
Non si chiarisce come venga garantita la quota del 37% del piano da dedicare ad azioni per il clima e per la biodiversità. L’associazione chiede al governo più ambizione per un’italia innovativa, sostenibile, decarbonizzata e soprattutto in grado di dare il giusto valore al capitale naturale
“Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mancano una strategia strutturata progetti in grado di tutelare e ricostituire il capitale naturale italiano. All’Italia serve un piano più coerente con gli obiettivi del Green Deal, un PNRR che introduca anche obiettivi concreti e misurabili per la conservazione della biodiversità, a cominciare dall’implementazione del sistema delle Aree Protette e da progetti di ripristino degli ecosistemi naturali che nel piano non hanno trovato spazio. Inoltre, nel piano serve un focus dedicato al mare, una fonte di ricchezza economica oltre che un elemento fortemente caratterizzando della bellezza che tutto il mondo invidia al nostro Paese.” E’ critico il WWF a proposito della strategia individuata dal Governo italiano per salvaguardare il “capitale-natura”. Troppo timido, poco ambizioso e poco chiaro nel delineare le linee d’azione per i prossimi anni, il PNRR non affronta, secondo l’associazione del panda i nodi cruciali dello sviluppo green del paese, primo fra tutti quello della decarbonizzazione. Soprattutto, il WWF rimprovera al piano uno scollamento dagli obiettivi del programma Next Generation UE “che porta nel nome il proprio obiettivo: agire oggi per costruire un futuro più sano, più sicuro e più sostenibile per le nuove generazioni di europei” e che sembra trascurare l’obiettivo primario: la tutela e ricostruzione degli ambienti naturali.
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Il PNRR, una strategia troppo debole?
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento con cui L’Unione Europea risponde alla crisi innescata dalla pandemia da Covid-19. Il piano ha avuto un iter relativamente rapido , anche se, come ha dichiarato pochi giorni fa il Ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola, rischia di avere una battuta di arresto a causa della crisi politica e delle fibrillazioni nella maggioranza. Attualmente la bozza del PNRR è all’esame del Parlamento e delle parti sociali “per un confronto nel merito”, spiega il ministro Amendola.
E tra le parti sociali c’è proprio il WWF che sta per inviare a tutti i parlamentari la sua analisi approfondita della bozza di PNRR, di cui contesta in partenza il nome (Next Generation Italia). Il documento del WWF nota che l’ultima versione del Piano vede un taglio di 4,6 miliardi di euro (da 74,4 a 69,8) rispetto alla prima bozza del 6 dicembre, e proprio dei fondi destinati alla “Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica” (Missione 2 del documento), nonostante il perimetro dei fondi, complessivamente messi a disposizione con il PNRR sia lievitato da 193 a 223,9 miliardi di euro (+ 31 miliardi circa).
Clima e biodiversità, poche le risorse

Ancora, l’analisi del WWF evidenzia che nell’attuale versione del PNRR, non viene in alcuna parte chiarito come il Piano intenda traguardare l’obiettivo, richiesto dalla Commissione Europea agli Stati Membri, di destinare il 37% dell’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione dai Piani nazionali per azioni per il clima, l’adattamento ai cambiamenti climatici e alla biodiversità terrestre e marina, come chiaramente richiesto nelle Linee Guida della Commissione europea del 22 gennaio che chiedono ai governi di specificare come intendano raggiungere questo obiettivo. Secondo l’analisi dell’associazione, a questi scopi viene destinato solo il 31% dei 223,9 miliardi di euro: mancano pertanto all’appello 13,44 miliardi (il 6%) che vanno riassegnati secondo i criteri indicati dalla Commissione europea.
“Viceversa – sottolinea il WWF – nel PNRR non si dedica nemmeno un euro alla tutela e il restauro del nostro patrimonio naturale, asset fondamentale per la salute, la sicurezza, il benessere e il rilancio del nostro Paese (che vanta una delle più ricche biodiversità d’Europa), nonché elemento centrale del Green Deal europeo e della Strategia Europea sulla Biodiversità“.
Ma non sono solo questi i punti deboli individuati dall’associazione. Sotto la lente d’ingrandimento c’è la quantificazione delle risorse aggiuntive, rispetto agli impegni già assunti con provvedimenti di spesa nazionali. Infatti la quota dei “progetti in essere” dichiarata nel PNRR, sul totale della somma messa a disposizione dal Piano, ammonta ad un ragguardevole 28% mentre, nel caso specifico degli interventi della Missione 2, questa quota traguarda il 45,5%, ponendo dei dubbi sulla reale portata innovativa dei progetti messi in campo. “E non si tratta solo di cifre – prosegue il WWF -, perché ciò che preoccupa è che la sommatoria di progetti, vecchi e nuovi, non abbia quel respiro sistematico e quella ambizione che faccia compiere un salto di qualità al Paese nella sua capacità nell’affrontare in futuro le sfide dettate dalle emergenze ambientale e sanitaria, condizionate in maniera determinante dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità”.
Natura e industria, cenerentole del PNRR
Quanti e quali sono – si chiede il WWF – gli interventi e le risorse destinate alla protezione della natura e della biodiversità e alla tutela e il rispristino dei siti della Rete Natura 2000? Ricordiamo che si tratta di siti tutelati dall’Europa, che secondo quanto richiesto dall’Europa devono rientrare nella quota del 37% degli investimenti per l’ambiente dei PNRR (ultima bozza del Regolamento istitutivo del Recovery and Resilience Facility RFF).
E poi: il piano delinea una strategia industriale dell’Italia basata sul rinnovamento dei processi produttivi, coerenti con i target di decarbonizzazione? Per il WWF no, così come manca una strategia a lungo termine di decarbonizzazione, che l’Europa attende dal primo gennaio 2020 e che rende impossibile la verifica di coerenza tra le spese del PNNR e gli obiettivi di decarbonizzazione, richiesta dall’Europa.
Distribuzione sbilanciata delle risorse
L’ultimo punto, ma non in ordine di importanza, affrontato dal WWF è quello dei diversi pesi attribuiti alle priorità di spesa della Missione 2 del PNRR dedicata alla “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”. Lanalisi dell’associazione, infatti nota che il Bonus verde del 110%, (“misura seppur condivisibile”, precisa il WWF) assorbe il 42,2% (29,55 mld su 69,80 mld) delle risorse messe a disposizione complessivamente; mentre alla tutela del territorio dal rischio idrogeologico – una delle più gravi emergenze che affligge il Paese – vengono assegnati solo 3,61 mld, equivalenti all’1,6% della cifra totale stanziata dal PNRR; e all’economia circolare – che dovrebbe essere trainante per il futuro produttivo dell’Italia – si stanzia solo il 2%, 4,5 mld di euro.