
La tragedia dell’hotel Rigopiano, due anni dopo. La valanga che provocò la morte di 29 persone, le inchieste, il ricordo e l’ennesimo appello del Consiglio dei geologi
Rigopiano, due anni dopo. Una valanga di neve e detriti. Ma anche di amarezza e rabbia. Di inchieste e silenzi. Con il pensiero rivolto a quel drammatico 18 gennaio 2017, quando un hotel di Farindola, in provincia di Pescara, divenne il simbolo di una tragedia. Una valanga che si stacca dal Monte Siella travolge l’albergo e provoca 29 vittime.
Due anni dopo, è ancora tempo di ricordare. E in occasione del secondo anniversario dalla tragedia più grave causata da una slavina in Italia dal 1916, e dopo gli ultimi due terremoti che hanno interessato il nostro Paese – rispettivamente l’evento sismico sull’Etna, in Sicilia, lo scorso 26 dicembre e per ultimo, il sisma del 15 gennaio a Ravenna ,- il Consiglio Nazionale dei Geologi rimarca la necessità di imprimere nella mente di ciascuno di noi quanto l’Italia sia una nazione fragile per la presenza di tutti i tipi di georischi: sismico, vulcanico e idrogeologico.
I georischi del territorio
“È fondamentale – commenta Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – affidarsi ai professionisti per conoscere il territorio in cui viviamo e proprio per le caratteristiche del nostro Paese, la figura del geologo dovrebbe rivestire sempre un ruolo centrale nel governo del territorio”. Per evitare altre tragedie come quella slavina che sconvolse la comunità abruzzese e l’Italia intera. “Intanto accogliamo con favore la notizia dell’approvazione dello schema di direttiva sul sistema di allertamento nazionale e regionale e per la pianificazione di protezione civile territoriale sul tema del rischio di valanghe”.
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Rigopiano: ascoltare gli esperti prima delle tragedie
A distanza di due anni da quel 18 gennaio 2017, anche Domenico Angelone, tesoriere del CNG, ribadisce l’esigenza per la popolazione di imparare a convivere con i terremoti, con le alluvioni e con le frane. “Da anni portiamo avanti un’importante campagna di sensibilizzazione e di informazione sia nei confronti degli adulti sia verso i più piccoli per diffondere la cultura del rischio e della prevenzione, per insegnare quali sono i corretti comportamenti da adottare in caso di emergenza, ma anche per inculcare e stimolare una maggiore coscienza geologica, volta al rispetto del territorio e ad uno sviluppo davvero sostenibile. La prevenzione – conclude – deve essere accompagnata da un’adeguata pianificazione territoriale, mettendo in sicurezza le nostre case, le nostre scuole e i nostri luoghi di lavoro”.
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Le cerimonie e il governo
Intanto, sono in programma anche cerimonie per ricordare le 29 vittime della tragedia di Rigopiano. Ci saranno anche i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, venerdì 18 gennaio, alle ore 10.00 presso il totem dell’Hotel Rigopiano. Successivamente parteciperanno, nella Chiesa Madre di San Nicola di Bari, a Farindola, alla messa in memoria delle vittime della slavina che colpì due anni fa il comune.
E nell’incontro con i parenti delle vittime, potranno anche parlare del pacchetto di 4 emendamenti del governo al decreto Semplificazioni, all’esame delle commissioni Affari costituzionali e lavori pubblici del Senato, tra i quali c’è la proposta dello stanziamento di 10 milioni ai familiari delle vittime e ai superstiti del “disastro di Rigopiano”.
Rigopiano: l’inchiesta
Ma i parenti delle vittime vogliono, prima di tutto, la verità. A fine novembre scorso, la Procura di Pescara ha chiuso l’inchiesta su Rigopiano. Ci sono 25 indagati, accusati, a vario titolo, di disastro colposo, lesioni plurime colposo, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione di atti d’ufficio, abuso di atti d’ufficio.
Per la Procura furono negligenza, imperizia e imprudenza, a tutti i livelli istituzionali, a causare la tragedia.

Sono chiamate in causa Regione Abruzzo, Prefettura, Provincia di Pescara, Comune di Farindola. Tra gli indagati figurano l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e alcuni dirigenti della Regione.
C’è poi un’inchiesta bis, nella quale si ipotizzano i reati di frode in processo penale e depistaggio a carico di sette persone, che all’epoca dei fatti lavoravano in Prefettura. Tra loro, anche la funzionaria che nella telefonata del ristoratore Quintino Marcella, pronunciò l’ormai tristemente nota frase: “La madre degli imbecilli è sempre incinta”. Non fu l’unica a sottovalutare quanto stava accadendo. Un’amara verità per parenti e amici di quelle vite spezzate, che potevano essere salvate.