Veri e propri giardini di roccia a cielo aperto. Tra i 47 siti italiani segnalati oggi all’interno della World Heritage List dell’Unesco, alcuni assumono “una particolare rilevanza per elementi di pregio geologico-geomorfologici; elementi, si badi bene, che in taluni casi caratterizzano in maniera così peculiare il sito da condizionarne l’assetto paesaggistico e la sua stessa riconoscibilità”, come spiega Maurizio Burlando, Direttore del Parco regionale del Beigua, Liguria. E’ il caso dei geositi – per l’appunto beni di importanza geologica-geomorfologica – delle Dolomiti e dei Sassi di Matera.
Sassi a Matera, non solo pietre – Partendo da sud, dalla Basilicata, ci si trova dinanzi allo spettacolo unico al mondo offerto da Matera. Una bellezza che risponde ai criteri necessari a diventare ‘Patrimonio dell’Umanità’, titolo riconosciuto ai “Sassi” nel 1993. Oltre all’importante presenza di chiese rupestri (caratteristica che soddisfa i criteri III e V del WHL), il geosito materano rappresenta «un esempio rilevante di un insieme architettonico e paesaggistico testimone di momenti significativi della storia dell’umanità. Questi si svolgono dalle primitive abitazioni sotterranee scavate nelle facciate di pietra delle gravine fino a sofisticate strutture urbane costruite con i materiali di scavo, e da paesaggi naturali ben conservati con importanti caratteristiche biologiche e geologiche fino a realizzare paesaggi urbani dalle complesse strutture» (criterio IV).
La Gravina di Matera ha origine circa un milione di anni fa e coincide con il progressivo abbassamento del livello del mare nella zona. E il lavorio dei corsi d’acqua lungo la roccia calcarea ha fatto il resto. Nascono così quelle forme peculiari del carsismo ipogeo mentre le rocce calcarenitiche venivano lavorate dall’uomo ad uso di dimora. L’ampia diffusione di questi insediamenti rupestri ha, perciò, conferito al territorio il volto tipo degli assai noti “Sassi”.
Dolomiti, monti pallidi – Ben diversa ma ugualmente unica e spettacolare è la geomorfodiversità che caratterizza l’area dolomitica (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia). Nel 2009 arriva il riconoscimento dall’Unesco (Comitato per il Patrimonio Mondiale, Siviglia 26.06.2009): «I nove sistemi montuosi che compongono le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità comprendono una serie di paesaggi montani unici al mondo e di eccezionale bellezza naturale. Le loro cime, spettacolarmente verticali e pallide, presentano una varietà di forme scultoree straordinaria a livello mondiale. Queste montagne possiedono inoltre un complesso di valori di importanza internazionale per le scienze della Terra». Ben chiara allora la motivazione che ha condotto ad assegnare a questo scorcio di paradiso i criteri VII e VII fissati dal Comitato per il Patrimonio dell’Umanità per la selezione.
Rispettivamente ciascuno step riconosce il merito di «contenere fenomeni naturali superlativi o aree di bellezza naturale e di importanza estetica eccezionale» e di «rappresentare esempi eccezionali degli stadi principali della storia della terra». Un patrimonio davvero unico al mondo: «Dal punto di vista geomorfologico – si legge ancora nel criterio VIII – le Dolomiti sono di rilievo internazionale». Il sito è utile, sotto questo aspetto, a rappresentare in via esemplare lo sviluppo delle montagne in rocce carbonatiche, con un’ampia gamma di morfologie connesse all’erosione, al diastrofismo e alla glaciazione.
Cime, torri, pinnacoli e alcune delle pareti verticali più alte del mondo sono il frutto dell’estrema varietà delle formazioni calcaree. Riconosciuto a livello internazionale è poi il pregio delle piattaforme carbonatiche del Mesozoico – meglio noti come “atolli fossili” – e per la stratigrafia del periodo Triassico. Un valore inestimabile che connota tutti i nove sistemi dolomitici, nell’arco di cinque province (Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Udine): Pelmo-Croda da Lago; Marmolada; Pale di San Martino – San Lucano – Dolomiti Bellunesi; Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave; Dolomiti Settentrionali; Puez Odle; Sciliar, Catinaccio, Latemar; Rio delle Foglie/Bletterbach; Dolomiti di Brenta.