Parco della Rinascita, di quale unità abbiamo bisogno?

L'area su cui potrebbe non sorgere il Parco della Rinascita a Bari (foto dal profilo Facebook del Comitato cittadino Fibronit)

Quanto giovano le polemiche sull’utilizzo dei fondi PNRR alla realizzazione di un’opera che sta a cuore a tutti i baresi? C’è una vera unità di intenti? L’Abbate (Vicepresidente commissione ambiente alla camera): “Un politico deve essere al servizio dei cittadini per migliorare la loro qualità di vita”

 

In questa calda estate non poteva mancare la polemica politica ferragostana in salsa barese. Una salsa dal sapore amaro, se si pensa che il condimento principe non è più l’allarme sul mancato completamento del Parco della Rinascita (un luogo – simbolo perché sta sorgendo faticosamente lì dove un tempo aveva sede la fabbrica della morte Fibronit) ma il tira-e-molla sull’utilizzo corretto dei fondi destinati dal PNRR alla sua realizzazione, con il malinconico rimpallo di responsabilità e attacchi reciproci tra le varie segreterie di partito, quando non  ad personam, su chi ha fatto o non ha fatto cosa.

Parco della Rinascita_area fitness
Parco della Rinascita, l’area fitness in un rendering

Non entriamo nel merito di queste polemiche che non fanno onore a nessuno ma che servono solo a qualcuno per spianarsi la strada verso un consenso popolare in vista delle prossime elezioni amministrative. Vogliamo solo invitare a pensare alla vicenda ex Fibronit – Parco della Rinascita come un’occasione che può rappresentare una svolta nell’impostazione della prossima agenda politica di Bari.

Quando la Fibronit ha unito la città

Questo è capitato, proprio in occasione del dibattito e della mobilitazione veramente collettiva che tra il 2000 e il 2005 ha portato forze politiche, associazioni, movimenti, semplici cittadini, esperti e professionisti del settore, a chiedere  e ottenere il cambio di destinazione d’uso di quell’area, che originariamente doveva ospitare un centro direzionale con uffici, negozi, abitazioni, e collegare i tre quartieri di San Pasquale, Madonnella e Carrassi, facendone il “salotto buono” della città. Un’operazione commerciale che valeva all’epoca svariati miliardi di lire e che era la punta di diamante del PRUSST (programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio) fatta su terreni portatori di  morte per la presenza di amianto.

Tra il 2000 e il 2005 il destino dell’ex Fibronit era al centro di incontri nelle parrocchie, nei centri sociali, nelle sedi di partito, in università; la stampa cittadina ospitava quasi ogni giorno notizie su tutto quello che si faceva per dare alla questione Fibronit un taglio nazionale. Operazione che riuscì perché tutti lavorarono fianco a fianco affinché  l’area della fabbrica killer fosse destinata a verde. E l’operazione ebbe buon esito perché nel 2004, in occasione delle elezioni venne chiesto ai candidati sindaco – tra cui quello che poi sarebbe stato eletto, ossia Michele Emiliano – di firmare un vero e proprio accordo con la cittadinanza che lo impegnava a rispettare la richiesta che veniva dal basso. L’impegno venne rispettato e l’anno successivo venne dalla Regione un finanziamento di 10 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’area e la sua successiva trasformazione in parco. C’era anche un progetto che venne ufficialmente donato al Comune,  realizzato in forma interdisciplinare da docenti del Politecnico, ricercatori del CNR, esperti di vari settori, che sperimentarono un metodo di lavoro nuovo, quello del confronto e collaborazione tra competenze diverse.

La battaglia che le tante associazioni nate in quegli anni portarono avanti, confrontandosi sul futuro del sito dove sorgeva l’ex Fibronit, provocò ed accompagnò la presa di coscienza di una intera cittadinanza verso una visione più sostenibile ed attenta all’ambiente, che si espresse in una esigenza ambientalista: una presa di coscienza che si trasformò in partecipazione attiva e che avrebbe portato anche alla demolizione di Punta Perotti.

La cittadinanza attiva e la Consulta dell’Ambiente

Manifestazione 10 maggio 2004 organizzata dalla Consulta delle Associazioni per le Emergenze Ambientali che poi sarebbe diventata la Consulta Comunale dell’Ambiente

Dalla mobilitazione della città intera emerse anche un dato importantissimo: la partecipazione della cittadinanza a vari livelli di organizzazione e competenze non era una pia illusione e si poteva parlare veramente di “cittadinanza attiva”. Fu da quell’esperienza che nacque quella che da spontanea diventò la Consulta Comunale dell’Ambiente, un organismo parte integrante dell’amministrazione comunale. Fu in quegli anni che si capì quanto poteva essere fondamentale per una città “pensarsi” come civitas, insieme di cittadini, corpo sociale vivo, seguendo la lingua latina che definisce la città anche con questo termine.

Questa svolta determinò una vera e propria inversione di marcia, perché si passò da un progetto di edificazione selvaggia della città all’attenzione per la salute e la qualità della vita: candidare il sito a parco verde equivaleva a una forma di risarcimento per una cittadinanza colpita da numerosi casi di malattie causate dall’amianto come il mesotelioma pleurico, responsabile della morte di cittadini baresi.

Una battaglia in nome di cosa?

In questi giorni, invece, tristemente, l’appello lanciato dal Comitato cittadino Fibronit, che ha giustamente invitato a non abbassare la guardia, a chiedere che i fondi del PNRR destinati al completamento del Parco della Rinascita non evaporino, e a unirsi in una grande manifestazione, ha scatenato suo malgrado le polemiche strumentali tra i politici locali, al punto che lo stesso comitato ne ha preso le distanze con un secondo comunicato.

Purtroppo si sta perdendo di vista il vero significato della battaglia affinché i fondi destinati al parco della rinascita non vengano toccati: non si tratta di dire “sono stato più bravo degli altri”, non si tratta di capitanare questa o quella manifestazione, non si tratta di appuntarsi la medaglia della primogenitura di un percorso che affonda le sue radici nel laboratorio di idee e di azioni che risale a quasi 25 anni fa, ma che purtroppo negli anni si è via via andato spegnendo.

Patty L’Abbate: “Unione più che scontri”

vicepresidente della Commissione ambiente, Territorio e LL.PP. alla Camera
Patty L’Abbate è vicepresidente della Commissione ambiente, Territorio e LL.PP. alla Camera

Giustamente la Vicepresidente della Commissione Ambiente alla Camera, l’onorevole Patty L’Abbate, che sta seguendo la vicenda Fibronit e più in generale gli sviluppi della via che prenderanno i fondi PNRR, dice: “Ora bisogna unirsi e creare un fronte comune per riuscire a trovare delle soluzioni ed essere sicuri che il Parco della Rinascita venga portato avanti. Ritengo sempre che l’unione valga molto più degli scontri e che questa è una battaglia da combattere solo per i cittadini, per ricordare quelli che non ci sono più e per evitare che ci siano ancora tragedie di questo tipo. E ora più che mai un politico deve essere al servizio dei cittadini per migliorare la loro  qualità della vita”. Insieme, aggiungiamo noi, ad una cittadinanza non più risultato di tante monadi solo attente ai propri sacrosanti interessi, o in alcuni casi addirittura passiva, ma ad una cittadinanza davvero attiva. E collaborativa, tra cittadini, associazioni, istituzioni.

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