“No all’inganno del Parco della Giustizia”: il movimento Onda Verde in cammino nell’area delle ex Casermette

Una manifestazione di "Onda Verde Puglia Facciamo Rete" contro la sede stabilita per il Parco della Giustizia a Bari

450mila metri cubi di cemento e 178 alberi abbattuti: i dati degli ambientalisti

 

Parco della Giustizia o Cittadella della cementificazione? Per il movimento “Onda Verde Puglia Facciamo Rete”, la costruzione degli edifici giudiziari nell’area delle ex Casermette Capozzi e Milano significherà soprattutto la seconda opzione.

Ceduta dal governo al Comune di Bari, l’area di 150mila metri quadri potrebbe in futuro ospitare – come da progetto vincitore del bando – quattro edifici della Giustizia, oltre a un bosco urbano e un lago artificiale di 7500 metri quadri. Una sorta di corridoio verde, dunque, che vuole collegare un’area ai margini di Bari sino al centro della città.

Il sopralluogo nei luoghi dove sorgerà il Parco della Giustizia

Il coordinamento regionale di Cittadini, Associazioni e Comitati territoriali, tuttavia, dice “no all’inganno del Parco della Giustizia“. “Allo stato attuale, questo progetto (450mila metri cubi di cemento) non può essere realizzato perché non c’è ancora una variante”: ad affermarlo è Donato Cippone, rappresentante del movimento Onda Verde. Proprio per la mancanza di una variante al Piano regolatore generale, necessaria per modificare la destinazione dei suoli interessati, lo scorso 22 agosto il TAR ha rigettato il ricorso degli ambientalisti alla costruzione del Parco, non sussistendo (ancora) un danno in concreto.

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Un sopralluogo con i cittadini in Lama Fitta

Cippone è stato capofila di un sopralluogo con cittadini ed esperti nell’alveo di Lama Fitta, il solco dove è destinato a nascere il Parco. Nel percorso sono visibili gli alberi ad alto fusto secolari che rappresentano per il quartiere Carrassi “un vero e proprio polmone d’ossigeno”. Marco Pace, membro del Comitato per la tutela del territorio della città di Bari, durante la visita guidata ha descritto l’importanza di questi alberi (ben 178) dal punto di vista eco-sistemico: “Un albero adulto assorbe ogni anno tonnellate di CO2 e particolato atmosferico, lo smog. Una funzione svolta soprattutto dalle foglie, motivo per cui è sbagliato potare gli alberi in città”. A tal proposito, Pace ha citato anche uno studio del Comitato sul viale alberato Orazio Flacco: “Negli ultimi dieci anni, grazie alle immagini satellitari abbiamo rilevato che ogni anno, in seguito alla potatura, la ricrescita delle foglie è diminuita sempre di più, facendo abbassare l’energia vitale della pianta. Dopo aver pubblicato questa relazione, gli alberi di viale Orazio Flacco non sono stati più toccati”.

Dagli studi di fattibilità, inoltre, è emerso che un nuovo polo giudiziario darà vita a un’affluenza di circa 4mila veicoli al giorno, aumentando il problema dello smog.

Eppure la storia di questo spazio urbano comincia nel 1976, con il Piano regolatore generale che prevedeva un grande spazio verde per il quartiere. “Senza quel cuneo – ha raccontato il professor Antonino Greco di Archeoclub – il Consiglio comunale non avrebbe mai potuto approvare il Piano. Se non fosse che questa striscia di verde sia stata poi inficiata da costruzioni come ville, strade e addirittura il park&ride”. E ha insistito sull’importanza strategica di queste opere idrauliche, soprattutto a fronte dell’aumento di fenomeni metereologici come le piogge violente. Le lame, infatti, convogliano le acque meteoriche verso il punto di chiusura del bacino idrografico.

Speleologo del CAI dopo l’esplorazione della cisterna

Lo scopo del sopralluogo era, innanzitutto, verificare la presenza di un inghiottitoio naturale, segnalato al gruppo speleologico CAI Bari, che avrebbe rappresentato un vincolo in più da rispettare durante i lavori della cittadella. L’esplorazione della grotta ha dato però un altro esito: si tratta infatti di una cisterna dello scolo delle acque bianche dei grandi piazzali delle due caserme, popolata per lo più da calcare e immondizia. Gli speleologi hanno scoperto la presenza di circa quattro metri d’acqua, per cui non possono ancora definire se sotto ci sia un inghiottitoio naturale o meno.

Un parco della legalità

Al Parco della Giustizia, il movimento Onda Verde vuole contrapporre il “Parco Falcone-Borsellino”, così come pensato dal PRG tanti anni fa. E per un polo giudiziario diverso, pensa alla riqualificazione di volumetrie già disponibili, ma anche al problema che potrebbe creare al quartiere Libertà lo svuotamento del Tribunale, attorno al quale crescono tante piccole attività.

Il progetto alternativo presentato dal movimento Onda Verde

I comitati ambientalisti attendono adesso un giudizio dal Tribunale amministrativo regionale. Cippone lancia l’appello: “Chiediamo la collaborazione a un tavolo con i nostri amministratori, per trovare una soluzione. Basta inseguirci nelle aule dei tribunali”.

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