Bioresistenze

AA.VV. (a cura di Guido Turus), Bioresistenze, Esedra editrice, pp. 207, euro 23

“La terra insegna la costanza, perché richiede cure quotidiane. Scrupolosità, perché non sopporta il lavoro sciatto e superficiale. Fiducia, perché non sempre il raccolto corrisponde alle aspettative. Collaborazione, perché richiede molte mani e molte braccia. E soprattutto insegna umiltà (parola che deriva appunto da “humus”) e condivisione, perché è bene comune per eccellenza, quindi è giusto, oltre che conveniente, che i suoi frutti vadano in misura sufficiente a tutti.” Così parla di “etica della terra” Don Luigi Ciotti nella postfazione a Bioresistenze, il volume curato da Guido Turus, ricco di riflessioni e belle foto, nato dalla sinergia tra Confederazione Italiana Agricoltori e Movimento di Volontariato Italiano, anche grazie al contributo di Libera contro le mafie.

“Coltivare un mondo nuovo” – Un progetto che vive anche sul web (interviste e tanto altro sul sito Bioresistenze) e che descrive interessanti esperienze per tutto lo Stivale. Resistenze in un percorso di legalità, di biodiversità, di lotta all’inquinamento, di filiera. Come scrive in un efficace gioco di parole Giovanni Serra, uno dei tanti autori del volume – insieme a Giuseppe Politi, Massimo Montanari, Alessandra Guidoni, Marcello Buiatti, Nadia Marchettini, Roberta Carlini, Luca Martinelli e Daniele De Michele – l’intento di “coltivare un mondo nuovo”.

Tante esperienze di bioresistenze – Sono spiegate così le bioresistenze di Libera Sardegna a Cagliari tra fichi d’india e mirteto; a Reggio Calabria i 120 ettari di terreni confiscati alla ‘ndrangheta coltivati dalla Cooperativa Valle del Marro e la rete per una “nuova civiltà contadina” con lavoratori assunti regolarmente da Sos Rosarno. L’inserimento in lavori agricoli di persone con disabilità della Cooperativa Solidarietà a Palermo, come dell’Agricoltura Capodarco e della Cooperativa Sociale Integrata Garibaldi a Roma. I 14 ettari tolti alla camorra e messi a vigneto e pescheto di (R)esistenza a Napoli; il Giardino della Kolymbetra e la ricca varietà agricola tipica della Valle dei Templi ad Agrigento, i “Contadini Custodi” (di specie e tecniche che rischiano di perdersi) e l’azienda Gonnelli Manola a Pisa. La salvaguardia della pecora carsolina Country Eden a Trieste; il progetto di filiera nel solco della tradizione Fattoria di Vaira a Campobasso; i terreni argillosi e la tecnica biodinamica della San Michele a Treviso. Il recupero dei terrazzamenti di montagna e l’antico mulino ad acqua de’ La Fonte a Trento; il rispetto degli ecosistemi a Ca’ Lustra di Padova, la tradizione storica dei vigneti Fontanafredda a Cuneo e il rifiuto di prodotti chimici da parte di Natalino Del Prete a Brindisi. L’impronta sociale dell’Azienda agricola biologica Nico a Lucca; gli orti urbani di Terra! Onlus a Roma e Genova. L’attenzione alla decrescita e alla riduzione dell’impatto sulla natura nella Cooperativa Valli Unite ad Alessandria e la cultivar Majatica negli oliveti di Gilio Antonio a Matera. In poche parole, quelle del curatore, “agricoltura responsabile che si fa presidio di democrazia”.

AA.VV. (a cura di Guido Turus), Bioresistenze, Esedra editrice, pp. 207, euro 23

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