Nubifragio nelle Marche: prepararsi a gestire (e convivere) con il clima impazzito

Alluvione nelle Marche (Ph regione.marche.it)

Il nubifragio che ha sconvolto le Marche non racconta più di un clima impazzito ma dell’urgenza di saper gestire eventi meteorologici infausti

 

Se tra record di caldo, acquazzoni intensi, grandinate, trombe d’aria e alluvioni, l’impatto del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, non si può dimenticare che la comunità scientifica ci dice che se non abbatteremo in brevissimo tempo le emissioni climalteranti (CO2, metano, ecc.) avremo a che fare con sconvolgimenti che non saremo più in grado di fronteggiare

Eppure in Italia manca un piano nazionale di adattamento, manca la consapevolezza che avremo sempre più a che fare con eventi imprevedibili e difficili da gestire, manca una cultura diffusa e partecipativa dell’adattamento.

Eventi estremi in crescita: nel 2022 quasi 9 al giorno

In Italia gli eventi estremi legati al clima sono oltre 130 dall’inizio del 2022, il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio: 1.318 dal 2010. Dal 2010 a luglio 2022 nella nostra penisola si sono verificati 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni trombe d’aria, 123 esondazioni fluviali, 55 frane da piogge intense.

Tra il 2000 ed il 2021 le regioni con il più alto numero di vittime per fenomeni di inondazione sono state la Toscana (27), la Sicilia (25), la Sardegna (24) e la Liguria (24).

Dall’inizio dell’anno fra nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, bufere di vento e tornado, gli eventi estremi – quasi 9 al giorno – sono cresciuti rispetto allo stesso periodo del 2021 del +50%, con il 2022 che si classifica peraltro fino ad ora in Italia come il più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,99 gradi) rispetto alla media storica ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola con un calo del 40%.

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Cosa è successo nelle Marche

Le temperature sempre più elevate dovute ai cambiamenti climatici fanno accumulare molta energia nei sistemi atmosferici, che si riversa al suolo attraverso fenomeni meteorologici sempre più intensi e frequenti, aumentandone a dismisura la pericolosità.

Le Marche sono state colpite da un V-shaped, cioè dalla caratteristica forma a “V”. Si tratta di un temporale autorigenerante.
L’ambiente ideale per la loro formazione si ha lungo il settore caldo di una circolazione depressionaria ben strutturata o sul ramo ascendente di una lunga saccatura che sul suo lato orientale attiva un flusso di venti meridionali e umidi a tutte le quote. Genera forte instabilità, forma violenti temporali ben identificabile dai satelliti. I temporali più violenti si trovano proprio al vertice della “V” e sono generalmente accompagnati da una “falkling line”, una linea di cumuli e congesti che alimentano il sistema.

I geologi: mitigare i rischi e fronteggiare l’emergenza

“Dobbiamo continuare a lavorare in modo coordinato e multidisciplinare – ha detto il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Arcangelo Francesco Violo – per mitigare i rischi idrogeologici: apprezziamo le parole del Ministro Giovannini che ha ricordato il recente stanziamento di 19 milioni di euro per la progettazione di interventi finalizzati a fronteggiare l’emergenza idrica e a rafforzare il sistema dei bacini idrografici. Tuttavia, serve non abbassare la guardia e proseguire con gli sforzi per la salvaguardia di ambiente e territorio – prosegue Violo – e per questo abbiamo scritto una lettera a tutte le forze politiche in vista dell’imminente consultazione elettorale con la speranza di richiamare l’attenzione verso una sostenibilità ambientale che non può essere tralasciata e che necessita di interventi improcrastinabili, da realizzare al di là del colore politico. Mettiamo a disposizione la professionalità dei CNG per aiutare il Governo nelle scelte da intraprendere proprio in ottica di sostenibilità ambientale. Noi geologi siamo a disposizione per dare il nostro contributo”.

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Società Italiana di Medicina Ambientale: ridurre le emissioni climalteranti  

“Condividiamo la linea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui qualsiasi azione che vada nella direzione di ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica e chiederemo al prossimo Governo di rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi sottoscritti dall’Italia e nell’ambito della Zero Pollution e Forest Strategy europee, a cominciare dal lancio di una grande e capillare campagna di riforestazione da realizzarsi senza ritardi da parte di Regioni e Comuni. L’obiettivo di medio termine dovrebbe essere quello di piantare 350 miliardi di alberi nel mondo per ridurre del 10% la CO2 a livello globale – aggiunge afferma il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, Alessandro Miani– Occorre poi approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) fermo al 2018 e rimasto nascosto in un cassetto del Ministero senza mai vedere la luce. Eppure, l’analisi del rischio e le proposte di intervento divise per 18 settori contenute nel documento sarebbero state di grande aiuto per orientare le politiche nazionali in materia”.

Società Italiana di Geologia Ambientale: un assaggio del futuro che potrebbe arrivare

“Considerando la climatologia locale, 419 mm in sole 8 ore nell’entroterra marchigiano credo siano qualcosa di veramente anomalo ma – ha detto Fabio Luino, geologo e coordinatore dell’Area Tematica Dissesto Idrogeologico della Società Italiana di Geologia Ambientale e ricercatore del CNR – io attirerei l’attenzione sull’aspetto peggiorativo dell’interferenza con ‘le nefandezze urbanistiche’ che emergono sempre il giorno dopo. Anche in questo caso una semplice analisi con street view dell’abitato di Cantiano ci mostra il corso d’acqua principale parzialmente tombato ed anche un ponte a luce decisamente insufficiente a monte del quale (pochi metri) hanno costruito più recentemente un ponte ancor più basso! Praticamente uno sbarramento! Una cattiva gestione del territorio purtroppo viene sempre esaltata dall’episodio parossistico”.

In Italia, continua Luino, “dopo l’evento del 1966 si prese seriamente in considerazione del problema del dissesto geo-idrologico: la commissione De Marchi, dopo 4 anni di studi, diede delle precise linee guida che il Governo (qualunque esso fosse) avrebbe dovuto percorrere. Ma poco o nulla venne fatto: nessun Governo ha mai preso seriamente in considerazione il problema del dissesto geo-idrologico, così come il ruolo del geologo, spesso considerato solamente una cassandra”.

“Il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana. Papa Francesco al punto 6 dell’Enciclica Laudato sì, già dal 2015, ha tracciato la rotta con un progetto politico rivoluzionario” che rimarca l’urgenza – ha ricordato il geologo Enrico Gennari, coordinatore Area Tematica “Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile- Ecologia”, della Società Italiana Geologia – Ambientale – di una ecologia integrale che parte dalla riscoperta della “cura” e “cultura della cura” della casa comune, attraverso una conversione ecologica e comunitaria”.

“Quanto è accaduto nelle Marche è la manifestazione di un crescente trend di fenomeni atmosferici collegati ai cambiamenti climatici a cui purtroppo facciamo fatica ad adattarci. Questi fenomeni sono un assaggio del futuro che potrebbe arrivare. Possiamo sicuramente rafforzare i modelli di previsione e monitoraggio di questi fenomeni – ha affermato la marchigiana Paola Pino D’Astore, Consigliere Nazionale della Società Italiana Ambientale – nonché migliorare la pianificazione, utilizzo e gestione intelligente del territorio Bisogna avere il coraggio di immaginare un futuro che preveda uno sviluppo sostenibile che permetta all’ uomo di coesistere pacificamente con la natura”.

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Il WWF: subito una legge sul clima

È evidente che la crisi climatica costituisce la maggiore minaccia alla sicurezza dei cittadini. Il moltiplicarsi di eventi estremi e violenti, quest’anno davvero martellante, mette ancora più in evidenza l’incapacità di attrezzarsi per affrontare le cause e le conseguenze del riscaldamento globale. Mitigazione (cioè taglio delle emissioni) e adattamento al cambiamento climatico, quindi, dovrebbero essere in cima ai programmi e al dibattito elettorale, ma non è così.

Il caso delle Marche è emblematico della necessità e urgenza di una grande azione di cura, messa in sicurezza del territorio, e recupero delle aree di esondazione naturale dei fiumi, sacrificate dal consumo di suolo. Anche i sistemi di allerta vanno potenziati e resi più efficaci. Occorre agire subito ma  – dice il WWF – per agire bene è necessario approvare subito una legge sul clima, una legge per arginare il consumo del suolo senza perdere altro tempo prezioso”.

Coldiretti: fermare subito il consumo di suolo

(Ph Linda Russ da Pixabay)

“E’ evidente in Italia la tendenza ad una tropicalizzazione del clima con le ultime ondate di nubifragi e grandinate che si sono abbattute su terreni secchi i quali – evidenzia la Coldiretti – non riescono ad assorbire l’acqua che causa frane e smottamenti con oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) che hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico, ma la percentuale sale al 100% per regioni come le Marche, secondo dati Ispra.

Eventi estremi che – continua la Coldiretti – provocano danni perché colpiscono aree rese più fragili dalla cementificazione e dall’abbandono. Nel 2021 sono stati consumati oltre 2 metri quadrati di suolo al secondo, il valore più alto negli ultimi 10 anni – sottolinea Coldiretti – con il cemento che ricopre ormai 21.500 km quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato, secondo il Rapporto elaborato dall’Ispra.

Nello spazio di una generazione (25 anni) – denuncia Coldiretti – è scomparso più di 1 terreno agricolo su 4 (-28%) seguendo un modello di sviluppo sbagliato che purtroppo non si è ancora arrestato e mette a rischio l’ambiente e la sicurezza dei cittadini. Per questo occorre fermare subito il consumo di suolo ma sono anche necessari – continua Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve”.

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