Piano Regionale dei Rifiuti. Ambientalisti soddisfatti

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Le associazioni Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia hanno incontrato l’Assessora Maraschio per chiarire e confrontarsi sugli aspetti e criticità sollevate. Soddisfazione per i risultati dell’incontro. Ora si chiede un gruppo di lavoro che verifichi azioni, obiettivi e risultati del nuovo Piano

La nota congiunta delle tre associazioni ambientaliste più rappresentative nella Regione Puglia, Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia, è stata subito presa in considerazione dall’Assessora all’Ambiente della Regione Puglia, avv. Anna Grazia Maraschio, che ha promosso nel pomeriggio del 1° dicembre (prima che il Consiglio regionale slittasse al 14 dicembre) un incontro alla presenza anche dei tecnici dell’assessorato per confrontarsi e chiarire tutti gli aspetti sollevati.

I referenti di Italia nostra Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia ringraziano l’Assessora Maraschio e parlano di “un incontro proficuo e collaborativo in cui si sono sciolti molti aspetti che ci avevano preoccupato ed allarmato”. L’intenzione delle associazioni è di rendere continuativo il confronto e avviare un gruppo di lavoro regionale tematico, che comprenda anche le associazioni, in cui poter monitorare costantemente le azioni, obiettivi e risultati  del nuovo Piano, ma soprattutto, spiegano le tre associazioni, “attuare i correttivi necessari in corso d’opera fondamentali affinché i Comuni prendano seri impegni per la chiusura del ciclo dei rifiuti in Puglia e uscire finalmente dall’Economia lineare che ha tenuto ostaggio la nostra Regione per troppo tempo”.

I punti chiariti

Tra i punti chiariti c’è l’introduzione della tariffazione puntuale per tutti i Comuni pugliesi confermando gli standard tecnici previsti per il PaP dalla DGR 194/2013 e disponendo nel 2022 l’avvio di un percorso di consultazione tra enti locali e AGER, Regione e stakeholders per la redazione dei nuovi standard tecnici per i servizi di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti urbani e la successiva approvazione in Giunta Regionale per l’entrata in vigore nel 2023.

La conclusione di questo percorso, che dovrà coordinarsi necessariamente con le disposizioni impartite dall’autorità di regolazione ARERA, consentirà l’integrazione e l’allineamento del sistema PaP, ottimale per raggiungere gli obiettivi previsti dalla norma, alle nuove esigenze delle comunità locali nonché ad efficientare un sistema di raccolta ormai rodato in questi anni.

L’altro nodo cruciale chiarito è quello relativo al CSS (Combustibile Solido Secondario) e alla richiesta di “esclusività di trattamento di CSS” richiesta in VAS da alcuni privati. Si è chiarito e ribadito che il Piano prevede che saranno avviate campagne volte a verificare la possibilità di conferire il codice EER 200301 ed i sovvalli in uscita dai TMB ad impianti di produzione di CSSc adeguando gli impianti di cui in Tabella 28 oppure realizzandone di nuovi. Inoltre, con riferimento agli scarti derivanti dal trattamento delle frazioni secche da raccolta differenziata si prevede la possibilità di avviare tali frazioni a trattamento presso gli impianti di produzione di CSSc”.

Sul terzo nodo relativo alla modifica dell’area buffer di 500 mt per i siti della rete Natura 2000, portandola a 100, la Regione ha ribadito come è stato applicato quanto previsto dal PPTR. In tal caso le associazioni hanno sottolineato come è fondamentale il principio di precauzione e per cui si è chiesto particolare attenzione su questo tema in tutela del patrimonio ambientale relativo alla rete Natura 2000, preminente rispetto all’attività di gestione dei rifiuti. Riportare a 500 mt il buffer è ovviamente una scelta è decisione di volontà politica, ma sarebbe un segnale importare per una regione in cui i siti Natura 2000 e Parchi e/o Riserve sono abbandonati a sé stessi.

L’altro elemento su cui si è discusso a lungo riguarda l’aspetto della salute umana nei criteri per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento rifiuti. Le associazioni avevano sottolineato come, tra le componenti ambientali considerate ai fini di minimizzare l’impatto negativo, mancava la componente “salute umana” che è uno dei capisaldi della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la quale veniva derubricata ad una generica – tutela della popolazione. I tecnici della Regione hanno sottolineato come tale scenario è incasellato nella sezione dei criteri localizzativi nel paragrafo relativo agli aspetti urbanistico – territoriali. Le associazioni hanno ribadito che al primo posto ci debba essere la salute umana in tutti i suoi aspetti, proprio per evitare che una cattiva programmazione e gestione ricrei le situazioni e gli impatti che gli attuali impianti hanno sui territori, e soprattutto un ripudio dei nuovi impianti per la raccolta differenziata fondamentale per la chiusura del ciclo dei rifiuti in Puglia.

Anna Grazia Maraschio
L’Assessora all’Ambiente Anna Grazia Maraschio ha promosso un incontro con le tre sezioni pugliesi di Italia Nostra, Legambiente e WWF, per chiarire i punti controversi del Piano regionale Rifiuti urbani

A tal proposito si è tornato a sottolineare una maggiore ed incisiva azione sull’incremento dell’impiantistica, fondamentale per il corretto trattamento delle frazioni differenziate, perché creazione di un solo impianto aggiuntivo non consentirebbe il soddisfacimento al 2025 della necessità complessiva. Bisogna infrastrutturare tutta la Puglia con impianti di riciclo e riuso (senza aprire nuove discariche, termovalorizzatori o impianti di TMB – trattamento meccanico biologico), perché per tendere all’opzione “rifiuti zero” a smaltimento, occorre realizzare tanti impianti industriali con cui recuperare materia. Ogni provincia deve essere autosufficiente con produzione di biometano e compost di qualità, impianti per riciclare tutti i rifiuti da cui estrarre risorse, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (per recuperare ad esempio le terre rare), i pannolini usa e getta, le terre da spazzamento. Devono moltiplicarsi i centri di riuso (coinvolgendo anche le persone più fragili) e occorre garantire lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti contenenti amianto, che finiscono in gran parte all’estero, e il riciclo dei pannelli fotovoltaici a fine vita e degli impianti eolici dismessi.

Infine, tenendo conto della previsione della riattivazione di discariche poste sotto sequestro o attualmente chiuse, è fondamentale prevedere, da parte della Regione direttamente, un piano chiaro di caratterizzazione, messa in sicurezza, monitoraggio ante, durante e post di tutti i siti. E soprattutto chiarire subito modi, tempi tipologia del rifiuto da ospitare, privilegiando inerti, ma soprattutto NON autorizzando in tali discariche l’accoglimento di rifiuti di altre Regioni, come accaduto di recente con la Regione Lazio.

“Ci auspichiamo che anche le scelte ed azioni politiche possano trovare accoglimento in Consiglio Regionale, per la tutela dei cittadini e dei nostri territori”c oncludono Italia Nostra, Legambiente e WWF.

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