Quel po’ di natura (a rischio) nel PNRR

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L'area marina protetta di Torre Guaaceto è tra le destinatarie dei 100 milioni di euro previsti dalla Missione 2 del PNRR

Da Walter Rosito una serie di considerazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Poche risorse e non adeguatamente indirizzate alla ricostituzione di habitat naturali. Nel PNRR appena 830 milioni di euro destinati ad interventi per proteggere il patrimonio naturale e paesaggistico. E il decreto-legge “semplificazioni” appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale rischia di compromettere quel patrimonio

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) presentato dal Governo italiano alla Commissione europea per sbloccare i 209 miliardi di euro assegnati, non sembra particolarmente orientato alla protezione di natura e paesaggio. Tuttavia nella Missione 2 del Piano, quella relativa a “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del valore di circa 70 miliardi di euro, è presente la componente 4 “Tutela del territorio e della risorsa idrica” che prevede investimenti per circa 15 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni. In questa componente tre linee di investimento (Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano, Digitalizzazione dei parchi nazionali e Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini) sono quelle maggiormente attinenti alla protezione della natura.

E’ vera protezione della natura?

La prima è riservata principalmente alle 14 Città metropolitane (tra cui il capoluogo pugliese di regione, Bari) con una dotazione finanziaria di 330 milioni di euro, di cui il 10% per il 2021, a valere sulla parte a prestito del Recovery Fund europeo. Le azioni includono lo sviluppo di boschi urbani e periurbani (piantumazione di almeno 6,6 milioni di alberi, pari a 6.600 ettari di foreste urbane). Non c’è traccia del potenziamento delle funzioni ecologiche dei boschi periurbani esistenti e molti progetti (come la collina di 18 metri di altezza e 70 ettari di estensione che dovrebbe coprire il fascio di binari nel centro di Bari, progettata da Massimiliano Fuksas) ricevono già molte critiche da paesaggisti ed urbanisti.

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La mappatura degli habitat marini e costieri è prevista entro giugno 2024 (nella foto, i fondali delle isole Tremiti)

La seconda linea di investimento riguarda i 24 parchi nazionali e le 31 aree marine protette (in Puglia, per i primi, Gargano ed Alta Murgia e, per le seconde, Porto Cesareo, Torre Guaceto e Tremiti), con una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro di cui 82 di prestiti e 18 di sovvenzioni dal Recovery Fund europeo. Per il 2021 sono disponibili 9 milioni di euro. In questa linea di investimento gli interventi sono più specifici per la tutela: 1 – conservazione della natura (a cui sono destinati prestiti per 82 milioni di euro) per approfondire la conoscenza sulla coerenza, le caratteristiche e lo stato di conservazione degli habitat e delle specie sviluppando azioni di monitoraggio e valutazione permanente; 2 – servizi digitali ai visitatori (a cui sono destinate sovvenzioni per 14 milioni di euro) attraverso attività incentrate sulle risorse locali (natura, enogastronomia, artigianato, arte, cultura) e su educazione, informazione e sensibilizzazione sui temi del turismo sostenibile e del consumo critico di risorse; 3 – semplificazione amministrativa (a cui sono destinate sovvenzioni per 4 milioni di euro) per semplificare le procedure per i cittadini nei comuni delle aree protette e dare certezze di tempi e riscontri. Accanto a queste risorse vi sono quelle (poco più di 4,1 milioni di euro) già stanziate dal Ministero della Transizione Ecologica quali contributi agli enti di gestione di aree protette terrestri e marine, ora all’esame del Parlamento. È possibile, quindi, che la ripartizione finanziaria delle risorse del PNRR possa seguire i criteri stabiliti con il decreto contributi del MiTE.

Infine, al ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini sono destinati 400 milioni di euro di prestiti, di cui 8 nel 2021. Con queste risorse il PNRR «intende rafforzare il sistema nazionale di ricerca e osservazione degli ecosistemi marini e costieri, anche aumentando la disponibilità di navi da ricerca aggiornate (attualmente carenti), al fine di avere il 90% dei sistemi marini e costieri mappati e monitorati, e il 20% restaurati». Il piano complessivo sarà coordinato dal MiTE insieme all’ISPRA e dovrà sviluppare gli appalti pubblici per la mappatura degli habitat marini e costieri entro giugno 2024. È probabile che una parte delle risorse vada a finanziare l’attuazione del disegno di legge per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti in mare, il cosiddetto “marine litter”, approvato dalla Camera dei Deputati ed ora all’esame del Senato.

Sta di fatto che tutto questo vagone di soldi sarà accompagnato da norme (il decreto-legge “semplificazioni”) per la realizzazione delle strutture ed infrastrutture (soprattutto energetiche) che tolgono di mezzo molte tutele e creano scorciatoie per aggirarle anziché razionalizzare i processi amministrativi, avendo sempre come orizzonte la protezione, effettiva e non solo esclamata, della biodiversità e del paesaggio.

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