Ricci sequestrati al molo San Nicola di Bari

Sono state scoperte dalla Polizia Locale 7 casse immerse nelle acque stagnanti e inquinate del porticciolo pronte per la vendita

 

Continua la pesca indiscriminata di ricci di mare nel barese, mettendo così a dura prova persino la sopravvivenza della specie e la sussistenza dell’ecosistema marino.

Durante alcuni controlli, gli agenti della Polizia Locale di Bari, hanno sequestrato la scorsa notte ben 7 casse di ricci di mare, circa 1100 pezzi, che si trovavano “a mollo” nelle acque del molo San Nicola.

Ovviamente, non c’era alcuna indicazione di provenienza, tracciabilità e salubrità del prodotto che, ancora, vivo, è stato poi subito dopo rigettato nelle acque antistanti il lungomare di Bari.

È evidente che erano stati raccolti e tenuti in mare da qualcuno per essere pronti l’indomani per la vendita abusiva, probabilmente su qualche bancone ambulante o a qualche struttura di ristorazione compiacente.

Inoltre, come si sa, nelle acque del porto, e nel molo di San Nicola in questo caso particolare, vige il divieto di prelievo e utilizzo dell’acqua, anche perché essendo uno scalo di alaggio, le acque sono movimentate per le operazioni marittime e possono essere molto inquinate dalle attività umane.

Al dettaglio, il costo di ogni singolo riccio attualmente oscilla tra 1,50 euro e 2,50 euro. Il pescatore e venditore così avrebbe incassato una bella cifra in qualche ora di lavoro, esentasse.

Una pesca, quella del riccio di mare, che ha negli anni impoverito le coste baresi minando l’ecosistema e la qualità dell’acqua. I ricci prima si trovavano sotto costa, perfino a riva, ma adesso si trovano a profondità elevate, in mare aperto. In molti casi, ci sono squadre di baresi o della BAT che si spostano in altre zone d’Italia per pescare in maniera illecita i ricci, con attrezzature da sub, rigorosamente vietate. Nel Lazio è in corso una campagna contro la pesca abusiva del riccio da parte della Guardia di Finanza; ci sono operazioni anche della Guardia Costiera e delle Fiamme Gialle nelle Isole Tremiti, in Sicilia e a Taranto.

La normativa D.M. del 12 gennaio 2015 parla chiaro: “È consentita la pesca professionale del riccio di mare con la sola utilizzazione di asta a specchio e rastrello; i pescatori subacquei professionali possono effettuare la pesca in immersione e solo manualmente; la pesca è consentita ai pescatori sportivi in apnea solo manualmente; il pescatore professionale non può catturare giornalmente più di mille esemplari; il pescatore sportivo non può catturare giornalmente più di cinquanta esemplari; la taglia minima di cattura del riccio di mare non può essere inferiore a 7 centimetri di diametro totale compresi gli aculei; la pesca professionale e sportiva del riccio di mare è vietata nei mesi di maggio e giugno; chiunque violi le disposizioni del presente decreto è punito ai sensi degli articoli 15, lettera a), e 26 della legge 14 luglio 1965, n. 963.”.

Poche e semplici regole che si possono rispettare, anche facilmente per il bene del mare e di tutti noi.

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