Prodotti biologici: sfatiamo i luoghi comuni

I prodotti biologici sono veramente genuini? La patologa vegetale Milvia De Miccolis ha sfatato alcuni luoghi comuni sul cibo biologico.

I prodotti biologici sembrano un mondo a parte. Nell’agricoltura sostenibile vengono presentati come “prodotti naturalmente genuini”, in quanto non sono trattati con prodotti chimici. La coltivazione e la produzione delle verdure biologiche avvengono attraverso tecniche che rispettano l’ambiente edi prodotti hanno la filiera corta o “a chilometro zero”. La resa, la quantità e la qualità in alcuni casi sono diverse. Spesso hanno un costo maggiore per il consumatore.

Questo è quanto ne sappiamo ufficialmente dei prodotti biologici, ma nel concreto, quali sono le reali differenze con i prodotti per la grande distribuzione?

Prodotti biologici: cosa dicono gli esperti

bio ricercatrice agraria
Dott.ssa Milvia De Miccolis Angelini, patologa vegetale e ricercatrice del Dipartimento Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari

La dott.ssa Milvia De Miccolis Angelini, patologa vegetale e ricercatrice del Dipartimento Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari, sulla genuinità dei prodotti biologici spiega che «l’agricoltura biologica è un regime di agricoltura codificato da un regolamento europeo, nr. 834 del 2007, che ha sostituito la vecchia normativa nr. 2092 del 1991 con cui è nata l’agricoltura biologica. Questo regolamento stabilisce il divieto in questo regime di utilizzo di sostanze chimiche di sintesi. Invece, la produzione di prodotti biologici viene realizzata con il ricorso a mezzi tecnici e sostanze tutte di origine naturali e che siano comunque quelle previste in allegati specifici di questo regolamento. Tutti i prodotti elencati in esso devono essere registrati».

Il cibo biologico è per tutti?

«Si tratta – spiega la dott.ssa De Miccolis Angelini – di un’agricoltura difficile da realizzare: infatti non è fattibile per tutte le colture ed in tutti gli ambienti, perché produrre il biologico significa mettere in conto una perdita di produzione oppure un raggiungimento di risultati da un punto di vista quantitativo e qualitativo non sempre paragonabili a quelli che si possono ottenere con un’agricoltura di tipo convenzionale». Ma allora, per quale motivo un agricoltore dovrebbe darsi all’agricoltura biologica se costa di più ed ha una resa minore? La risposta la dà ancora una volta l’intervistata.

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prodotti biologici«Da alcuni anni l’Italia è la prima produttrice di alcune colture biologiche come olive, ciliegie, cereali e frumento, mentre altre, tipo le ortive, sono difficilmente realizzabili in quel contesto. La scelta viene fatta da chi ha un senso di sostenibilità nei confronti dell’ambiente. Probabilmente in passato chi ha fatto biologico potrebbe averlo fatto perché c’erano incentivi e supporti economici. Chi continua a produrre ancora prodotti biologici, lo fa perché l’impatto sull’ambiente è nettamente ridotto. Il prodotto che si ottiene, però, non garantisce un livello qualitativo migliore per il consumatore, rispetto all’uso di sostanze e mezzi tecnici tradizionali».

Prodotti biologici: chi può coltivarli

Quali sono i requisiti che dovrebbe avere l’agricoltore oppure il terreno per poter fare il biologico?

«Dovrebbe essere un contesto produttivo che sia non ad alto rischio per problematiche legate sicuramente alle fitopatie. Dove ci sono avversità di qualunque natura che non consentono di produrre un prodotto redditizio per l’agricoltore, è inutile avviare la produzione di prodotti biologici».

Dott.ssa De Miccolis Angelini, lei si occupa di protezione delle colture e fa ricerca su funghi patogeni delle piante. Come vengono gestite le patologie delle colture bio?

«Agenti di controllo biologico o sostanze naturali non sono prive di efficacia. Ovviamente è molto più difficile il loro utilizzo, perché spesso è ancora troppo empirico, per cui non si sa bene come utilizzarli. I risultati però non sono sempre paragonabili a quelli di altri mezzi. Possono esserci risultati variabili nel tempo, in un anno risultati ottimi, in altri anni meno, quindi dipende molto dall’interazione e dall’influenza di diversi fattori, per cui è molto più difficile gestire da un punto di vista tecnico».

Le sostanze chimiche naturali fanno bene alle piante, ma non combattono tutte le patologie

«Sostanze classiche e sostanze chimiche di origine naturale, tipo il rame e lo zolfo, sono di grande aiuto per combattere alcune malattie. Però ci sono purtroppo alcune patologie che non si possono combattere con gli strumenti biologici. Comunque oggi la ricerca nel bio va avanti, realizzando nuovi agenti per il bio-controllo che possano curare malattie fino a ieri inguaribili. Sicuramente negli ultimi anni si sta aiutando molto l’agricoltore che investe nel biologico».

Allora, perché scegliere i prodotti biologici e perché scegliere l’agricoltura convenzionale?

«È una scelta. Chi sceglie il biologico sa che si rispetta maggiormente l’ambiente ed il prodotto ha un valore economico maggiore rispetto a quello convenzionale. In questo modo, l’agricoltore può recuperare anche un po’ le inevitabili perdite. Il consumatore che acquista il bio lo sa e lo accetta. Bisogna comunque chiarire che il prodotto che non deriva dall’agricoltura biologica, quindi da quella convenzionale, non è un prodotto a rischio sicurezza perché se rispetta tutti i parametri di legge e tutte le restrizioni previste anche dai grandi centri di distribuzione, che sono maggiori, sicuramente è un prodotto di ottima qualità. Paradossalmente, i prodotti bio, in quanto tali, potrebbero avere un residuo di elementi naturali ritenuti dannosi per l’organismo che i prodotti convenzionali non hanno perché trattati con sostanze chimiche sintetiche che devono rispettare determinati parametri di legge per essere distribuiti al cittadino».

 

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