
«I porti pugliesi di Bari e Brindisi si possono sviluppare con interventi possibili e sostenibili. Nostra intervista a Ugo Patroni Griffi, presidente del sistema portuale dell’Adriatico meridionale
I porti di Bari e Brindisi si possono sviluppare con interventi possibili e sostenibili. Un modello è il Porto di Barcellona. Questa è la grande sfida e priorità annunciata dal presidente del sistema portuale dell’Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, che ad Ambiente Ambienti ha illustrato il suo programma per lo sviluppo degli scali portuali pugliesi. Una grande opportunità in agenda è certamente la cosiddetta china building, ovvero la nuova via della seta.
Cina e crociere, opportunità di sviluppo
Qual è la situazione dei porti pugliesi e come pensa si possano sviluppare?
«I porti di Bari e Brindisi sono polifunzionali, in cui c’è un traffico misto di passeggeri, in particolare crocieristico, e merci su container. Questo traffico potrà crescere con una certa stabilità soprattutto intercettando una parte della cosiddetta china building, ovvero la nuova via della seta. E’ una grande rotta intermodale che collegherà la Cina con l’Europa».
Prima faceva riferimento al traffico crocieristico. Sempre più navi da crociera fanno scalo al Porto di Bari che si sta ritagliando un ruolo importante.

«Il traffico crocieristico nella portualità è un segmento di mercato importante che permette lo sviluppo dell’economia con un effetto sulle presenze turistiche. I croceristi sono turisti di passaggio ma se trovano molte attrazioni, tornano per soggiornare più a lungo».
Anche la nuova via della seta è un’opportunità da non trascurare.
«La nuova via della seta ha un traffico commerciale destinato a crescere e proviene da territori dove ci sono imprese asiatiche che hanno capacità ed intenzione d’investire».
Per sviluppare i porti pugliesi necessarie le infrastrutture
E’ un’opportunità da cogliere ma occorrono interventi infrastrutturali?
«Le infrastrutture hanno bisogno d’interventi, alcuni già candidati a finanziamenti, come il dragaggio, la costruzione e l’ampliamento delle stazioni marittime. In particolare per il porto di Brindisi sono necessari l’ampliamento delle banchine, l’eliminazione delle interferenze con il traffico aeroportuale e l’innalzamento del cono di atterraggio».
Ci sono, invece, opere di collegamento dei due porti?
«Un intervento di pregio è il collaudo del raccordo ferroviario di Brindisi che permetterà una maggiore intermodalità. Le opere infrastrutturali più importanti per il porto di Bari sono il completamento dell’ansa di Marisabella, che si potrebbe realizzare con tempi brevi, e la camionale, la più grande opera infrastrutturale che collegherà lo scalo portuale con le infrastrutture viarie. Questi interventi favoriranno lo sviluppo del traffico esistente e potranno attrarre altri nuovi flussi».
Guardare allo sviluppo sostenibile dei porti

Si può pensare allo sviluppo sostenibile dei porti con una forte attenzione all’ambiente ed al territorio?
«E’ una mia priorità ed un tema affrontato all’assemblea dell’associazione delle porta authorities europee a Barcellona. La città spagnola ha un porto molto avanzato. Il “green port” si può realizzare con l’attenzione all’impatto ambientale, la riduzione degli inquinanti, il contenimento delle immissioni e maggiori controlli nell’inquinamento ma anche con nuove modalità di rifornimento delle navi che utilizzano altri combustibili, tra cui il gas naturale liquido. Poi si possono ridurre i consumi con l’utilizzo dei corpi illuminanti a led. Sono progetti che si possono realizzare con finanziamenti pubblici o partenariato pubblico-privato».