C’è un cuore verde nel Mediterraneo, una pianta che forma vaste praterie sommerse e dà ossigeno al nostro mare: la Posidonia oceanica. Fatto proprio il nome del dio del mare – Poseidone -, questa specie acquatica è endemica del Mediterraneo, in grado di costituire ampie distese sottomarine fondamentali nell’ecosistema marino. La prateria di Posidonia costituisce la “comunità climax” del Mediterraneo, ovvero il livello ottimale di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere.
Pertanto la sua presenza indica il buono stato di salute del Mare Nostrum. Il posidonieto è poi uno dei produttori primari di ossigeno (circa 14l/mq/anno) e di sostanze organiche (circa 20 t/ha/l’anno), fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie di pesci, molluschi e vari organismi marini che tra le sue fronde vi ritrovano riparo e condizione adatte alla sopravvivenza.
Un’utilità che si estende alla difesa delle coste, grazie all’opera di stabilizzazione e consolidamento dei fondali che la Posidonia è in grado di svolgere con le sue robuste barriere. Potenzialità di grande valore se si pensa che gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio sull’erosione costiera per il recupero e la valorizzazione dei litorali vedono la compromissione di oltre 1.700 km dei circa 7.468 della costa italiana. Nonostante i tanti pregi nel bacino del Mediterraneo si sta assistendo ad una progressiva regressione delle praterie di Posidonia dovuta a cause diverse. Tra i fattori di disturbo vanno segnalati la cementificazione delle rive, l’inquinamento, gli effetti dannosi delle reti “a strascico”, gli ancoraggi, ecc.. Per questo la Posidonia è stata inserita dal 1990 nella lista rossa delle specie protette del Mediterraneo a rischio estinzione e tutelata dalla normativa europea (Dir. n. 92/43/CEE).
Oggi grazie al progetto S.T.A.R.T. (Sviluppo di una Tecnologia Ambientale per la Ricostruzione, la Tutela delle praterie sottomarine di Posidonia e il miglioramento della sostenibilità ambientale delle operazioni su fondali) è stato possibile sperimentare la coltivazione in vasca per questa pianta e realizzarne il primo habitat artificiale al mondo.
Sviluppato dalla TCT srl di Brindisi in partnership con Legambiente Puglia (finanziato nell’ambito del PO PUGLIA 2007-2013 – Asse I Linea 1.1 – Azione 1.1.2 Bando “Aiuti agli investimenti in Ricerca per le PMI”) il progetto ha lavorato alla riproduzione di un sistema a circuito chiuso capace di mantenere condizioni ambientali stabili per la crescita della Posidonia oceanica. Partendo dalle talee si è riusciti a garantire una sopravvivenza media delle piantine pari al 94,9%. Un risultato eccellente che certifica il rodaggio della nuova tecnologia, in grado di creare nuove opportunità per una gestione sostenibile della costa e dell’ambiente marino tutto.
Prossimi step per S.T.A.R.T. saranno dati dal riuscire a “sfasare” le operazioni di prelievo e reimpianto, gestendo temperatura e fotoperiodo in base alle esigenze del momento, e creare nuovi fasci di Posidonia per ricostruire in mare nuove praterie o per rinvigorire quelle già esistenti. Ultimo obiettivo – e non meno importante – è quello di dare una seconda chance a quei residui di Posidonia che troppo spesso finiscono spiaggiati lungo i litorali costituendo, di fatto, un rifiuto e un problema per la gestione del territorio. Si intende perciò coinvolgere la realtà locale sia nel recupero di talee adatte ad essere immesse nel ciclo del progetto S.T.A.R.T., che nella raccolta e nel reimpiego di questo materiale in qualità di biomassa. «Siamo fiduciosi e confidiamo nel successo delle prossime sperimentazioni – fa intanto sapere Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia -. La protezione delle coste del Mediterraneo passerà un giorno non troppo lontanto dalla coltivazione della Posidonia oceanica».