
Finanziamenti, ricerca, monitoraggio, eradicazione: Si sta facendo di tutto per combattere la Xylella, ma scelte discutibili, ritardi e scarsa condivisione tra le parti propagano il contagio. Ma c’è qualche novità
Secondo i calcoli, a Lecce è crollata del 85% la produzione 2020 di olio di oliva a causa della Xylella. Un dato che dimostra come questa piaga abbia in 7 anni devastato non soltanto le nostre colture ma anche l’economia di una regione. Se la Puglia produce il 50% dell’olio italiano, ora il mercato nazionale sarà ufficialmente inondato da produzioni qualitativamente inferiori di altri Paesi, come Grecia, Marocco e Tunisia. Già in passato, qualche produttore mischiava altri oli con l’olio italiano per abbassare i costi di produzione e vendere il prodotto a prezzo concorrenziale, soprattutto nei mercati della grande distribuzione.
Secondo le stime, la filiera dell’olio ha perso in 7 anni 5mila posti di lavoro, mentre il contagio del batterio continua ad estendersi in Puglia indisturbato, nonostante gli interventi curativi e l’eradicazione, la ricerca e gli ingenti capitali messi in campo per frenarne l’avanzata. Dagli 8mila ettari del 2013 ora il contagio si è esteso a 8mila metri quadrati, per un danno economico che ha superato 1,6 miliardi di euro. Continua, però, a mancare una strategia condivisa tra gli enti locali, nazionali, europei, pubblici e privati per combattere l’avanzata. Monitoraggi, campionamenti ed espianti sono al momento l’unica soluzione.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di impiantare al posto degli ulivi secchi, mandorli, fico, ciliegi dolci o vigneti per evitare la monocoltura in Salento e ridurre così l’estensione del contagio. Secondo uno studio del CNR, in questi alberi la presenza del batterio è inferiore all’11% per mandorli e ciliegi, rispetto al 74,43% degli ulivi. Con l’azzeramento della produzione delle qualità olivicole Cellina e Ogliarola, restano produttive sono le piante di Leccino e Favolosa.
Nei giorni scorsi sono state raccolte per la prima volta le olive della Fs-17 Favolosa, brevettata dal CNR, un incrocio tra le varietà “Frantoio” e “Ascolana tenera”, studiato dal professor Giuseppe Fontanazza, già direttore del Dipartimento di Scienza Bio-Agroalimentare del CNR. È una varietà italiana che cresce in fretta: dopo due anni, produce già il 10% delle olive, mentre entro 5 anni sarà a regime. Secondo la CIA questa varietà potrà sostituire gli ulivi infetti e riprendere rapidamente la produzione di olive.
La piena operatività del portale AGEA per la presentazione delle domande per partecipare al bando per il reimpianto degli ulivi, è un’importante boccata d’ossigeno per l’attività olivicola in Salento, anche perché sono stati stanziati 40 milioni di euro per il reimpianto e ci sono ulteriori 300 milioni da investire per salvare il settore.
Intanto, domani, 14 ottobre parte ufficialmente la raccolta delle olive con l’arrivo dell’olio nuovo Made in Italy del 2020 in Puglia dalla Piana degli Ulivi Monumentali. A partire dalle ore 9,00, in Contrada Chianchizza 504 a Monopoli, si procederà con la raccolta delle olive e la produzione di olio extravergine. Nell’occasione, sarà presentato il rapporto “L’olio pugliese al tempo del Coronavirus” con le prime previsioni sul raccolto 2020-2021, provincia per provincia, elaborate da Coldiretti Puglia e Unaprol, con un focus anche sui consumi e sulle prospettive future del settore. Insieme ad agricoltori, frantoiani e consumatori il nuovo assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia.