Reati ambientali. Puglia, smaltivano illecitamente rifiuti da almeno 30 anni. Arrestate 5 persone tra Lecce e Taranto – IL VIDEO

Nell’ Operazione “Amici Per La Pelle”  i Carabinieri del Noe di Lecce e della sezione di Polizia Giudiziaria Di Taranto scoprono un traffico di rifiuti smaltiti pari a 3mila tonnellate derivante dalla lavorazione di divani

 

All’alba di oggi, nelle province di Taranto, Brindisi, Matera e Bari, i militari del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Napoli  e della Sezione di Polizia Giudiziaria di Taranto, insieme ai colleghi delle Compagnie di Manduria (TA), Francavilla Fontana (BR), Castellaneta (TA) e Massafra (TA), hanno sgominato un traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti speciali e discarica abusiva. 5 le persone finite agli arresti domiciliari; 20 gli altri provvedimenti tra reali e patrimoniali, emessi dall’ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Lecce su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione per delinquere ed attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti speciali e discarica abusiva.

L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Lecce e dalla Procura di Taranto, costituisce l’esito di una complessa manovra investigativa, condotta dal Nucleo Operativo Ecologico di Lecce unitamente ai colleghi della Sezione di Polizia Giudiziaria, del capoluogo jonico, focalizzata sul fenomeno degli abbandoni di rifiuti speciali su terreni siti in agro tarantino.

L’operazione “Amici per la pelle”

Tutto parte nel luglio 2019, quando la Sezione di Vigilanza Ambientale – Regione Puglia – Nucleo di Taranto – trova casualmente rifiuti pericolosi costituiti da ritagli e cascami di lavorazioni della pelle, abbandonati su terreni siti in agro tarantino e in altre aree dello stesso territorio. Le successive attività investigative condotte dalla P.G. operante, permettevano di ipotizzare quali fossero le aziende produttrici dei rifiuti, tutte operanti nella produzione di divani e situate nelle aree industriali di Matera, Altamura e Gravina di Puglia. 

Le indagini si sono concentrate su un personaggio che poteva essere ritenuto a buon diritto  leader e fautore del traffico illecito di rifiuti da almeno 30 anni (come da conversazione telefonica intercettata dalla Polizia Giudiziaria). Sua sarebbe stata la promozione e l’organizzazione dell’associazione, sua ogni decisione in capo agli altri sodali. Lui infatti, tramite l’azienda individuale “Marpelle SNC”, si presentava alle società come titolare di un’azienda che avrebbe provveduto al recupero dei rifiuti speciali da loro prodotti, con un costo di smaltimento pari a 0,15 al kg. Lo stesso, dopo aver ritirato i rifiuti stoccati all’interno dei piazzali delle aziende, si faceva pagare in contanti o anche tramite bonifico emettendo a loro carico, in questo caso, fatture con causali false di pulizia del verde o dei piazzali così da consentire alle aziende di contabilizzare, si ritiene illecitamente, un costo sostenuto di fatto di gran lunga inferiore rispetto a ciò che avrebbero pagato smaltendo lecitamente (0,40 al kg).  Alla sua morte, il ruolo primario sarebbe stato assunto da altro indagato il quale, sebbene incensurato, si ritiene essere colui che reclutava la manovalanza ed al quale i lavoratori si rivolgevano per essere pagati.

Un sistema collaudato che durava da 30 anni

Grazie a controlli, pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali, foto e video, venivano individuati gli altri partecipanti al sodalizio criminale, immortalati mentre si scambiavano denaro, sversavano sui terreni o ammassavano i rifiuti in capannoni nelle loro disponibilità.

Circa 3mila tonnellate la quantità stimata di rifiuti bruciati, occultati in campagne e capannoni industriali e che avrebbe consentito agli indagati di guadagnare illecitamente fino a 550mila Euro. A fronte di un costo sostenuto  complessivamente stimato in circa 420mila euro, se le medesime quantità fossero state lecitamente smaltite, il costo stimato sarebbe stato di 1 milione e centocinquantamila euro circa.

L’operazione “Amici per la pelle” ha portato anche al sequestro di 5 capannoni industriali, 1 area agricola ove i rifiuti sarebbero stati illecitamente smaltiti, nonché 6 mezzi utilizzati per il trasporto degli stessi. Inoltre la DDA disponeva il sequestro di circa 100mila euro dai conti correnti delle ditte.

L’odierna operazione si inserisce nella forte e concreta risposta che l’Arma dei Carabinieri, attraverso i numerosi Reparti per la Tutela Ambientale, fornisce nel contrasto alla criminalità organizzata ambientale e alla repressione dei reati ambientali e del traffico di rifiuti su tutto il territorio nazionale e comunitario.

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