Prevenzione sismica, in Puglia anno zero

Se dobbiamo parlare di prevenzione, sarebbe interessante  ricordare ai cittadini che in questo Paese, in cui c’è un gran “bisogno di geologia”, i Dipartimenti di Scienze della Terra stanno chiudendo e si costringono i centri di ricerca a lavorare al limite della sopravvivenza.
In Puglia oltre l’80 % del territorio non ha una cartografia geologica aggiornata, elemento fondamentale per gli opportuni studi di microzonazione sismica. Inoltre siamo una regione ancora senza un Servizio geologico regionale e con uffici tecnici sprovvisti di competenze professionali di tipo geologico.

Questa, in sintesi la garbata ma durissima analisi fatta da Salvatore Valletta, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia, in tema di prevenzione sismica. Ecco il suo intervento

«La Puglia, contrariamente a quanto in genere si pensa, è regione pericolosa dal punto di vista sismico non solo nelle sue zone nord (Gargano, Capitanata e Subappennino) ma anche nel resto del territorio. La prevenzione sismica non può prescindere da questa presa di coscienza e di consapevolezza.

mappa_orevenzione-sismicaI cataloghi sismici ufficiali nazionali permettono di rilevare che nel passato in Puglia vi sono stati decine di eventi gravi e alcuni addirittura catastrofici. Per questi ultimi si citano qui solo due casi emblematici, quello del 1627 che interessò la Puglia nord, con Magnitudo Richter 6.7 e con intensità Mercalli risentite fino all’undicesimo grado. Esso causò migliaia di vittime ed enormi danneggiamenti, radendo al suolo interi paesi, nelle zone settentrionali della regione. L’altro caso emblematico è quello del terremoto del 1743, con epicentro nel basso Ionio che causò molte vittime e grandi danneggiamenti nelle zone meridionali della regione, in particolare il Salento, con Magnitudo Richter 7.1 e con intensità Mercalli risentite localmente fino al nono grado. Di contro la classificazione sismica della nostra regione, pur considerando la radicale riclassificazione operata nel 2004, appare per alcuni versi sottostimata. In più va considerato che l’edificato pugliese è dal punto di vista sismico fortemente vulnerabile, poiché la gran parte di esso fu progettato e costruito nei decenni scorsi senza la dovuta attenzione alla pericolosità sismica locale.

Dopo il terremoto aquilano del 2009 l’articolo 11 del decreto legge n. 39 del 28 aprile 2009 ha previsto che siano finanziati interventi per la prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale e ha stanziato 965 milioni di euro in 7 anni (145,1 milioni per l’anno 2015 e 44 per il 2016). Si tratta del 3- 4% di quello che servirebbe per mettere in sicurezza antisismica il patrimonio edilizio nazionale, ma i finanziamenti sono destinati ad aree o edifici posti in zone caratterizzate da una accelerazione sismica massima (amax) durante i sismi, statisticamente stimata, “amax ? 0,125 g”, ovvero, sostanzialmente, zone sismiche 1, 2 e parte della 3, in tal modo escludendo dai benefici tutto il centro-sud della Puglia, che è classificata come zona con amax inferiore a tale valore.

Tali finanziamenti, sulla base del dettato di diverse e successive OPCM, sono destinati a vari scopi, come da tabella seguente:

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a)Studi di Microzonazione sismica
b)Interventi di riqualificazione sismica o ricostruzione di edifici pubblici di interesse strategico o critici per le conseguenze in caso di crollo
c)Interventi di riqualificazione sismica o ricostruzione di edifici privati
d)Altri interventi

 

Immaginare che l’intera Puglia centro meridionale continui ad essere esclusa da tali fonti di finanziamento non è più possibile.

In aggiunta vi è la problematica connessa ai piani comunali di protezione civile, che spesso sono redatti solo come adempimento burocratico ma non sono ben centrati localmente sul rischio simico. In più le popolazioni spesso poco sono informate ed educate sul comportamento da tenere in occasione di eventi sismici. Anche nelle zone della Puglia dove sono state attivate tali risorse, in particolare per la microzonazione sismica, si avverte la necessità di un supporto alle strutture regionali attive in tale settore (prevedendo una specifica struttura regionale di interesse geologico e sismico) per non rimanere indietro nell’opera di prevenzione sismica.

In tale settore bisogna dunque coinvolgere molto di più i Comuni che, coordinati al meglio dalla Regione, devono direttamente curare la gestione del rischio sismico, in ottica di reale prevenzione dello stesso. Tali prassi peraltro si stanno positivamente sviluppando in molte altre regioni italiane.

Sostanzialmente quindi si avverte in Puglia l’assenza di un SERVIZIO GEOLOGICO REGIONALE. Di un servizio quindi appositamente dedicato a gestire, in coordinamento con i Comuni, con le Autorità di bacino e con la Protezione Civile regionale tutti i diversi aspetti della prevenzione sismica (microzonazioni e riclassificazioni sismiche locali, loro immediato recepimento negli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, informazione ed educazione simica, adeguamento sismico dell’edificato e delle infrastrutture).

Un Servizio con forti funzioni tecniche, e non solo amministrative, in cui vi siano geologi, ingegneri ed altri tecnici esperti del settore che lavorino assiduamente al fine di proteggere realmente le popolazioni e il patrimonio da tale primario rischio geologico, sfruttando al meglio tutte le fonti di finanziamento nazionali e comunitarie potenzialmente utili a tale scopo».

Fonti cartografiche:

INGV-Database macrosismico Italiano DBMI11

M. Locati, R. Camassi e M. Stucchi (a cura di), 2011. DBMI11, la versione 2011 del Database Macrosismico Italiano. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11, DOI: 10.6092/INGV.IT-DBMI11

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