Recupero archeologico nel mare di Trani

Recuperata a tre miglia dal porto di Trani un’ancora che risale probabilmente al XIII secolo. Il reperto potrebbe appartenere ad una imbarcazione (galea o dromone) della Serenissima, che giungeva in Puglia da Venezia per prelevare l’olio delle luminarie.

La barca potrebbe essere affondata a seguito di una battaglia contro i saraceni. L’ancora ritrovata, infatti, è detta della salvezza: a causa delle sue importanti dimensioni (diversi quintali di peso e 5 metri di lunghezza) essa rappresentava l’estremo tentativo per evitare il naufragio. Data la vicinanza alla costa, quindi ad un comodo ricovero, si ritiene che l’ancora non sia stata calata a causa delle avverse condizioni del mare.

Il ritrovamento dell’ancora risale a quattro anni fa. Per evitare trafugamenti, la Procura di Trani aveva disposto il sequestro della zona di mare in cui giaceva il reperto. Le operazioni di recupero sono state finanziate da Umberto Papagno, sub e amministratore di Oceanus Orca, azienda specializzata nelle opere marittime.

L’ancora Papagno (prenderà per legge il nome del suo scopritore) è stata trasferita in una piscina appositamente costruita per le importanti operazioni di restauro. Il professor Vincenzo Caiulo, autorevole restauratore di beni culturali, presenterà il programma di recupero alla speciale sezione di Protezione di manufatti metallici di interesse archeologico e storico del ministero dei Beni culturali.

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