Il CAI – Club Alpino Italiano esprime apprensione per il futuro dei parchi italiani, in particolare del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Un futuro che è divenuto precario e denso di interrogativi, anche per carenza di chiari indirizzi e stabilità di governance, oltre che di risorse adeguate.
Il presidente del CAI Umberto Martini ha indirizzato una lettera al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. La missiva informa sul vuoto amministrativo relativo alla gestione del Parco. «Attualmente, si è consolidata una gestione del Parco basata su decreti direttoriali, in assenza di una vera politica di indirizzo e di un adeguato confronto con interlocutori qualificati, tra cui il CAI, che trae la sua forza rappresentativa da oltre 300.000 soci e quasi 500 sezioni, di cui quasi 7000 soci e 21 sezioni tra Marche e Umbria».
Tali decreti, osserva Martini, erano focalizzati esclusivamente sulla tutela faunistica. L’assenza di una strategia di gestione complessa del territorio, esprime in modo inequivoco una visione del Parco personalistica, limitativa, proibizionista e non condivisa, che svilisce la risorsa territorio, mortifica il ruolo dei corpi sociali qualificati e portatori di interessi diffusi, prelude alla potenziale estensione del medesimo modello gestionale ad altre aree interne del Parco, contraddice in modo sostanziale la volontà formale del Direttore di costituire un tavolo consultivo con il CAI».
La governance del Parco, sostengono dal CAI, deve essere improntata sulla frequentazione consapevole della montagna, sulla tutela del territorio coniugata alla sua promozione, sulla costruzione di nuove forme di economia sostenibile con la partecipazione attiva delle sue componenti sociali, politiche, economiche, culturali. Il tutto in piena coerenza con i principi della Convenzione Europea del Paesaggio, che ne affermano una nozione fortemente integrata ed antropica.
Il Club Alpino Italiano, in particolare con i Gruppi Regionali di Marche e Umbria, intende mettere a disposizione delle istituzioni e della collettività il proprio patrimonio ultracentenario di competenze e di esperienza nella tutela e valorizzazione dell’ambiente montano, per promuovere una nuova stagione di relazioni propositive e di partecipazione attiva ai processi decisionali.