Piano Strategico: illusioni perdute?

Il Piano strategico Metropoli Terra di Bari ha tutte le carte in regola ma non vedrà la luce, perlomeno nell’immediato e nella sua completezza. È quanto trapela dalle parole di Gianluca Paparesta, assessore alla Pianificazione strategica del Comune di Bari, che riconosce l’empasse nel quale versa il Piano in questione. «Ci troviamo di fronte ad un pacchetto di oltre 630 progetti bloccati perché per finanziarli è necessario prevedere capitoli di spesa che in questo momento non ci sono – spiega l’assessore -. Tra l’altro siamo in chiusura della fase Obiettivo 1 del Piano; rischiamo quindi di non usufruire di alcuni fondi che dal 2013 non saranno più individuati nell’area che l’Unione Europea riconosce per i finanziamenti».

Gianluca Paparesta

Piccola storia del Piano Strategico – Andiamo per ordine. Il Piano Strategico nasce nel 2006 seguendo un modello già in atto in molte città europee: articolare, entro il 2015, le strategie di sviluppo sostenibile del territorio, utilizzando lo strumento della partecipazione condivisa. Il territorio della metropoli Terra di Bari, definito area vasta, comprende una rete di trentuno Comuni. Comune capofila è la città di Bari, che sceglie, quindi, la strada dell’e-democracy; un portale inaugurato ad hoc, www.ba2015.org, consente a tutti gli attori di partecipare con le proprie idee al dibattito online e alla stesura della pianificazione, di leggere i documenti preliminari del piano strategico e i verbali di forum metropolitani e blog. «Lo stesso portale ha rischiato di chiudere per mancanza di fondi – commenta Paparesta –. Il dossier non aggiornato del piano strategico non era nemmeno più pubblicato. Ci stiamo battendo perché quel patrimonio di idee, realizzato dai cittadini e con i soldi dei cittadini, non vada disperso. Il sindaco Emiliano si è giocato molto sul Piano strategico, ci crede molto». E allora? «La verità è che dobbiamo capire se anche organismi locali e Regione credano ancora agli strumenti di pianificazione strategica delle aree vaste».

La riqualificazione urbana del quartiere San Girolamo(nella foto le case popolari previste dagli interventi) segna il passo per mancanza di fondi

Cosa è accaduto nel frattempo?-  Citiamo testualmente dal sito: il Piano prevede che «si individuino non solo gli obiettivi prioritari da perseguire, in relazione alle caratteristiche e alle risorse del territorio, ma anche le azioni concrete necessarie per portare a termine questi progetti». In altri termini: alle parole devono seguire i fatti. Oppure, che è la stessa cosa: alla fase Obiettivo 1 deve seguire il raggiungimento di tutti gli altri obiettivi, la realizzazione dei progetti.

Paparesta è arrivato all’assessorato in questa seconda fase del Piano: e non può che constatare la difficoltà a procedere. «I vincoli legati ai patti di stabilità impediscono al Comune di Bari, che pure ha un bilancio in attivo, di cofinanziarli con i Fondi Europei. La Regione, dal canto suo, ha sforato il patto di stabilità per i problemi legati al riparto sanità ed è obbligatoriamente suo il filtro ai finanziamenti europei. Pur di smuovere le acque – prosegue l’assessore – stiamo utilizzando lo strumento dei piani stralcio; è quanto sta avvenendo con il progetto del teatro Piccinni e della riqualificazione del quartiere San Girolamo.
Il teatro comunale di Bari

Già in questo secondo caso, per esempio, il progetto va a rilento e sa perché? Pur avendo fondi per cofinanziare l’iniziativa, l’iter è sospeso perché manca la Valutazione d’Impatto Ambientale che dipende da un ufficio regionale. In altri termini, quei pochi progetti finanziati con il piano stralcio devono avere precise caratteristiche, richieste dalla Comunità Europea attraverso la Regione Puglia, affinché siano immediatamente realizzabili. Diversamente non possono usufruire dei canali preferenziali dei finanziamenti. E spesso le pratiche legate a questi progetti, come le Valutazioni di Impatto Ambientale, sono ferme sui tavoli della Regione». Un gatto che si morde la coda. «Tra l’altro – continua Paparesta – i progetti del Piano sono allo stato embrionale e hanno costi enormi che lo stesso Piano di per sé non avrebbe mai potuto finanziare. Il problema grosso delle aree vaste è proprio questo: l’Unione Europea finanzia solo progetti già in fase attuativa. E con quali soldi passi dalla progettazione all’attuazione quando anche il privato non ha le risorse sufficienti per partecipare e cofinanziare?»

Ma allora, tutto è perduto? «No. Semplicemente non può parlarsi di una Pianificazione Strategica tout court che comporti la crescita del territorio, ma della realizzazione di obiettivi che comunque possano portare a questa crescita. Al momento, gli obiettivi ai quali stiamo lavorando sono la possibilità di fare di Bari la sede decentrata dell’Esposizione universale Expo2015 di Milano e la candidatura di Bari a Capitale Europea della cultura».

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