
Bio-Diversità come abbondanza, distribuzione e interazione tra esseri viventi.
La parola biodiversità nasce nel 1988. A coniarla, unendo biological diversity, è stato l’entomologo americano Edward O. Wilson per definire la ricchezza della vita sulla terra: i milioni di ecosistemi che costituiscono tra loro milioni di piante, animali e microrganismi.

La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico (a cui contribuiscono tutti gli organismi che popolano la Terra), di specie e di ecosistema. Quest’ultima definisce il numero e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono.
Al Vertice sulla Terra del 1992 a Rio de Janeiro, i leader mondiali hanno concordato una strategia globale di “sviluppo sostenibile”: soddisfare le nostre esigenze, garantendo nel contempo un mondo sano e vitale da lasciare alle generazioni future. Uno dei principali accordi adottati a Rio è stata la Convenzione sulla Diversità Biologica entrata in vigore il 29 Dicembre 1993. Ad oggi, ci sono 193 Paesi firmatari. L’Italia ha ratificato la Convenzione con la legge 124 del 14 febbraio 1994.
Tre gli principali obiettivi:

Secondo il Global Risks Report 2023, l’analisi realizzata dal World Economic Forum che esplora le più pericolose minacce che potremmo affrontare nel prossimo decennio, la perdita di biodiversità rappresenta la terza criticità più grave anche in considerazione del fatto che la situazione risulta in rapido peggioramento.
Lo sfruttamento intensivo del suolo e delle risorse naturali, la massiccia urbanizzazione unita all’incapacità di mitigare il cambiamento climatico stanno modificando interi biosistemi, mettendo a rischio estinzione piante e animali.
Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, sono oltre 41.000 le specie di animali e piante in pericolo, vale a dire il 28% di tutte quelle esistenti.
La transizione ecologica verso sistemi sostenibili e circolari come l’agricoltura biologica, che non utilizza sostanze chimiche di sintesi e si basa sulla conservazione della fertilità del suolo e sull’armonico sviluppo dei cicli naturali, rappresenta un’opportunità concreta per contrastare la perdita di biodiversità.
“L’enorme impatto ambientale causato dall’agricoltura industrializzata – ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio (federazione nazionale nata nel 1992 per iniziativa di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, con l’obiettivo di tutelarne e favorirne lo sviluppo) – ci sta portando verso il collasso, dobbiamo invertire immediatamente la rotta per rallentare la perdita di biodiversità, fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e far fronte all’emergenza climatica. L’agricoltura biologica, che nutre la terra per mantenerla fertile, svolge un ruolo importante nella conservazione e implementazione della biodiversità. A sostenerlo è anche il recente studio Lampkin-Padel di Ifoam Organics Europe sull’impatto ambientale nel quale si evidenzia come al raggiungimento del 25% di superficie bio entro il 2030, uno degli obiettivi della strategia “Farm to Fork”, si determinerebbe un incremento complessivo di biodiversità pari al 30% sui terreni coltivati a biologico”. La perdita di biodiversità è la terza minaccia più grave dei prossimi 10 anni, sottolinea Federbio.
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Biodiversità come unica garanzia di resilienza, e quindi di sopravvivenza
“Lo scorso dicembre, i rappresentanti dei Paesi riuniti nella Cop15 hanno raggiunto un accordo storico: il Global biodiversity framework è un piano ambizioso che mira a ridurre la perdita di biodiversità entro il 2030, con un approccio fondato sui diritti umani, in primo luogo il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, e include forti riferimenti al ruolo delle popolazioni indigene, all’agroecologia e alla tutela della biodiversità. Tuttavia, nonostante l’urgenza, non sarà semplice raggiungere questi obiettivi. Per questo è necessario allearci con i cittadini di tutte le età, a partire dai più piccoli, per passare dall’accordo all’azione, come recita il tema dell’edizione 2023 della Giornata mondiale della biodiversità” ha detto Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. Per celebrare questa giornata “abbiamo scelto riportare al centro il piacere della conoscenza attraverso il gusto, puntando su due progetti centrali per Slow Food Italia in questo 2023: uno nuovissimo – per salvare prati stabili, i pascoli e i loro custodi – l’altro – gli Orti Slow Food – storico e consolidato, ma che attraversa proprio ora una fase di rilancio e apertura a nuovi fronti”.

Tra le tante iniziative messe in campo, c’è il progetto Salviamo i prati stabili avviato grazie al sostegno di Eataly e del Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop per combattere il fenomeno che ha portato, negli ultimi anni, alla perdita di buona parte di questi ecosistemi fragili ma fondamentali, sia in pianura, sia in montagna, dove negli ultimi 50 anni abbiamo già perso il 45% dei pascoli.
Promuovere la tutela e la diffusione di questi prati ricchissimi di biodiversità significa mettere in discussione il modello di zootecnia intensivo dominante: riportare gli animali fuori dalle stalle migliorando il loro benessere; arginare l’avanzata delle monocolture che devastano i paesaggi di pianura per produrre mangimi, dire stop alla cementificazione selvaggia; sostenere la rinascita delle terre alte e difenderle dai rischi (slavine, incendi, dissesti idrogeologici) dovuti all’abbandono; contribuire in maniera importante all’assorbimento di Co2 e quindi contrastare la crisi climatica. Perchè salvare i prati? Semplice, spiega Slow Food Italia:
- Sono oasi di biodiversità: di erbe, arbusti, insetti, uccelli e altri piccoli animali selvatici
- sono importanti per la salute: il latte di animali nutriti con erba e fieni di prati stabili è ricco di vitamine e altri antiossidanti, soprattutto di omega-3
- mantengono l’equilibrio del territorio: dove c’è un prato ben gestito, è più difficile che divampi un incendio o che si formino slavine
- fanno bene agli animali: brucare le erbe preferite, sdraiarsi a ruminare, migliora il loro benessere
- sono serbatoi di carbonio: non lo rilasciano facilmente, neppure se scoppia un incendio, perché lo trattengono nelle radici
- sono un patrimonio culturale: prati e pascoli sono legati alla cultura pastorale e al suo patrimonio di saperi
- sono un’opportunità economica: dai prati stabili si ottengono prodotti di eccellenza
- sono colmi di bellezza: sono importanti per conservare i paesaggi, una parte importante della cultura e dell’identità delle comunità locali
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Obiettivi di responsabilità sociale
Le principali minacce alla biodiversità derivano dalle nostre azioni e da tutte quelle attività – come la deforestazione, la monocoltura intensiva o l’urbanizzazione di massa – che l’uomo da secoli mette in atto. Allo scopo di sensibilizzare le persone e aumentare la comprensione su un tema di fondamentale importanza per tutti noi e per le generazioni che verranno, il gruppo europeo leader nei servizi di assistenza e cura Korian, ha deciso di lanciare il primo progetto che promuove il benessere dell’anziano e il confronto intergenerazionale.

