Patologie asbesto correlate: aumentano i casi in Campania

Più di quattro milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto da rimuovere. Nel periodo che va dal 1993 al 2013, con un continuo crescendo, sono stati rilevati 1237 casi di mesotelioma Nel solo 2012 ci sono stati 405 nuovi casi di patologie mortali e più di 100 casi di patologie asbesto correlate e il trend è in aumento.

Sono dati registrati in Campania dal Re.Pa.C. – Registro Patologie Asbesto Correlate -, istituito dall’Osservatorio Nazionale Amianto.

Questi e altri elementi, raccolti dallo sportello digitale della Guardia Nazionale Amianto – piattaforma digitale che permette a ogni singolo cittadino di segnalare luoghi in cui ci sia una presunta presenza di amianto – saranno divulgati nel corso dell’incontro che si tiene il 14 febbraio prossimo, alle 14:30, in Via Magnoni n°20, in Riviera di Chiaia. Nella circostanza il presidente nazionale dell’associazione Ezio Bonanni inaugura la nuova sede dell’ONA Napoli. Tema dell’incontro “Rischio Amianto in Campania – nei luoghi di lavoro, di vita e tra gli operatori delle Forze Armate, di Polizia e Vigili del Fuoco”. Durante il convegno saranno rese note ulteriori iniziative di mobilitazione che l’associazione intraprenderà nella regione.

«Ci segnalano nuovi casi di patologie asbesto correlate anche tra gli appartenenti ai Vigili del Fuoco, alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate, oltre che tra i lavoratori dei siti contaminati: si tratta di una strage silenziosa – dichiara la Sig.ra Zorzetti, coordinatrice nazionale dei Vigili del Fuoco esposti ad amianto dell’ONA Onlus – tanto che abbiamo dovuto costituire dei comitati settoriali, per affrontare questi problemi, nel silenzio assordante delle istituzioni, locali e nazionali. Questo stato di cose è inaccettabile, per cui come ONA Campania abbiamo intenzione di sollecitare il Capo dello Stato a intervenire quale garante della Costituzione affinché le promesse del premier Matteo Renzi, di bonificare la terra dei fuochi e di risolvere la problematica amianto in Campania, non costituiscano l’ennesima occasione di spot elettorale. Occorre tutelare la salute, come stabilito dall’art. 32 della Costituzione. Come mai lo Stato e la Regione non dispongono iniziative legislative, tecniche e amministrative per la bonifica della terra dei fuochi?».

Eternit e Italsider di Bagnoli, Sacelit di Volla, Tecnotubi di Torre Annunziata, ex Sofer di Pozzuoli, l’Avis di Castellammare, la Firema di Caserta, l’ex Iscochimica di Avellino, la Fincantieri di Castellammare di Stabia. Sono solo alcune delle fabbriche interessate dal fenomeno amianto. Poi ci sono gli sversamenti abusivi, «spesso in mano alla criminalità, anche organizzata, in discarica ma anche nei centri abitati », ricorda l’avvocato Bonanni.

I dati del Renam – Registro Nazionale dei Mesoteliomi – sono relativi solo ai casi di questa patologia. L’ONA, invece, sta registrando tutti i casi di patologie asbesto correlate (tumori polmonari, alla laringe e all’ovaio, i tumori al colon, le placche pleuriche, gli ispessimenti pleurici e l’asbestosi), che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, IARC, ha ricondotto all’amianto «e ciò per avere l’esatta fotografia di questa strage silenziosa, rispetto alle quali il picco si avrà nel 2020», evidenzia Bonanni.

Ma tanto amianto esiste ancora in edilizia. Per esempio nelle scuole. Un problema che il premier Matteo Renzi sembra non voler affrontare, «che, però, resta un problema pressante. Abbiamo calcolato – spiega Bonanni – che in Italia ci sono 2.400 scuole con amianto, che non potrebbero essere ristrutturate senza prima essere bonificate, perché le fibre di amianto si disperderebbero nell’aria».

Nel 2013 il governo Monti ha approvato sì un “Piano nazionale amianto” ma oggi è ancora fermo, perché bocciato dalla maggior parte delle Regioni perché «non dice la verità sulle dimensioni del problema dal punto di vista epidemiologico – spiega il presidente dell’Osservatorio. Si riferisce unicamente a circa mille decessi l’anno per il mesotelioma pleurico ma non parla di tutte le altre patologie legate all’amianto. Noi, invece, vorremmo partire dai territori con piani regionali – insiste l’avvocato Bonanni -: bisogna dare priorità alle bonifiche, che potrebbero essere attuate con un’organizzazione meno verticistica, senza programmi calati dall’alto, utilizzando al meglio le risorse. Un esempio: utilizzare i fondi strutturali europei e la leva fiscale per consentire la detrazione delle spese nel rinnovamento degli impianti».

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