Parco del Castello collegato al Porto di Bari: è il progetto giusto?

Il progetto dell'intervento di ricucitura tra la città vecchia e il Porto di Bari

A fare discutere è soprattutto la previsione di una strada interrata di collegamento tra la città vecchia e il porto. Ma anche sul resto del progetto non mancano le perplessità. Parlano Consulta dell’Ambiente, SIGEA e Comitato Parco del Castello

Il 2022 si apre per Bari con una polemica che riguarda uno dei suoi monumenti-simbolo e che è destinata a movimentare le discussioni e le scelte sul futuro della città.

A innescare la miccia è stato un comunicato dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (AdSPMAM) che annunciava l’avvio di due progetti, uno dei quali riguardante il Parco del Castello (l’altro progetto riguarda il Faro delle Pedagne a Brindisi), progetto finalizzato come quello brindisino, si legge nel comunicato, ad offrire “al territorio una significativa opportunità non solo in termini di miglioramento della qualità della vita dei cittadini, ma anche per la promozione delle risorse economiche, turistiche e culturali, in relazione al conseguente aumento del traffico di turisti nell’area portuale”.

L’avvio della progettazione definitiva e della formalizzazione della convenzione è stato reso possibile dal finanziamento di 28.092.857,43 euro (poco meno della somma richiesta) che il Ministero delle Infrastrutture ha concesso all’Autorità di Sistema nell’ambito del PAC (Programma di Azione e Coesione) “Infrastrutture e Reti” 2014-2020 – dell’Asse B “Recupero waterfront”. La somma è finalizzata a realizzare “interventi di sistemazione e di riqualificazione funzionale e urbanistica delle aree portuali” e “interventi di miglioramento della connessione materiale tra i centri urbani e le aree portuali”.

Il progetto della discordia

Interazioni Porto Città: Parco del Castello – riconversione castello -porto” – questo il nome del progetto – nasce da un accordo tra l’AdSPMAM e il Comune di Bari teso ad estendere gli spazi a verde di pertinenza del castello normanno-svevo risalente al XIII secolo e oggi adibito a polo museale.

Il progetto dell’AdSPMAM – spiega il comunicato – si articola in due distinti interventi: “il primo è la ridefinizione e il banchinamento dello specchio acqueo interno alla “darsena vecchia”, necessario per riqualificare un ambito portuale sottoutilizzato e per ridisegnare la viabilità portuale e le relative connessioni con la citta?. Il secondo intervento, invece, prevede l’interramento della rete stradale portuale, per un tratto di circa 600 metri, in affiancamento al sistema viario cittadino (dal liceo “Orazio Flacco” fino al palazzo della vecchia Dogana, n.d.r.) che verrà quindi spostato nell’area portuale, favorendo la connessione tra castello, aree verdi esistenti e aree portuali”.

Parla di “risultato importantissimo per la città e per il suo porto” il presidente dell’AdSPMAM Ugo Patroni Griffi, che commenta “Ricongiungeremo il castello con il suo mare, mediante la realizzazione – attraverso tecniche che ne minimizzino o ne annullino del tutto la percezione visiva – di due assi viari, urbano e portuale, realizzata tramite l’introduzione di attraversamenti pedonali a basso impatto visivo, nonché attraverso l’insediamento di attività urbane lungo le banchine portuali.  Interventi mirati che ci porteranno a migliorare la connessione funzionale tra aree portuali e retro-portuali, a valorizzare i nostri beni architettonici e archeologici e ad arricchire l’appeal del territorio e della sua offerta turistica“.

La Consulta Ambiente: “Vogliamo vedere il progetto”

Ma evidentemente non tutti la pensano alla stessa maniera. Prima fra tutti la Consulta Comunale dell’Ambiente, che si ritiene “scippata” dell’opportunità di esprimersi sul progetto, dato che l’organismo è parte integrante dell’amministrazione comunale, sia pur a titolo consultivo.

Rivolgendosi al presidente dell’AdSPMAM Patroni Griffi e al Sindaco Decaro, la presidente della Consulta Antonella Calderazzi “chiede che siano fornite le tavole di progetto definitivo per poter esprimere un parere consultivo, come da regolamento della stessa Consulta. Tale Consulta ha affiancato il Comitato del Parco del Castello e collaborato con l’arch. Cucciolla per la realizzazione del progetto e, pertanto ritiene di dover essere a conoscenza della sua fase attuativa”.

Fiore (SIGEA): “Non si tiene conto delle acque sotterranee”

Se sotto il profilo urbanistico e strategico il progetto impone una approfondita discussione, non da meno lo è sotto il profilo prettamente tecnico. E in tal senso non usa mezzi termini il presidente della SIGEA – Società italiana di geologia ambientale, Antonello Fiore: ”Il recente comunicato stampa apparso sul sito web Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale ci ha fatto comprendere che la consapevolezza maturata per le alluvioni manca nella percezione della presenza delle acque sotterranee sui cui si fonda la città e cosa queste sono in grado di fare se si altera il loro equilibrio. L’ammissione a finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, del progetto “Interazioni Porto Città: Parco del Castello – riconversione castello -porto” prevede tra l’altro l’interramento della rete stradale portuale, per un tratto di circa 600 metri, in affiancamento al sistema viario cittadino che verrà quindi spostato nell’area portuale”.

