Off limits da 6 anni la riserva Palude la Vela, scrigno di biodiversità

Airone Bianco Maggiore (©WWF Italia-ACapoccia)

“La Riserva Naturale Regionale Orientata Palude la Vela è ormai chiusa da 6 anni. Stiamo ancora aspettando che Arpa Puglia e ministero dell’Ambiente valutino le analisi fatte dopo le attività di caratterizzazione”

 

A dirlo è il presidente del Wwf di Taranto Giovanni De Vincentiis che sollecita la riapertura di quello che non esita a definire un tesoro naturalistico: “Nell’oasi abbiamo 186 specie animali e 170 botaniche. Questa grande biodiversità la si trova in poche parti d’Italia se non d’Europa, ma noi teniamo chiusa la riserva. Assurdo”.

O meglio, le attività di tutela paesaggistica non si sono interrotte ma non c’è l’apertura al pubblico. Sono consentite solo attività strettamente legate alla gestione dell’area come la prevenzione e la lotta attiva agli incendi boschivi e le attività di monitoraggio della fauna come conferma l’associazione ambientalista: “Continuiamo a fare attività di preservazione, vigilanza e controllo ma manca tutta l’attività di promozione e valorizzazione: lo scrigno che tanti ci invidiano, lo teniamo chiuso e nessuno lo può vedere”. E se non c’è degrado, non c’è neanche conoscenza ambientale.

L’oasi, un patrimonio della natura

Fenicotteri (©WWF Italia fenicotteri_F.Cianchi)

Dal punto di vista naturalistico e scientifico, costituisce un sito di particolare interesse in quanto la ricchezza dell’ecosistema l’ha resa nel tempo habitat di numerosi uccelli di ambiente umido divenuti stanziali. Tra questi gli Aironi cenerini, gli Aironi bianchi maggiori, le Garzette, i Cavalieri d’Italia, il Chiurlo maggiore, il Corriere piccolo, i Piro-piro. Inoltre sono numerosissime le specie di passo quali le Gru, i Fenicotteri, le Cicogne, le Spatole, i Falchi di Palude, le Albanelle, il Falco Pescatore ed i diversi anatidi tra cui le Volpoche.

Alla ricchezza dell’avifauna si aggiunge la bellezza paesaggistica. La riserva è caratterizzata da una flora di ambiente palustre salino, adattata alle aree periodicamente sommerse dalle acque marine: ecco la Salsola, l’erba Kali, la Salicornia annua, l’Artrocnemo, l’Enula Bacicci,

la Statice e il raro Limoniastro, reintrodotto da pochi anni e perfettamente acclimatato. E’ questo l’habitat delle Steppe salate. Vi sono inoltre estese pinete di Pino d’Aleppo derivate da vecchi imboschimenti ed un ricco piano dominato di arbusti mediterranei che annovera il Mirto comune, Mirto tarantino, il Lentisco, la Fillirea, il Corbezzolo, il Viburno, il Prugnolo, il Biancospino e nelle aree più aperte ed esposte a sud, Rosmarino.

Circondata dalla pineta di Fucarino, in un habitat prevalentemente palustre, canneti, macchia mediterranea e ampi acquitrini accolgono una flora ricca di specie interessanti, tra cui orchidee spontanee e diverse piante adatte a vivere negli ambienti salmastri.

Affacciata sulle sponde del Mar Piccolo, con un’estensione di circa 7 ettari, la riserva si trova a circa 7 chilometri da Taranto, fra il promontorio conosciuto come “Il Fronte” e l’estremità del canale naturale Capo D’Ayala. Nei pressi dell’Oasi, scorre il canale d’Aiedda, nel quale confluiscono le acque del canale Levrano-D’Aquino e dell’ormai scomparsa sorgente Riso.

