
La start-up Vandebron ha lanciato da qualche anno un’idea che coinvolge i privati e la condivisione energetica
Quello che in inglese si definisce sharing economy, nei Paesi Bassi è diventato qualcosa più che un concetto.
Per poter spiegare meglio la diffusa pratica che da qualche anno coinvolge tanti e tanti cittadini del Paese dei tulipani, ci serviamo della definizione autorevole della Enciclopedia Treccani: «economia della condivisione, […] complice la crisi economica, ma anche grazie alle tecnologie, alla rete e soprattutto a un cambio di filosofia delle giovani generazioni».
Dunque si è di fronte ad una crescente attenzione verso l’utilizzo delle risorse, evitando gli sprechi e – dove possibile – condividendole, appunto.
Vandebron, sharing energy – energia condivisa.
Cosa c’entra tutto questo con l’Olanda?
Sono alcuni anni che la pratica della sharing economy è diventata molto utilizzata, in tanti settori, dall’abbigliamento alle case vacanze, dalle automobili ai bed and breakfast.
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Nella patria olandese – oltre ai contesti già citati – anche nel campo dell’energia. Energie pulite, energie rinnovabili. Naturalmente.
L’idea è nata da una start-up, Vandebron, che ha fatto della condivisione il perno della propria filosofia.
Un pensiero tanto semplice, quanto efficace. E vincente, aggiungiamo noi.
Da un lato, c’è chi ha a disposizione un’area, un campo o anche un tetto per poter installare un pannello fotovoltaico, piuttosto che un traliccio con le pale eoliche.
Dall’altro, chi non ne può disporre, ma se ne servirebbe volentieri. Ovviamente a pagamento. Detto fatto.
Nello stesso modo in cui un utente su un sito mette a disposizione un proprio servizio, si dà la possibilità di usufruire di energia; niente aziende chiamate in causa, soltanto accordi tra produttori e consumatori indipendenti.

E se si pensa che una turbina – da sola – può sopperire al fabbisogno energetico di circa seicento famiglie, è facile comprendere come la sharing economy nel campo della produzione di energia sia un fattore determinante sia in chiave sociale, che in quella economico-ambientale.
La società fondatrice di Vandebron – creata alla fine del 2013 – nel primo anno aveva soltanto dodici “fornitori”, stimando di poter fornire energia a 12mila famiglie.
La sharing economy ci salverà?
Alla fine del 2016, invece, le famiglie che si sono servite dell’energia condivisa hanno addirittura oltrepassato la soglia degli 80mila nuclei famigliari; sintomo di un successo totale nell’idea, nella realizzazione, in una filosofia di vita di cui beneficiano tutti gli elementi coinvolti.
Se i politici, i media, gli esperti parlano sempre più spesso di “crisi economica”, trovare fattori di novità e ingegno è bisogno sempre più impellente.
La sharing economy – di cui la start up Vandebron fa fieramente parte – è tra le idee più illuminate, forse principalmente perché si fa di necessità virtù.
Ma, a volte, tanto basta per prendere coscienza e invertire la rotta.