Legambiente ha presentato oggi a Bari, i dati pugliesi del rapporto Ecomafia 2015. Il fascicolo è stato mostrato alla stampa da Francesco Tarantini presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Ennio Cillo, magistrato della Procura della Repubblica di Lecce e Renato Nitti, magistrato della Procura della Repubblica di Bari, e dei rappresentanti delle forze dell’ordine.
«La Puglia conquista la vetta della poco edificante classifica delle illegalità ambientali in Italia, primato raggiunto scalzando quello storico della Campania – ha dichiarato Francesco Tarantini -. Una scalata ai vertici da parte della Puglia che si spiega con il capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (in particolare Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo Quadro promosso e finanziato dalla Regione e che si avvale delle competenze scientifiche di CNR e ARPA Puglia. Un lavoro di squadra che sta dando i suoi risultati (dal 2007 ad oggi sono state ben 3.154 le discariche sequestrate), dimostrando il valore di una buona pratica di sinergia nel contrasto ai crimini ambientali, reso peraltro necessario dal livello di aggressione, che si potrebbe estendere a livello nazionale».
Sono 4.499 infrazioni accertate nella nostra regione, pari al 15,4% di quelle accertate su tutto il territorio nazionale. Record anche per numero di persone denunciate, 4.159, e di sequestri effettuati, 2.469; 5 le persone arrestate. Nella classifica provinciale dell’illegalità ambientale nel 2014, Bari si piazza al primo posto con 2.519 infrazioni accertate, l’8,6% su scala nazionale, scavalcando Napoli. Segue nella classifica la provincia di Foggia con 802 infrazioni accertate.
Tra le inchieste più importanti portate e a segno lo scorso anno, c’è l’operazione Black Land, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, contro un traffico organizzato di rifiuti, eseguita dal NOE di Bari del Comando Carabinieri, dalla DIA di Bari e dal Comando Provinciale Carabinieri di Foggia. L’inchiesta si è concentrata soprattutto nell’area del Tavoliere e ha permesso di sgominare un’organizzazione criminale dedita al traffico di rifiuti illecito, su scala nazionale. 14 persone arrestate, fra cui imprenditori del foggiano e del napoletano. Migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non trattati, provenienti da impianti di compostaggio e di stoccaggio delle province di Salerno, Caserta e Avellino, sono state smaltite illecitamente in Puglia, in un’enorme voragine ricavata in un terreno agricolo di Ordona. Quanto al territorio salentino e della provincia di Taranto, il fenomeno dei tombamenti abusivi di rifiuti è finito sotto la lente del NOE di Lecce.
Il Corpo Forestale dello Stato, come gli anni precedenti è stata la forza di polizia che ha portato alla luce il maggior numero di infrazioni nel Paese e scoperti ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e non, tombati in diverse località. Come nella ex cava di Grottelline in agro di Spinazzola (BA); nel Torrente Picone, in agro di Sannicandro di Bari, un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e in località Santa Fara nel comune di Bari, dove è stato trovato anche amianto frantumato. Inoltre, nell’ambito di un’indagine condotta dalla DDA di Bari, l’operazione “Pozzo senza fondo” ha portato al sequestro di un maxi frantoio che smaltiva direttamente in falda le acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive, in violazione delle normative ambientali di settore.
«Non possiamo non sottolineare come sia incomprensibile la decisione del governo – continua il presidente di Legambiente Puglia – di smembrare il Corpo Forestale dello Stato per inglobarlo in un’altra forza di polizia. Il più diffuso corpo di polizia specializzato nella tutela dell’ambiente e del paesaggio ha un ruolo fondamentale nel contrastare tutte le forme di illegalità e minaccia del territorio: dagli incendi boschivi al dissesto idrogeologico, dall’abusivismo edilizio in aree interne allo smaltimento illegale di rifiuti, dai reati contro gli ecosistemi naturali e le specie protette fino agli illeciti in campo agroalimentare».
Sempre nell’ambito della tutela ambientale sul territorio pugliese, sono state quasi 1.800 le infrazioni accertate e 37 le discariche sequestrate dalla Guardia di Finanza.
La posizione “strategica” dei porti di Bari e Brindisi, veri e propri “ponti” tra l’Europa, i Balcani e il Medio Oriente, hanno trasformato la Puglia in una base logistica per traffici transfrontalieri di rifiuti speciali e pericolosi; in particolare rottami di auto e veicoli, scarti di gomma e/o pneumatici, altri metalli, plastica, RAEE e scarti tessili. In un’operazione congiunta denominata “Desert waste”, l’Agenzia delle Dogane, il Corpo Forestale dello Stato e la Guardia di Finanza hanno scoperto e bloccato un traffico internazionale di rifiuti diretti dal porto di Bari verso Libia e Iran. Quattro semirimorchi, pronti per essere imbarcati, erano colmi di materiale ferroso, pezzi di camion rottamati, batterie, pneumatici, filtri e altri rifiuti speciali, spacciati per pezzi di ricambio usati, e quindi commercializzabili. Ulteriori indagini hanno portato alla scoperta di una vera e propria organizzazione criminale che effettuava spedizioni transfrontaliere di ingenti quantitativi di rifiuti, facendoli passare per merce recuperata.
Nel ciclo del cemento illegale, la Puglia scende al terzo posto con 598 infrazioni accertate (il 10,4% del totale nazionale), 699 persone denunciate e 238 sequestri effettuati.
Inquinato dai clan anche il settore ormai strategico delle energie rinnovabili. Si chiama “Volo libero” l’operazione congiunta di Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato che ha portato al sequestro di 19 pale eoliche, installate sul territorio di Crispiano e Massafra. Dodici le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Taranto e tre i cantieri sequestrati. Numerose le accuse: dall’ipotesi di truffa con mendaci dichiarazioni per l’ottenimento di contributi pubblici a quella della violazione di aree vincolate, in cui si sono insediati gli impianti eolici.
Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo) la Puglia sale al secondo posto. In materia ambientale la Puglia è al 7° posto con 12 inchieste, 79 persone arrestate, 169 denunciate e 6 sequestri effettuati.
Nel territorio pugliese continua lo scavo clandestino dei tombaroli, un’attività illecita intorno alla quale ruotano enormi interessi economici e commerciali; grazie all’intervenendo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari contro l’archeomafia, però, la Puglia scende al 10° posto con 34 furti di opere d’arte.
Novità, dell’anno in corso, la legge n. 68 del 22 maggio 2015 ha introdotto nel codice penale i delitti contro l’ambiente.
«Con l’introduzione nel codice penale dei delitti contro l’ambiente – conclude Tarantini – le ecomafie e l’ecocriminalità, che vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi, cominceranno ad essere contrastate con adeguati strumenti repressivi».