione Civile di Roma Capitale, con la quale è in atto una collaborazione pluriennale, le attività del progetto si stanno focalizzando sull’analisi del sottosuolo urbano per prevenire la formazione di nuovi sinkhole antropogenici causati dall’emersione di antiche cavità presenti nel sottosuolo (cave di pozzolana, tufi, sabbia, catacombe e ipogei, ecc.) o a seguito di guasti e rotture dei sottoservizi (rete fognaria e idrica).
Il progetto MUSE è uno dei 7 progetti del bando LAreospaZIO che mira ad accrescere le opportunità di sviluppo tecnologico delle imprese del settore aerospazio attraverso nuovi collegamenti con università e centri di ricerca pubblici e privati, con competenze scientifiche e tecnologiche rilevanti anche a livello internazionale. LAreospaZIO è condotto da ENEA nel ruolo di Organismo di Ricerca Cardine Mandatario, riunisce 15 partner ed è finanziato dalla Regione Lazio nel contesto del bando “Progetti Strategici” del 2019.