Ricci di mare, stop alla pesca dal 5 maggio

Ricci -
Dal 5 maggio vietata la pesca dei ricci di mare sui fondali pugliesi (Foto Pixabay)

In vigore da domani la legge sul fermo pesca dei ricci di mare per tre anni. Pagliaro (MRS): “Si chiude così il cerchio di un iter complesso, partito dalla mia proposta di legge condivisa con pescatori, ricercatori e ambientalisti, ben accolta da tutti coloro che amano il mare e la natura, e sottoscritta dal presidente Emiliano e da 49 consiglieri regionali”. Ma non mancano i problemi

 

Vietato pescare i ricci nei nostri mari dal 5 maggio e per tre anni,  per consentire il ripopolamento dei fondali a rischio desertificazione a causa del prelievo massiccio degli ultimi anni. Questo il senso della legge proposta dal consigliere regionale Paolo Pagliaro e approvata lo scorso 28 marzo. Soddisfatto per l’entrata in vigore del provvedimento il suo relatore:  “Non basta il periodo di fermo biologico nei mesi di maggio e giugno – spiega Pagliaro -, serve uno stop di tre anni per lasciare ai ricci tempo e modo per riprodursi. Da alimento per pochi, il riccio di mare è diventato una moda gastronomica sempre più diffusa, alimentando un mercato ormai fuori controllo. Per un solo piatto di spaghetti con ricci di mare ne servono almeno 25 esemplari, e non è stata più rispettata neppure la taglia minima consentita per il prelievo: sette centimetri di diametro. Già due anni fa è stato pubblicato uno studio scientifico dell’Istituto di Ricerca Oceanografica di Israele, da cui è emerso che, se cinquant’anni fa si potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi se ne trovano  pochissimi, a volte zero”.

Ricci sulle nostre tavole, comunque

Il consigliere regionale Paolo Pagliaro

La legge non vieta comunque di commercializzare ricci di provenienza extra regionale, e che provengono soprattutto da Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia, Albania e la polpa perfino dal Cile. Ricci che comunque già sono presenti da tempo in Puglia e che potranno continuare ad essere consumati, purché sia chiara e certificata la loro origine d’importazione. A vigilare sarà la Guardia costiera, che non da oggi assicura massimo impegno sul fronte di controlli e sanzioni, come mostrano le numerose azioni contro pescatori illegali (l’ultima lo scorso marzo ha portato al sequestro di 5mila ricci) o che si andavano a rifornire sulle coste del mare Tirreno. A questo proposito Pagliaro chiede che la Giunta regionale si attivi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, definendo sanzioni più stringenti ed efficaci per i trasgressori.

Ristori ai pescatori pugliesi, ci saranno?

Pagliaro però chiede anche che la Regione Puglia stanzi subito le risorse promesse per i ristori ai pescatori autorizzati nel triennio di stop, per il monitoraggio scientifico durante il fermo pesca e per la campagna di sensibilizzazione sull’importanza del rispetto di questa legge. “Sia il presidente Emiliano che l’assessore Pentassuglia hanno dichiarato pubblicamente il proprio impegno a reperire e stanziare nell’immediato i fondi necessari, anche attingendo al Feamp, e sono certo che manterranno quest’impegno, che ho voluto cristallizzare in una mozione che sarà discussa in Consiglio regionale nella prossima seduta utile. Mi aspetto ora atti concreti, consequenziali alle dichiarazioni fatte”, continua Pagliaro. Pronta la risposta del Presidente Emiliano (“Cercheremo ovviamente di attutire il danno, anche se lo stiamo facendo per consentirgli di avere un futuro”) e di Donato Pentassuglia, Assessore Agricoltura e Pesca («Adesso serve la firma da parte del ministro del decreto delle risorse FEAMPA, perché quello ufficializza le risorse. Da lì la procedura dei bandi, perché nella legalità dobbiamo rispettare coloro i quali devono fermarsi per la legge regionale che è stata approvata dal Consiglio”).

Ricci spazzini del mare

Una delle operazioni della Guardia Costiera che ha portato al sequestro di ingenti quantità di ricci pescati illegalmente

I ricci svolgono un  ruolo ecologico chiave negli ecosistemi marini costieri. Come erbivori, i ricci di mare controllano l’abbondanza delle popolazioni di macro-alghe di cui si nutrono; quindi, se diminuiscono i ricci, aumentano le alghe sui fondali e viceversa, con alterazione della struttura delle comunità dei fondali marini costieri. Il controllo avviene anche sulle specie da cui vengono predate, molte commerciali, come sparidi, saraghi, donzelle, che si cibano di ricci di dimensioni intermedie (2-4 cm di diametro). La legge rappresenta dunque un provvedimento utile anche per il ripopolamento di tutti i pesci, anch’essi in via d’estinzione nel nostro mare. La pesca intensiva dei ricci di mare può determinare anche la riduzione del pesce costiero che se ne ciba. Nelle aree dove la raccolta dei ricci di mare è massiccia, come la nostra, la rimozione degli esemplari più grandi che sono i riproduttori principali, può portare al collasso degli stock ittici.

“A fronte di un sacrificio di tre anni, vogliamo restituire speranza di vita a questa specie in estinzione, ma serve il contributo e l’impegno di tutti – conclude Pagliaro -. Quindi, come raccomandano gli ambientalisti, se al ristorante ci proporranno un piatto di ricci di mare, rispondiamo «No, grazie», o chiediamo garanzie sulla provenienza extra regionale. E denunciamo chi non rispetta una legge che speriamo diventi modello anche per altre regioni, per ridare vita non soltanto ai ricci di mare ma all’intero ecosistema marino”.

In allegato il testo di legge pubblicato sul BURP del 20 aprile.

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