Bellezza da proteggere

La Riserva Naturale Regionale Orientata “Palude la Vela” nasce come Oasi di Protezione della Flora e della Fauna nel 1991, su una superficie di 240 ettari per proteggere e valorizzare una colonia di Aironi ed altre specie che avevano stabilito dimora in questa area umida del secondo seno del Mar Piccolo. Come, ricorda il Comune di Taranto nel cui territorio ricade l’area, la proposta fu avanzata da un gruppo di attivisti del Wwf che prodigò ogni cura nella gestione per migliorare e salvaguardare il sito.

Nel maggio 2006 la Regione Puglia istituisce su una superficie di 120 ettari la Riserva Naturale (qui l’atto di istituzione con L.R.11/2006), interessando le aree palustri e le Pinete. Da allora la gestione passa al Comune di Taranto.

Nel maggio 2013 l’Amministrazione comunale di Taranto, che si fa carico di vari interventi di riqualificazione dell’area protetta, ha commissionato ad Ambiente Italia la redazione del Piano della Riserva Naturale Palude La Piana (qui la scheda del progetto)

Leggi anche L’oasi Palude La Vela: a Taranto un gioiello naturalistico da difendere e valorizzare

Grazie al Bando Ambiente 2015 della Fondazione con il Sud, è stata finanziata la creazione dell’Ecomuseo Palude La Vela e Mar Piccolo, da un’idea del Wwf Taranto in partenariato con altre associazioni e imprese del territorio, il Comune di Taranto e alcuni dipartimenti dell’Università di Bari, tra cui Biologia che ha realizzato tra il 2016 e il 2017 un documentario nelle acque del Mar Piccolo.

Obiettivo del progetto, la realizzazione di una rete locale no profit per la protezione, fruizione e promozione della Riserva Palude La Vela e per la creazione di una buffer zone socio-economica per la riqualificazione dell’area protetta e dell’intera zona del Mar Piccolo nella direzione della sostenibilità ambientale, economica e socioculturale.

Stop cautelativo alla riserva

Con l’ordinanza n. 28 del 10 luglio 2017, cinque giorno dopo un devastante incendio in cui andarono in fumo due terzi della pineta e un terzo del salicornieto e al cui spegnimento contribuì anche personale dell’Aeronautica militare, il sindaco di Taranto ne vietava l’accesso per la presenza di numerosi alberi pericolanti.

Successivamente l’ordinanza 47 del 21 dicembre 2017, dopo 4 indagini preliminari sullo strato superficiale del terreno, i cui esiti avevano evidenziato il superamento delle soglie di concentrazioni di contaminazione (Csc) per i parametri Ipa ed idrocarburi pesanti con riferimento ai limiti posti dal Testo Unico Ambientale, si faceva “assoluto divieto di accesso fino a nuova comunicazione”.

Da allora la Riserva naturale regionale, ricadente su terreni di proprietà comunale ed in parte all’interno del Sito di Interesse Nazionale di Taranto, è rimasta interdetta e chiusa ad ogni forma di visita e accesso.

Sulla vicenda, nel giugno 2019 era intervenuto Marco Dadamo in qualità di direttore della Palude La Vela: “Le violazioni dell’ordinanza n47/2017 nonché dell’ordinanza n.28/2017 segnalate alle autorità competenti – scriveva in una nota stampa – saranno sanzionate secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Con riferimento poi all’ordinanza di chiusura n.47/2017 relativa al superamento di Csc per idrocarburi, a seguito di indagini preliminari si è resa opportuna a scopo cautelativo la chiusura della riserva. Il superamento dei valori di Csc, riscontrato in un’area delimitata dell’area protetta, ha determinato un approfondimento analitico delle potenziali contaminazioni nell’ambito di un piano di caratterizzazione ad oggi sottoposto a valutazione nella conferenza di servizi regionale.

All’esito di tali indagini e all’approvazione delle eventuali analisi di rischio, si potrà con certezza attestare o meno l’inquinamento dell’area e valutare iniziative tese all’eliminazione degli eventuali rischi”.

Articoli correlati