
Per sostituire plastica monouso ed evitare l’inquinamento che sta danneggiando il Pianeta, la cilena Margarita Talep propone un progetto di packaging dalle alghe
Sostituisce la plastica monouso attraverso un nuovo materiale idrosolubile realizzato con materia prima estratta dalle alghe. Si chiama Desintegra.me: non è il primo ma merita particolare attenzione l’ambizioso progetto portato avanti dalla cilena Margarita Talep, designer industriale dell’Università Diego Portales, con interessi nell’innovazione e nella sperimentazione dei materiali.
plastica monouso: il packaging dall’agar – agar

Una plastica pensata per il packaging di prodotti alimentari secchi, come pasta e biscotti: arriva dall’alga, più precisamente dall’agar-agar ed è una speciale bio-plastica in grado di biodegradarsi in modo del tutto autonomo.
Come detto, non è la prima volta che l’alga diventa protagonista: Ari Jònsson, ad esempio, ha immaginato e realizzare una bottiglia il cui materiale di riferimento è proprio l’alga, in una trovata tanto bizzarra quanto rivoluzionaria
LEGGI ANCHE: Alghe. Dall’Islanda, la bottiglia 100% bio
L’allarme sulla plastica
E sulla stessa scia, Margarita Talep ha scelto questa sperimentazione. Tutto parte dai dati allarmanti, che la stessa designer riprende sul suo sito. «La crescente produzione e l’uso eccessivo di materie plastiche – scrive – minacciano di contaminare ogni angolo del pianeta, specialmente gli oceani. Si stima che 8 milioni di tonnellate di plastica monouso entrino ogni anno negli oceani, dove danneggiano seriamente la salute degli ecosistemi acquatici e la sopravvivenza delle specie che li circondano».
In America Latina, il consumo medio di plastica per persona è di 31 kg all’anno, con il Cile che rappresenta uno dei paesi con il consumo più elevato, 50 kg. «Più del 40% della plastica – evidenzia la Talep – è di uso effimero, cioè viene usato una sola volta e poi gettato via: tra questi ci sono piatti, utensili, lampadine, borse, bicchieri, contenitori».
LEGGI ANCHE. Bio-packaging in carta e bioplastica: imballaggi sempre più green
Plastica monouso: Come è realizzato il packaging

E allora anche lei, come tanti, si è posta un interrogativo: come rinunciare alla plastica in situazioni in cui il suo uso è effimero e la sua utilità è minima? Questa domanda ha portato la designer a prevedere un progetto in cui il problema viene affrontato dal punto di vista del design industriale con la creazione di un nuovo materiale, approfondendo tutte le variabili per permetterne lo sviluppo su larga scala in futuro.
Il materiale è stato specificamente progettato per sostituire elementi che hanno una vita effimera. Assume la consistenza di un gel, che una volta asciutto diventa simile a un sottile foglio di plastica.
La consistenza del materiale
Rigidità, flessibilità e spessore possono ovviamente essere regolati in fase di preparazione.
Soluzione ‘naturale’ anche per i coloranti della bioplastica, che vengono estratti diversi pigmenti dalla buccia di frutta e o verdura. L’applicazione del materiale è versatile, è possibile ottenere una bolla o una carta spugnosa, persino confezioni.
Proprio le confezioni realizzate da Margarita Talep, che possono essere sigillate con il calore per evitare l’uso di colle, vanno poi via via a biodegradarsi nel corso delle settimane. Ci vogliono due mesi a temperature estive e tre mesi a quelle invernali perchè le confezioni si “disintegrino” in maniera assolutamente naturale.