Referendum sulle trivelle: meno 3

Domenica 17 aprile c’è il Referendum sulle trivelle. Si vota in TUTTA ITALIA dalle 7.00 alle 23.00. Il suggerimento è di andare a votare presto perché le prime proiezioni sull’affluenza alle urne sono rese pubbliche alle 12.00. È noto che questo dato condiziona l’affluenza complessiva. Una percentuale elevata influisce sul raggiungimento del quorum, cioè la partecipazione del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto.

Per conoscere a fondo la situazione d’oggi, l’Associazione di Volontariato Obiettivo Studenti, ha organizzato una conferenza dal titolo “Referendum Trivelle: E TU COSA FARAI?”. Il referendum – abrogativo, unica forma di democrazia diretta affidata alle intenzioni del popolo – sulla questione delle trivelle affronta il problema della tutela dell’ambiente. Un dilemma che riguarda il lavoro, la società e la giustizia. “Dunque, è realizzabile un’armonia e un’unità tra i vari ambiti?”.

A questo interrogativo cercheranno di fare chiarezza tre rappresentanti di diverse realtà sociali del territorio pugliese: Dino Borri, docente di pianificazione del territorio presso il politecnico di Bari e presidente del fondo ambiente, Giorgio Assennato, docente di medicina del lavoro presso Uniba ed ex direttore esecutivo dell’ ARPA Puglia, Sua Eccellenza Mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto.

Per BioEcoGeo, testata giornalistica di attualità ambientale, “l’importanza di questo Referendum è il valore simbolico che porta con sé e che permette ai cittadini di affermare quale Paese vogliono per il loro futuro e da che cosa, eventualmente, vogliono allontanarsi”. E perché si vada a votare sapendo esattamente di cosa si tratta, ha realizzato una infografica che “faccia chiarezza e breccia nel cuore degli indecisi e dei disinteressati”.

Anche noi di Ambient&Ambienti daremo il nostro contributo fino al momento del voto.

Il terzo periodo del comma 17 dell’articolo 6 del Codice dell’Ambiente consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane fino all’esaurimento del giacimento, senza limiti di tempo.

Nove Regioni: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise, che per la prima volta nella storia d’Italia hanno promosso il referendum, reclamano, invece, l’abrogazione della suddetta norma. Quindi, con la consultazione popolare, si chiede agli italiani di votare “SI” perché sia fermata l’attività dei giacimenti all’interno delle acque territoriali italiane, anche se c’è ancora gas o petrolio, quando scadranno le concessioni le quali, allo stato attuale, hanno una durata di trent’anni, con la possibilità di prorogarle ancora di dieci e poi di altri cinque anni.

NO alle trivelle - Conferenza Regioni
La Conferenza delle Regioni

Tuttavia, se passa il “SI”, comunque la ricerca e l’estrazione degli idrocarburi potrà continuare sia oltre le 12 miglia, in mare, sia sulla terraferma.
Sono per il “SI” tutte le maggiori organizzazioni ambientaliste come Legambiente, Greenpeace, WWF, il Coordinamento nazionale “No Triv”.

Votando “NO”, oppure con il mancato raggiungimento del quorum, non andando a votare, si manifesta la volontà di mantenere la suddetta normativa. Si oppongono al referendum soprattutto soggetti del mondo delle imprese.

Le ragioni del “SI” sono state ribadite nel corso della conferenza stampa di chiusura della campagna referendaria dai rappresentanti delle nove Regioni i quali, soprattutto, sostengono che «andare a votare è un dovere. Andare a votare non può essere mai pretestuoso. Bisogna andare a votare presto perché tutti quelli che si sentono scoraggiati devono sentirsi responsabili e devono uscire di casa, se sostengono le nostre idee e devono andare a votare», ha risposto il governatore della Puglia Michele Emiliano al TG3 Rai.

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