
Ricorsi, denunce e appelli prima ancora che nasca il Parco della Giustizia di Bari.
Un mese fa il Consiglio di Stato aveva respinto l’appello che il comitato “Per un parco verde di quartiere alle ex casermette” aveva presentato contro la realizzazione del nuovo Parco della giustizia di Bari ipotizzando un “pregiudizio ambientale”. In giudizio era risultato “infondato”, come già nel 2022 il Tar Puglia aveva dichiarato inammissibile il ricorso degli ambientalisti per carenza di interesse. “Fino al momento dell’approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’opera da parte del Commissario straordinario del Parco della Giustizia di Bari – si legge nel provvedimento – la lesione dedotta dai ricorrenti non è concretamente ipotizzabile”. I giudici rilevavano che il progetto si potrà esattamente valutare solo durante la Conferenza di servizi, anche in termini di sostenibilità ambientale.
Ma il Coordinamento di cittadini, associazioni e comitati territoriali per la salvaguardia dell’ambiente e della tutela dei territori, contrario alla demolizione delle ex casermette del quartiere Carrassi annunciata dall’Agenzia del Demanio, non si sono fermati. Anzi.
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All’Anac segnalate presunte “incongruenze tecnico-giuridiche”

All’Autorità nazionale anticorruzione è stato inviato un voluminoso e dettagliato carteggio, notificato anche alla Procura della Corte dei conti di Puglia, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero della Giustizia, dell’Economia e delle finanze, delle Infrastrutture e dei trasporti e al Gruppo Carabinieri Forestale di Bari.
Ben 7 le presunte incongruenze segnate all’Anac e una “esigua e irrisoria dotazione di parcheggi” che avallerebbe anche l’ipotesi sostenuta dai comitati di congestione del traffico nel quartiere con lo spostamento degli uffici giudiziari dal quartiere Libertà a Carrassi.
Dopo i primi tre ricorsi al Tar, ora si contesta la “manifesta illegittimità del progetto e la conseguente decadenza della variante urbanistica” (con delibera comunale del 4 aprile) e, per fare luce su eventuali atti illegittimi, le contestazioni sono state notificate anche al gruppo Carabinieri Forestale di Bari per evitare che si abbattano 178 alberi di pino e si disturbino specie protette da legge e direttive comunitarie presenti nell’area dove sono previste le opere di abbattimento. Al nucleo Cfs si chiede anche che venga consentito un sopralluogo nel Parco della Giustizia ai comitati per verificare la tutela della nidificazione e degli alberi.
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I comitati: ‘Parcheggi sottodimensionati e costi lievitati’
All’Autorità nazionale anticorruzione è arrivata la segnalazione di “probabili ed estese incongruenze tecnico-giuridiche” nella procedura avviata dal commissario straordinario sul progetto di fattibilità tecnica ed economica per il Parco della giustizia.
Il progetto di cui è committente e principale finanziatore il ministero della Giustizia, dopo essere stato prescelto e aggiudicato lo scorso anno, ha subito due aggiornamenti: uno il 30 novembre 2022, il secondo il 15 gennaio.
La denuncia dei comitati civici cita “probabili violazioni del bando di gara e quindi della Lex Specialis” ovvero l’insieme delle regole e delle prescrizioni che disciplinano una determinata procedura di gara (in particolare, una recente sentenza della Cassazione dice che dal momento che il bando costituisce lex specialis della procedura di assunzione e configura un’offerta al pubblico, le prescrizioni in esso contenute, una volta accettate dai partecipanti, sono intangibili ed immodificabili).
E in particolare, secondo quanto si legge nella segnalazione all’Anac:
- appare in contrasto con il regolamento urbanistico edilizio del Comune di Bari che obbligava a rispettare la Lex Specialis e in particolare dell’articolo 46 che fissa i criteri di calcolo del volume edificabile degli edifici. Il progetto, in particolare, avrebbe “omesso di considerare nel calcolo del volume edificabile il volume del piano interrato eccedente l’altezza di 2,40 metri che è pari a 58.645 mc”. Il progetto di gara ha indicato un volume fuori terra di 412mila mc quando invece il volume edificabile correttamente calcolato è di 470.645 mc. Una volumetria che “sfora” il volume massimo come dice la raccomandata del Coordinamento di cittadini, associazioni e comitati territoriali per la salvaguardia dell’ambiente e della tutela dei territori.
Un rendering dei 4 edifici destinati all’amministrazione della giustizia Appare in contrasto con l’articolo 31 che prescrive che “per le aree a verde deve essere prevista una specificata quantità di parcheggi a servizio degli utenti della relativa area verde”. Se il progetto di gara ha previsto un parco verde attrezzato di 104.858 mq destinato alla collettività cittadina, nel quale sono inclusi giochi per bambini, ciclovie, aree sportive, per tale area dovrebbe essere prevista una superficie di parcheggi pari al 16% corrispondente a 16.777 mq. Il progetto invece ha previsto parcheggi a raso per 21.562 mq. “Ne consegue – si legge sul documento – che la superficie destinata a parcheggi a raso a servizio dell’edificio giudiziario di progetto è di appena 4.785 mq”.
- Il bando di gara inoltre, prevedeva parcheggi a servizio degli uffici giudiziari di pertinenza pari a 38.071 mq di cui 16.509 mq interni per i dipendenti e 21.562 di soste a raso per il pubblico utente. “Detta superficie di 38.071 mq già così risulta essere enormemente sottodimensionata rispetto alla quantità minima inderogabile di 87.784 mq prescritta” ovvero, dicono i comitati cittadini: “Il progetto di gara ‘solo per questo’ appare aver violato e anche in modo rilevante la Lex Specialis”.
Per far emergere in modo “ancora più eclatante le incongruenze tecnico-giuridiche del progetto di gara, riguardo la prevista esigua e irrisoria dotazione di parcheggi”, i comitati affermano che, calcolando la “quantità minima inderogabile” di verde e parcheggi, nel progetto ci sarebbe un “notevole e impensabile sotto-dimensionamento” e anche “macroscopicamente inferiore di oltre 4 volte rispetto alla quantità minima inderogabile”.
Altro punto contestato sarebbe nei costi d’opera, presuntamente lievitati. I comitati denunciano uno “stratosferico aumento del costo dell’opera del 43,6% rispetto all’importo fissato dal bando del 7 febbraio 2022 (256 milioni ca) in colossale contrasto con il Codice degli appalti”: si è passati da 256.104.911 a 362.695.526 con lo “stratosferico aumento” di 110.153.293 euro.
Se la società appaltante ha attribuito la maggiorazione a un aumento dei prezzi fra la pubblicazione della gara e la progettazione, i comitati contestano gli aumenti come “non veritieri e fuorvianti”e stimano in altri 10 milioni i costi relativi alle spettanze professionali, supponendo che in sede di gara siano stati sottostimati alcuni parametri “al solo fine di rientrare nell’importo fissato dal bando”.