Ortofrutta, in Puglia c’è un patto per tutelare il settore

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La Giunta regionale ha approvato il patto etico con le imprese e la Gdo. CIA Puglia: “L’agricoltura non può essere lasciata nelle mani degli speculatori”

 

Tutelare i lavoratori agricoli, assicurare la sicurezza della materia prima e la sostenibilità della filiera Made in Puglia: sono questi gli obiettivi del patto etico siglato tra la Regione, le organizzazioni produttive e la grande distribuzione del comparto ortofrutticolo, firmato a febbraio e adesso definitivamente approvato dalla Giunta.

Emiliano e Pentassuglia per la firma del Patto Etico. Foto: Regione Puglia

Come spiegato dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, presente alla sottoscrizione con l’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia, il protocollo vuole responsabilizzare i singoli attori della filiera a restare almeno dentro l’argine dei costi di produzione, “sino a quando ovviamente il rapporto tra domanda e offerta non si equilibra”. In parole povere, vuole assicurare la remuneratività di ciascuna componente, regolando principi etici (e non vincoli giuridici) a stabilire prezzi-base non inferiori ai costi di produzione, a prendere in considerazione parametri oggettivi elaborati da enti e centri di ricerca, a valorizzare i prodotti ortofrutticoli pugliesi riconoscendo la qualità del prodotto.

“Ognuno ci mette qualcosa, rispettando in termini etici il prezzo, per consentire di avere prodotti di qualità sulle tavole dei nostri consumatori”, ha detto Pentassuglia. “La Regione metterà mano ad un’iniziativa forte e condivisa, che va verso nuove cultivar, nuovi sistemi d’impianto, agricoltura di precisione: c’è un principio di corresponsabilizzazione improntato all’assoluta serietà. A volte questo approccio è sottovalutato, come accaduto per il protocollo per il latte, che però ha prodotto grandi risultati e oggi ci vede come Regione punto di riferimento”. È, questo, il primo patto etico firmato dalla Puglia, le imprese e la Gdo.

A febbraio, le associazioni di categoria hanno espresso soddisfazione per la sigla del documento. “Riconoscere la qualità dei prodotti ortofrutticoli pugliesi e soprattutto impegnare la Gdo a rafforzarne la presenza nella rete di commercializzazione anche all’estero, garantendo prezzi equi alla produzione e ai consumatori, costituiscono impegni di fondamentale importanza, che devono trovare ora concreta applicazione affinché questo accordo non rimanga solo sulla carta”, aveva sottolineato il presidente di Copagri Puglia Michele Palermo. Secondo il direttore regionale di Coldiretti PugliaPietro Piccioni, “la sottoscrizione del protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera ortofrutticola pugliese è il primo passo per un programma strategico di sostegno alle imprese, di promozione dell’ortofrutta sui mercati interno ed esteri e di sviluppo delle filiere”. Il presidente regionale Cia Puglia, Gennaro Sicolo, aveva invece sottolineato che “da tempo la Confederazione sollecitava un immediato intervento per riconoscere la giusta remunerazione dei prodotti”, perché “l’agricoltura non può essere lasciata nelle mani degli speculatori”.

Cosa ci dicono i dati?

La Puglia ha una produzione ortofrutticola annua pari a 2,8 milioni di tonnellate di ortaggi e 1,1 milioni di tonnellate di frutta, per un valore complessivo che sfiora i 2 miliardi. È prima regione in Italia per la produzione di ortaggi grazie ai suoi 90mila ettari, e secondo per quella di frutta con circa 80mila ettari.  Secondo ISMEA, la Puglia è la prima in Italia per aziende ortive in piena area (ortaggi non coltivati in serre), seconda dietro la Sicilia per frutteti, terza per i legumi. I numeri sono, generalmente, in crescita. Nel 2021 (ultimo dato aggiornato) si è registrato un aumento dei ricavi con 756 milioni di fatturato, 108 in più dell’anno precedente. C’è un altro dato positivo, ed è quello proveniente dai mercati esteri: la Puglia è la prima regione d’Italia per presenza di frutta e verdura sui mercati tedeschi, primeggiando davanti a Emilia-Romagna e Trentino (più di 318 milioni di euro di prodotti ortofrutticoli importati). Questo quadro è emerso durante la Fruit Logistic 2023 di Berlino, la più grande fiera del settore che ha avuto luogo lo scorso febbraio.

E allora, a quale necessità risponde il Patto etico? C’è, comunque, una crisi che riguarda l’Italia, non solo la Puglia, le cui cause sono da ritrovare nella crisi climatica, nelle regole comunitarie, la crisi idrica e la mancanza di manodopera. La scorsa estate, la CIA Agricoltura Italiani Puglia aveva sottoposto all’assessore Pentassuglia una relazione che poneva l’accento su come “prezzi al ribasso per i produttori, importazioni selvagge e squilibrio nei rapporti di contrattazione hanno determinato una crisi gravissima del settore ortofrutticolo”. La relazione rilevava come, in sostanza, “il comparto agricolo sia uno dei pochi a subire e a non determinare il prezzo dei propri prodotti”, un prezzo, dunque, che “è frutto delle speculazioni commerciali”. Sotto accusa, dunque, c’era lo squilibrio di potere contrattuale che pende completamente a favore della Gdo (la Grande Distribuzione Organizzata) e dei mediatori, una differenza che il patto etico vuole annullare.

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