Fiore evidenzia che “l’interramento di un tronco di strada di 600 metri circa, parallelo alla linea di costa, necessiterà di un sistema di impermeabilizzazione che andrà a turbare gli equilibri idrogeologici delle acque sotterranee che, infiltrandosi nel sottosuolo sin dalla zona murgiana, si muovono attraversando la città di Bari verso il mare Adriatico. È bene ricordare – continua Fiore – che la falda e le sue oscillazioni, quindi la sua distanza dal piano di fondazione degli edifici, è influenzata dalla quantità di pioggia stagionale che si infiltra nel sottosuolo nell’entroterra, dalle oscillazioni del livello mare generato dalle maree, dal moto ondoso, dal livello del mare che come documentano diversi studi si solleva a una velocità di 1,5 mm ogni anno”.

Fiore ricorda i tanti edifici del quartiere murattiano che sono dovuti ricorre a pompe idrauliche per tenere asciutti i piani di calpestio dei vani interrati e i problemi legati al sollevamento del mare – e al relativo sollevamento della falda di acqua dolce che su esso poggia – che nei secoli  hanno anche interessato la cripta della Basilica di San Nicola, al punto che i baresi furono costretti  per tenere i piedi all’asciutto, a sollevare il pavimento, dall’epoca della sua costruzione al 1800, di ben 40 centimetri.

Fiore chiede agli amministratori di pensare alla sicurezza della città e dei suoi abitanti e di affrontare questo intervento con grande prudenza “prevedendo il monitoraggio dell’oscillazione della falda su una ampia area e prolungato per più stagioni, il censimento di tutti gli edifici della Città vecchia e del quartiere murattiano con vani interrati, la capacità economica di garantire il risarcimento dei danni, per un periodo pluridecennale, causati dall’eventuale innalzamento della falda”. Necessario intervenire con una manutenzione costante dei canali deviatori e forse anche una verifica di efficacia visto l’aumento delle superfici impermeabili e l’acqua che essi dovrebbero allontanare. Questo anche per evitare, conclude Fiore, i disastrosi effetti di alluvioni come quella del 2005: “Un monito di non ostacolare la forza devastante che possono generare le alluvioni che dall’area murgiana trovano come loro destinazione naturale il mare Adriatico, acque superficiali in grado di travolgere ogni cosa ostacola il loro defluire”.

Il Comitato Parco del Castello: “Vince l’idea della ricucitura città-porto”

È su una posizione neutra il Comitato Parco del Castello di Bari, che rivendica la primogenitura dell’idea alla base del progetto finanziato dal Ministero delle Infrastrutture, ossia la necessità di unire la città al Porto e permettere ai baresi la fruizione di quest’ultimo attraverso una area verde di  6 ettari – questa la dimensione del Parco del Castello. «Siamo però sorpresi – spiega il presidente del Comitato omonimo Andrea Guarnieri Calò Carducci – dal fatto che non siamo stati coinvolti né dall’Autorità di Sistema Portuale né dal Comune, col quale abbiamo ancora attivo un protocollo d’intesa sulla realizzazione del parco, dal momento che il progetto finanziato passa proprio attraverso il parco”.

Ecco la riqualificazione dell’area intorno al castello Normanno-Svevo proposta dal Comitato Parco del Castello

Quella del Parco del Castello è una storia che parte dal 2015, quando il Comitato avviò una bella collaborazione con l’allora assessora all’Urbanistica Carla Tedesco e con la precedente gestione dell’Autorità portuale, collaborazione che sfociò nel progetto del parco donato nel 2017 dal comitato al Comune e integrato dai tecnici dell’Autorità portuale. Quel progetto prevedeva lo spostamento del tratto di circa 200 metri dell’attuale Corso de Tullio tra la sede della vecchia Dogana e la palazzina della Finanza al di là della palazzina del Provveditorato alle OO.PP. Nel progetto la strada era in superficie ma questa scelta non venne confermata dall’attuale presidente dell’Autorità Patroni Griffi, che giustificò la marcia indietro con l’esigenza di migliorare la viabilità portuale. Nei rari incontri dei mesi seguenti venne lanciata l’idea di un tunnel (come è nel progetto finanziato). «Pensavamo fosse un pour parler e nulla di più – continua Calò Carducci, – quando a luglio 2020 veniva annunciata la candidatura al finanziamento da parte di Comune e Autorità di Sistema portuale del  progetto “Parco del Castello”. In quella occasione compare la proposta di una strada in trincea, presentata come la possibilità di collegare Bari vecchia al mare attraverso tre ponti pedonali che avrebbero permesso di raggiungere il porto e renderlo fruibile ai cittadini». Le perplessità non mancano: come collegare gli edifici esistenti con la strada? Perché non viene preso in considerazione il recupero delle antiche mura del Porto, che potrebbero essere restituite alla pubblica visione realizzando una strada sopraelevata?

Da quel momento i rapporti tra Comune, Autorità di Sistema e comitato sono stati praticamente nulli  fino all’annuncio di pochi giorni fa. «Non entriamo nel merito della posizione della strada, se in superficie o in trincea – ribadisce il presidente del Parco del Castello – è però importante il fatto che ci si è posti il problema di come collegare la città al mare, che poi è il punto di forza del Parco stesso».  Intanto il comitato ha chiesto un incontro a breve al sindaco Decaro per ottenere ulteriori informazioni.

Confrontarsi per condividere

Le osservazioni di Consulta Ambiente, SIGEA e comitato Parco del Castello mostrano che è necessario avviare un dibattito sotto il profilo strategico per confrontarsi su una soluzione che se è vero che cambia il volto della città, merita senza dubbio di essere condivisa per poterla migliorare o comunque parteciparla con una vasta platea di portatori di interessi. Sotto il profilo tecnico inoltre, la portata delle questioni poste suggerisce di non rinunciare al confronto per valutare rapidamente la portata degli impatti sulle componenti ambientali interessate: questo eviterà in futuro di attribuire all’ “ambiente” la causa di perdite di tempo.

Articoli correlati