Presente e futuro del Parco nazionale dello Stelvio

Le cascate di Saent nel Parco Nazionale dello Stelvio

Il CAI – Club alpino italiano ha organizzato a Bormio la tavola rotonda Presente e futuro del Parco nazionale dello Stelvio. Sono state discusse e proposte soluzioni alle problematiche relative alla tripartizione della governance del Parco Nazionale dello Stelvio, inserita in una norma all’interno della Legge di Stabilità 2014.

Il CAI si è sempre detto contrario a dividere il governo dell’Area protetta tra le Province Autonome di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia: «Non si può consegnare questo futuro a un Parco storico, in nome della mancanza di fondi per gestirlo», ha dichiarato Erminio Quartiani, delegato per i rapporti con gli enti pubblici e per l’ambiente del CAI.

Durante la tavola rotonda, si è affermata la necessità di creare un vero coordinamento centrale del Parco dello Stelvio, nel rispetto delle diversità naturalistiche e culturali delle varie aree.

Un concetto fondamentale che il CAI vuole far arrivare ai decisori politici è che non si può far arretrare il Parco verso un rischio di prevalenza di interessi localistici, quando invece dovrebbe diventare un Parco europeo, vista anche la vicinanza con il Parco nazionale svizzero. Ci sono elementi che necessitano di un coordinamento unitario, come la tutela ambientale e la promozione di una nuova forma di turismo, lenta, destagionalizzata, rispettosa dell’ambiente e della cultura delle popolazioni che vivono in questi luoghi.

Un altro fattore di rilevante importanza per il CAI è che bisogna tenere presente che nel Parco dello Stelvio vivono migliaia di persone, non è un territorio disabitato. Di conseguenza nella sua gestione uno degli obiettivi principali è lo sviluppo sostenibile delle attività umane, per fare in modo che le persone continuino a vivere all’interno del Parco. «Vivere dentro un’Area protetta deve essere un valore aggiunto, un vantaggio e non un handicap. Senza contare che molte attività dell’uomo sono funzionali alla tutela ambientale, come l’agricoltura e le coltivazioni, che possono abbassare il livello di rischio idrogeologico». Come ha dichiarato l’antropologo e Past President del CAI Annibale Salsa, «dobbiamo tutelare il paesaggio, un paesaggio che preveda anche la presenza umana».

Per ovviare alla scarsità di fondi per gestire il Parco, è stato proposto il pagamento di un contributo per l’entrata nel Parco o eventualmente di un pedaggio per chi attraversa il Passo dello Stelvio e il Passo Gavia in auto, a piedi e in bicicletta, in modo da far sentire anche i frequentatori partecipi della tutela dell’Area protetta. Il ricavato sarebbe infatti da destinare esclusivamente alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla manutenzione dei sentieri del Parco.

Il presidente generale Umberto Martini ha concluso sostenendo che ora il CAI deve riuscire a fare in modo che nelle dovute sedi siano accolte queste istanze, perché «è necessario un nuovo modo rispettoso di frequentare la montagna, garantendo comunque la possibilità a chi vive in montagna di continuare a farlo, un fattore fondamentale per il futuro sia delle Terre alte che della pianura».

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