Bee Korian è un’iniziativa che nasce dal desiderio di tutelare le api. Sono insetti fondamentali nel nostro ecosistema: non si occupano infatti solo dell’impollinazione, ma, essendo sensibili alle modificazioni ambientali, fungono anche da bioindicatori, così da segnalare, attraverso il loro comportamento e stato di salute, le condizioni dell’ambiente circostante. Il progetto, che prevede l’installazione di due arnie in quattro Rsa lombarde, tutelerà 480mila api. Da un lato rappresenta una tutela reale alla biodiversità, creando uno spazio per le api dove prima non c’era, dall’altro rappresenta un’occasione alternativa ed emozionante per gli ospiti delle strutture e per le scuole di quartiere, che saranno coinvolte in iniziative educational sul mondo delle api e della tutela dell’ambiente.
“Le api sono un forte motivo di leva sui temi ambientali e, soprattutto, stimolano il senso e bisogno di cura del nostro Pianeta. Attività come questa rappresentano uno spazio importantissimo per parlare di tutela dell’ambiente e della biodiversità a un pubblico ampio e variegato, dagli ospiti delle strutture e le loro famiglie, ai collaboratori, fino ad arrivare ai ragazzi delle scuole. Dal punto di vista sociale, contribuisce anche al benessere psicologico degli anziani coinvolti, creando uno spazio di aggregazione, socialità e sperimentazione all’aperto, che riduce nettamente i momenti di solitudine e permette di godere di momenti di condivisione all’aperto e di un miglioramento del tono dell’umore. Inoltre, questa iniziativa ha un forte valore anche perché consente di abbattere CO2”, commenta Giuseppe Manno, fondatore di ApicolturaUrbana.it
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A Milano un Festival della Biodiversità
Dal 15 al 25 giugno si svolgerà la 17° edizione del Festival della Biodiversità promosso da Parco Nord Milano. Quest’anno è stato scelto un tema sfidante, in accordo con l’Anno Internazionale del Dialogo come Garanzia di Pace proclamato dall’Onu: Insieme per la terra, facciamo pace con la natura.
Attraverso i circa 80 eventi in programma, il Festival avrà lo scopo di sensibilizzare i visitatori al concetto di cura e rispetto della terra, valorizzare la biodiversità “invisibile” del suolo e promuovere pratiche che aiutino a far pace con la natura.

“L’Italia ospita oltre 67.000 specie di piante e animali, che sono circa il 43% di quelle presenti in Europa, grazie anche al contributo del sistema nazionale e regionale delle aree protette che rappresentano i “custodi” per eccellenza della biodiversità. Malgrado gli impegni presi dai Paesi di tutto il mondo – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente – la biodiversità continua ad essere in pericolo e sta diminuendo a un livello senza precedenti. Perdita e frammentazione degli habitat, cambiamenti climatici, sovra sfruttamento delle risorse, introduzione di specie aliene invasive, e inquinamento sono le minacce principali che stanno causando questa perdita e danneggiando al tempo stesso gli ecosistemi naturali. L’Europa ha indicato la rotta con la strategia sulla biodiversità. L’Italia deve dare il suo contributo concreto per raggiungere gli obiettivi europei”.
Il Festival utilizza gli eterogenei linguaggi dall’arte, della musica, del teatro, del movimento corporeo e della divulgazione scientifica per sottolineare come il valore della biodiversità è soprattutto un fattore culturale, che obbliga a ripensare il nostro stile di vita quotidiano e le nostre scelte politiche e sociali.
“La perdita di biodiversità, insieme alla crisi climatica, è l’emergenza ambientale globale da cui dipende il nostro futuro” ha detto Marzio Marzorati, presidente Parco Nord Milano. “La biodiversità alimenta la vita sul pianeta, creando la bellezza e il cibo di cui ci nutriamo. Dobbiamo contrastare questo fenomeno rafforzando la rete ecologica, fermando il consumo di suolo, curando e promuovendo le foreste e gli habitat naturali. A quarant’anni dalla legge di Regione Lombardia che ha costituito i Parchi e la rete di Aree protette regionali, è necessario fare di più estendendola rete europea di Natura 2000 e istituendo nuovi parchi alpini, fluviali e urbani. Chiamare tutti alla responsabilità è un compito del Festival della Biodiversità e lo faremo attraverso una proposta culturale che avvicini le persone a questa comune sfida che riassumiamo nella campagna“Insieme per laTerra”.