
Al momento ci sono delle perplessità sulla gestione, ma siamo ancora nella fase iniziale, intanto dal MiTE arrivano 2,5 miliardi. Soddisfazione dalla senatrice Patty L’Abbate

A distanza di 24 ore dal primo accordo di programma regionale sulla gestione dei rifiuti in agricoltura, la Regione Puglia si avvia ad un nuovo sistema di differenziata dedicato esclusivamente al settore agricolo che, come ogni cosa, ha i suoi pro e i suoi contro. Innanzitutto, il sistema è stato accettato e controfirmato, alla presenza degli assessori regionali all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, e all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, del direttore di Ager Puglia, Gianfranco Grandaliano, e del presidente della IV Commissione del Consiglio regionale, Francesco Paolicelli, da diverse associazioni di settore come Consorzio PolieCo, Coldiretti Puglia, Confagricoltura Puglia, CIA Puglia, COPAGRI Puglia, Confcooperative, Legacoop, UEcoop, UCI Puglia, UNCI, Liberi Agricoltori, AGCI, UGL e AGER. Con questo accordo le procedure per la raccolta e lo smaltimento degli scarti agricoli e della plastica dovrebbero essere, a detta della Regione, semplificate, in quanto saranno organizzati servizi dedicati al settore per il conferimento dei rifiuti.

Ma è lecito porsi qualche domanda: gli scarti agricoli ora vengono raccolti dalle aziende che prestano già il servizio in città. Inoltre, in campagna non avviene la raccolta dell’organico perché con il kit dedicato viene realizzato il compost, utilissimo come concime. Gli scarti alimentari vengono utilizzati anche come cibo per chi ha gli animali. Allora, quanto incide sui costi di gestione e di conferimento la raccolta di rifiuti nelle aziende agricole e in campagna? Se riuscissimo a conoscere l’incidenza di ogni agricoltore su tutto il sistema della differenziata in ogni città pugliese, si potrebbe comprendere meglio il programma regionale firmato e la reale necessità.
L’altra domanda che sorge è: chi deve pagare questi servizi? Ovviamente, gli agricoltori, per logica. E quanto pesano sulle tasche degli agricoltori questi nuovi servizi? Ma in campagna c’è chi ci abita tutto l’anno e chi solo l’estate, chi lavora soltanto ma anche chi vive e lavora. I rifiuti, in questi casi, come verranno gestiti? Due conferimenti separati o è un unico conferimento? RSU o servizio raccolta rifiuto agricolo dedicato?
Ultima domanda: ma se è stato firmato l’accordo per la gestione dei rifiuti in agricoltura, le isole ecologiche e i centri di raccolta comunale in campagna hanno ancora senso di esistere? Oppure servono solo a chi risiede ma non lavora la terra? E come si può evitare che i Rifiuti Solidi Urbani finiscano nel sistema di raccolta dedicata, e viceversa?
Al momento tutto questo non è chiaro. Dobbiamo attendere che l’iter burocratico e i successivi provvedimenti dei tecnici e della politica facciano il loro corso. Solo allora si potrà comprendere l’effettiva utilità o inutilità del programma regionale sulla gestione dei rifiuti in agricoltura.
Intanto, la senatrice Patty L’Abbate fa sapere che sono stati pubblicati dal MiTE i primi decreti del PNRR (Missione 2) sull’economia circolare, con oltre 2,5 miliardi, per il recupero dei rifiuti e la difesa del territorio.
«Due misure strategiche per rendere operativa, da subito, una vera transizione ecologica che mette al centro economia circolare, difesa del territorio e gestione delle emergenze – spiega senatrice e capogruppo M5S in Commissione Ambiente, Patty L’Abbate – Si tratta di risorse importanti per progetti su raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative “flagship” per le filiere di carta e cartone, plastiche, RAEE e tessili. Un miliardo e mezzo è rivolto agli Egato (Enti di Governo d’Ambito Territoriale Ottimale), di cui ben il 60% sarà destinato a interventi da realizzarsi prioritariamente nelle regioni del Centro e del Sud Italia. Risorse per ammodernare gli impianti, meccanizzare la raccolta differenziata, per realizzare nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale, di fanghi di acque reflue, di rifiuti di pelletteria o tessili. Altri 600 milioni di euro sono invece rivolti alle imprese che operano nel settore del riciclo dei RAEE, di carta, cartone, plastica e plastica recuperata in mare.
Il secondo decreto – aggiunge L’Abbate – stanzia invece 500 milioni per il sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione. Una misura per dotare il Paese di strumenti di monitoraggio e prevenzione tecnologicamente avanzati a difesa del territorio e delle infrastrutture, evitando ad esempio reati ambientali come il conferimento illecito di rifiuti, gli incendi e ottimizzando al tempo stesso la gestione delle emergenze. Insomma – conclude la capogruppo M5S in commissione Ambiente – buone pratiche, non più rinviabili, per dare la giusta svolta a uno dei settori sui quali l’Europa e la comunità internazionale ci chiedono risposte per salvare il pianeta e il clima. L’auspicio è che tutti i soggetti interessati possano presentare progetti di qualità per spendere subito e bene le risorse, specie nelle regioni del Sud».