
Due anni fa abbiamo presentato il libro Otranto intra moenia dagli Aragonesi ad oggi, che Pierpaolo Cariddi, ingegnere con la passione per la storia e l’architettura antica, scrisse ripercorrendo con cura i trascorsi di Otranto dal 1481, subito dopo l’eccidio dei Martiri. Ma “Otranto è nata due volte”, secondo l’Autore, che in questo Otranto forma urbis – dal primo giorno (ed. Esperidi), racconta – sono parole sue – la “Otranto che non abbiamo mai avuto la possibilità di vedere, ricostruendo l’evoluzione urbana della città dalle sue origini fino ad oggi”. E per fare questo ha messo insieme e analizzato contemporaneamente i dati archeologici, emersi negli scavi dell’Università del Salento e della Soprintendenza, le fonti letterarie disponibili e una ricostruzione morfologica del sito otrantino al variare del tempo perché, sostiene, “il contesto ambientale non è rimasto invariato nel tempo ma si è modificato notevolmente fase per fase”.
Otranto è il mare, che ne ha caratterizzato la forma dal primo giorno, come dimostra l’autore passeggiando idealmente sulla costa di un tempo, continuamente variabile, per le forze della natura che ha modellato l’attuale linea e caratterizzato il paesaggio mozzafiato che si legge nel territorio attuale non contaminato e rimasto invariato nel tempo.
“Se noi ricostruissimo la Otranto preistorica o messapica o medievale nel contesto morfologico attuale commetteremmo un grossissimo errore”, precisa l’Autore. E quindi racconta l’evoluzione geologica, ricordando, tra le varie cose, che nel Pleistocene (circa 20mila anni fa) la quota del mare era più bassa di 120 m e la linea di costa era spostata di vari km verso l’Albania e la Grecia. Erano altre le terre allora emerse ed in cui ritrovare la storia della città. La linea di costa spostata verso mare spiega i recenti ritrovamenti di cervi, elefanti, rinoceronti e iene, avvenuti solo alcuni anni fa in una ventarola (un condotto d’acqua di origine carsica, trappola per gli animali). Tutta la baia del porto era emersa e il fiume Idro la attraversava e sfociava un km più avanti rispetto alla foce attuale; il torrente della valle delle Memorie non sfociava in mare ma era un affluente dell’Idro. La Otranto di allora doveva essere ancora più bella di adesso; e questo libro invita quasi a tuffarsi quindi nel mare di un tempo raccontato dal libro, con la curiosità di uno scolaro che vuole conoscere la storia della sua città, che è poi la città di tanti cittadini d’Italia e del mondo, perché Otranto appartiene alla storia e alla cultura, come Pierpaolo Cariddi suggerisce.
Il volume racconta con competenza e passione dei rinvenimenti più antichi, sia della fase del Bronzo che di quella successiva del Ferro, in cui le capanne si spinsero anche all’interno, verso la valle delle Memorie. E proseguendo nella lettura, affascina il rapporto con i popoli d’oltremare che si perde nella notte dei tempi. “Otranto ha giocato un ruolo fondamentale, collocandosi – scrive l’Autore – nel punto più stretto del canale e più facile da attraversare per le fragili imbarcazioni dell’epoca”. Il libro affronta poi le modificazioni territoriali dell’ultimo secolo sino ai giorni nostri, analizzando nel tempo le espansioni residenziali e turistiche della città e le più importanti opere di infrastrutturazione del territorio.
Molti racconti e molte sfide, quelli di Otranto forma urbis, che verranno anche raccontati nella presentazione di domenica 7 agosto 2016 in Largo di Torre Alfonsina (ore 20,00) una piazza otrantina che si rigenera raccontando la sua storia.
Pierpaolo Cariddi, Otranto forma urbis – dal primo giorno, (prefazione di Roberto Cotroneo), ed. Esperidi, 2016, pagg. 223, € 25,00