Papa Francesco, il cuore per le periferie

"Per favore, siate custodi del creato, dell'ambiente", ha detto papa Francesco recentemente

Tutti gli osservatori evidenziano che il nuovo Pontefice si pone allo stesso tempo come elemento di continuità e discontinuità rispetto al suo predecessore. Tale valutazione si applica puntualmente anche alla riflessione sul creato e alla condivisione di una visione ecologista della missione cristiana. Benedetto XVI aveva più volte sottolineato che l’attenzione per l’ambiente costituisce una nota dominante della ricomprensione teologica della contemporaneità; Papa Francesco sviluppa ulteriormente il rispetto per il pianeta terra, sollecitando tutti ad un amore preferenziale per le periferie.

Un paese lontano – La declinazione di questa sollecitudine è molteplice. Nel primo saluto alla città di Roma, ha amabilmente ricordato la sua provenienza da un paese quasi alla fine del mondo, suggerendo come proprio da un territorio così lontano può derivare un impulso di crescita che riguardi non solo la comunità dei credenti, ma globalmente la qualità della vita di tutti. Ai potenti della terra ha chiesto, il 19 marzo durante la liturgia del suo insediamento ufficiale, «per favore, siate custodi del creato, del disegno di Dio inscritto nella creazione, dell’altro, dell’ambiente», esprimendo con forza la convinzione che il potere politico debba essere inteso e vissuto come forma di servizio per il bene di tutti, ma soprattutto dei più deboli e dei poveri che vivono ai margini delle grandi città e delle aree sviluppate del pianeta. Nell’omelia della celebrazione della Domenica delle Palme ha detto a chiare lettere che, fra le tante forme in cui si presenta il male, vi sono anche le scelte politiche, economiche e sociali che feriscono l’ambiente, deturpano la bellezza del pianeta, portano violenza nella convivenza quotidiana dei popoli.

E' pressante l'invito di Papa Francesco ad "andare nelle periferie" dove si è rotto l'equilibrio ecologico del rapporto tra le persone

Infine, nella catechesi del mercoledì della settimana santa, un invito pressante: andare nelle periferie, stare nelle periferie, dove la storia si mescola col destino degli ultimi, con la consapevolezza che ci sono periferie geografiche e urbanistiche, ma anche periferie del cuore, dove la solitudine e la perdita del senso della vita rompono l’equilibrio ecologico nel rapporto dell’uomo con se stesso e con il proprio prossimo.

Spiritualità e impegno ecologico – Se si leggono in profondità questi messaggi e soprattutto se li si interpreta in relazione alla biografia e al vissuto quotidiano di papa Bergoglio, è possibile cogliere i punti nevralgici della sua spiritualità e del suo impegno ecologico.In primo luogo, emerge chiaramente la potente sintesi fra l’ecologia della mente e del cuore, dell’ambiente naturale e di quello sociale, che già Bateson proponeva come impianto teorico per una mentalità ecologica non volontaristica, ma saldamente fondata. Dal punto di vista religioso, questa armonizzazione può essere individuata nella capacità di intrecciare teologia, antropologia e cosmologia in modo unitario e sinergico, restituendo ai cristiani la piena responsabilità nei confronti della propria cittadinanza sociale e politica. Ancora, è evidente l’innesto di quest’uomo nella cultura della globalizzazione, come protagonista e testimone; l’esperienza in una delle terre più tormentate del Sud del mondo non può mettere a tacere le contraddizioni strutturali insite nel rapporto fra centro e periferie, ma consente anche di esprimere la fiducia nel dinamismo “dell’andare e del venire” che è profezia di sviluppo per tutti gli ambienti. La terra, per papa Francesco, non è un labirinto, ma un insieme di porte e finestre, di ponti e attraversamenti, un continuo sforzo di approssimazione fra forme plurali di identità culturale, che chiedono a tutti capacità di accoglienza, corresponsabilità, spirito di servizio.

Il cardinal Bergoglio con i cartoneros di Buenos Aires

Al contrario, chi si chiude nel proprio piccolo mondo, chi si sente protetto dalla sua autoreferenzialità, chi si sente padrone esclusivo dei propri spazi, è condannato nel tempo all’insignificanza. Emerge con chiarezza, in questo stare cordialmente nella globalizzazione, la coscienza delle differenze che compongono il mosaico dei territori, insieme alla simpatia verso ciò che è collocato ai margini o che tale appare in una elaborazione politica miope, che non riconosce il policentrismo geografico della contemporaneità. La periferia non è più da considerarsi come terminale della pietà collettiva, o come segnale di un rimorso politico ed economico insormontabile, ma viene ora intesa definitivamente come luogo preferenziale di salvezza, epifania della dignità della vita umana, riscatto e resurrezione dalla miseria collettiva attraverso l’esperienza della propria povertà e del bisogno dell’altro. Paradossalmente, se prima si riteneva che il Sud del mondo non potesse sopravvivere senza l’intervento delle comunità del Nord, ora diventa chiaro che sono i contesti sviluppati a non poter fare a meno del contributo dei paesi sottosviluppati per ridisegnare il proprio futuro. È, questa, un’ecologia della reciprocità e della comunione fraterna, che spinge in avanti la prospettiva della globalizzazione della solidarietà, già tanto cara a Giovanni Paolo II.

Una nuova ecclesiologia – Infine, è evidente la volontà di papa Francesco di contribuire a ricostruire la geografia del pianeta anche attraverso una rinnovata ecclesiologia: la scelta di superare i tradizionali verticismi e le gerarchie fra le comunità cristiane (non è casuale che dai primi minuti dopo la sua elezione Bergoglio si è definito soltanto vescovo di Roma e non capo della cristianità) è di fatto la proposta di un nuovo paradigma partecipativo per i popoli, metafora di un legame collaborativo fra i governi, premessa e promessa di una ecologia di riconciliazione fra modelli organizzativi della società finora ritenuti divergenti e inconciliabili. È solo l’inizio di questo pontificato, che inevitabilmente riserverà ulteriori sorprese, anche per quanto riguarda la cultura e la prassi ecologica: d’altronde, l’umiltà di questo papa è la cifra distintiva di uno stare amorevolmente con i piedi per terra anche quando lo sguardo è rivolto al cielo.

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