
Sono passati 24 anni dal referendum che decretò la fine del nucleare in Italia come fonte energetica. Nel 1987 ha votato il 65% degli italiani, e l’80% si espresse per la sua abrogazione. Ma l’Italia è davvero libera dal nucleare?
Per nulla se è vero che restano da bonificare le centrali nucleari attive fino al 1987, che ci sono depositi di scorie in giro per il Paese anche nei pressi di falde acquifere, che contro persino il trattato internazionale di non proliferazione, ospitiamo testate nucleari americane (vedi la mappa sotto, clicca qui per leggere l’elenco delle basi USA in Italia) e che nel Mediterraneo restano inabissate decine di navi cariche di rifiuti radioattivi (Clicca qui peel leggere l’interpellanza parlamentare presentata alla Camera dall’onorevole Zazzera).
Quindi l’Italia non è libera dal nucleare e nulla ha fatto per liberarsene, anzi le bombe radioattive sono disseminate in varie parti del Paese pronte a esplodere, sprigionando tutto il loro carico di morte come decine di Fukushima.
Le centrali nucleari dismesse sono bombe nucleari a cielo aperto, incustodite, senza un minimo di sicurezza. Oltre ai quattro reattori di Caorso ci sono le centrali nucleari di Latina, Garigliano di Sessa Aurunca e di Saluggia.
L’Italia è disseminata di centri depositi di scorie a Campoverde, a Legnano, a Trino Vercellese, a Rotondella, a Pavia, a Milano, a Montecuccolino, a Pisa, alla Casaccia di Roma e presso gli impianti di ISPRA. (Clicca qui per leggere l’interrogazione parlamentare presentata alla Camera dall’onorevole Zazzera, relativa all’installazione di alcune centrali nucleari in Italia e tra queste una nella zona di Ostuni, in Puglia)
Sul nostro territorio abbiamo accumulato circa 235 tonnellate di scorie pericolose classificate di III livello, il cui volume è del 5% ma che contengono il 90% della radioattività. L’agenzia atomica di Vienna per le score di II livello che rappresentano il 90% del volume e sono dotate di un tasso di radioattività del 10%, suggerisce di costruire depositi di superficie vincolati per tre secoli, mentre per le scorie pericolose di III categoria non è stata data ad oggi ancora alcuna valutazione.
Buona parte di queste scorie si trova collocata vicino a falde di acqua con rischi di contaminazione ambientale, forti. Secondo Greenpeace la conservazione delle scorie nucleari in Italia è totalmente fuori controllo, mentre le scorie liquide contenute negli ottanta bidoni presenti a Saluggia, in provincia di Vercelli, non sono state ancora solidificate.
A Saluggia si trova il primo reattore nucleare italiano costruito nel 1979 e successivamente trasformato in centro deposito scorie. Vicino alla centrale nucleare di Saluggia si trova anche il Centro Eurex dove si conservano barre sciolte di uranio ad altissimo livello di radioattività. Sempre Greenpeace ha segnalato che proprio in questi centri di conservazione delle scorie nucleari si sono verificate perdite di liquido radioattivo che, penetrando nella falda acquifera, hanno inquinato l’acqua che serve gli oltre 200 comuni di Torino, Asti e Vercelli.
A trattare le scorie radioattive è la Sogin Spa, società controllata dal Ministero dell’Economia, che ha il compito di sorvegliare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi degli impianti nucleari italiani spenti dopo il referendum del 1987. La Sogin spa è rimasta coinvolta in una delicatissima inchiesta giudiziaria archiviata “Nucleare Connection”, in cui nel centro ITREC di Rotondella sarebbe stato trattato plutonio destinato illegalmente all’Iraq di Saddam Hussein.
Ma l’Italia ospita ancora decine di testate nucleari che secondo il Pentagono distruggerebbero all’istante e completamente un’area equivalente alla metà della superficie geografica italiana, con un impatto distruttivo avvertibile in un’area equivalente a 10 volte le dimensioni della penisola. Sempre secondo fonti del Pentagono le atomiche schierate ancora nel nostro paese di proprietà degli Stati Uniti d’America hanno una potenza distruttiva pari a 900 volte l’effetto prodotto sulle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki e il Presidente americano potrà utilizzarle in qualsiasi momento senza il permesso dell’Italia. La cosa ha fatto dire persino all’ex Presidente della Commissione Difesa della camera, Falco Accame, che l’Italia è un Paese a sovranità limitata.
L’Italia quindi è un Paese ancora dipendente, fortemente dipendente dal nucleare nonostante la volontà popolare dei cittadini espressa nel 1987. Chernobyl prima e Fukushima dopo devono convincere che l’uomo non è in grado di governare l’energia nucleare, la sua potenza distruttiva, la sua azione inquinante nonostante il progresso e la ricerca. Il nucleare non risolve la crisi energetica, perché passeremmo da una fonte esauribile come il petrolio ad un’altra fonte esauribile come l’uranio. E il gioco non vale la candela, non vale di fronte alle morti da radioattività, ai rischi d’incidente, alla contaminazione dei territori, alla salute dei cittadini. L’energia prodotta dal nucleare quindi è sporca e carica di morte.
Noi dell’IDV abbiamo raccolto 2 milioni di firme di cittadini che hanno chiesto un referendum popolare per abrogare la legge di questo Governo sul riavvio del nucleare. Quelle firme le abbiamo raccolte ben prima di Fukushima e non sono un semplice no al nucleare ma una proposta per un nuovo modello di sviluppo energetico del Paese, per le fonti rinnovabili e pulite, per il fotovoltaico e l’eolico regolamentato, per il geotermico e l’idrogeno.
Il Governo con una truffa legislativa, che non cancella il nucleare ma rimanda a tempi migliori, impedisce a milioni di italiani di esprimersi sullo sviluppo energetico del Paese, vuole impedire lo svolgimento di una consultazione popolare e democratica cancellando le prerogative costituzionali. Per questo il 12 e il 13 giugno quando i referendum si faranno e si farà anche il referendum sul nucleare, dobbiamo recarci in massa a votare per liberare il Paese dalla morte del nucleare e restituirlo alla vita.
Pierfelice Zazzera
(testo raccolto da Gianni Avvantaggiato)