No alla carne sintetica in Europa

FederBio firma l’appello di Coldiretti, dura critica di Slow Food sulla scelta di apertura degli USA

 

Fermare l’immissione in commercio di prodotti alimentari di origine sintetica, a partire dalla carne: questo l’obiettivo della petizione firmata dalla Presidente di FederBio in occasione del “XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione”, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti.

Burger
Burger vegetale

Dopo la prima autorizzazione al consumo da parte della Food and Drug Administration (Fda) di un prodotto a base di carne sintetica, il pericolo è che in tempi rapidi si potrebbe aprire la strada alle prime richieste di autorizzazione per la commercializzazione di carne sintetica anche in Europa.

Tutto ciò, non solo è in contrasto con la cultura alimentare del nostro Paese, ma una deriva tecnologica di questa portata è proprio il contrario di quello che serve per il futuro.

Puntare su carne biologica

Per FederBio occorre puntare sul consumo di carne biologica, proveniente da allevamenti sostenibili, rispettosi della biodiversità, attenti alla valorizzazione delle risorse naturali e in grado di generare solidi legami all’interno dei territori e delle comunità in cui sono insediati.

Gli ingenti investimenti nella Ricerca & Sviluppo dedicata alla produzione di alimenti sintetici, tra i quali la carne, sono un chiaro indicatore di come questo mercato stia capitalizzando l’interesse delle multinazionali e delle aziende Hi-Tech che vedono in questo segmento un’area per generare nuovi e consistenti profitti.

Slow Food contrario alla scelta americana

Barbara Nappini

«Secondo chi sta sperimentando la carne sintetica per l’immissione sul mercato, innanzitutto americano, ma presto europeo e mondiale, è il cibo del futuro. Lo sarebbe per il suo valore etico, visto che eviterebbe la macellazione di animali, ma anche ambientale, perché consentirebbe di fare a meno degli allevamenti. Etica e ambiente ne accompagnano la narrazione. Ma a ben guardare sembra più l’affare del futuro per un bel po’ di gruppi finanziari e multinazionali. Il rischio evidente è che il cibo, diventato una commodity, una merce di scambio sui grandi mercati internazionali come tante altre, diventi oggetto di una deriva tecnologica che lo priva di qualunque significato culturale, del legame con i territori e con le comunità che ci vivono, con i loro saperi e tradizioni» dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, commentando il primo via libera negli Stati Uniti.

La carne sintetica è energivora

Sotto il profilo ambientale l’impatto della carne sintetica è tutt’altro che indifferente, per via dei grandi consumi energetici dei bioreattori necessari alla sua produzione. Un dato importante, ma non sufficientemente rilevato, è che i prodotti a base di carne coltivata sono iperprocessati, contengono coloranti, aromatizzanti, addensanti, necessari per conferire loro la forma di hamburger o crocchetta, per dare consistenza e sapore di carne. La carne è sviluppata grazie a ormoni e lieviti ogm. Come del resto i sostituti della carne a base vegetale, già sul mercato anche in Italia.

«Secondo Slow Food il futuro di una produzione alimentare buona, pulita e giusta per tutti è nella scelta più consapevole delle proteine da portare in tavola. Dobbiamo ridurre i consumi di carne e privilegiare, in alternativa alle carni da allevamenti industriali, prodotti di aziende sostenibili dove gli animali sono allevati con rispetto. La riduzione nel consumo di carne può essere compensata con legumi da coltivazioni che rispettano la terra e non con la soia proveniente da altri continenti, frutto di monocolture che impoveriscono e avvelenano comunità e territori. Non c’è bisogno di altri sostituti altamente processati» continua Nappini.

Che dire inoltre dei finanziatori del settore, alcuni dei quali sono le stesse multinazionali responsabili dei danni prodotti dal sistema agroalimentare e zootecnico negli ultimi decenni? Tra i finanziatori della ricerca sulla carne in vitro ci sono ad esempio anche Cargill e Tyson Foods. Come evitare che questo nuovo mercato sia occupato e controllato da potenti corporations?

A breve la UE affronterà decisioni analoghe e i consumatori dovranno essere tutelati. Se sarà possibile definire in etichetta i prodotti da agricoltura cellulare con termini quali “carne” o “hamburger” o “bistecca”, la confusione sul mercato sarà totale.

Fondamentale l’etichettatura

La trasparenza in etichetta è cruciale, è lo strumento più importante a disposizione dei consumatori per sapere cosa mettono nel carrello e fa parte di questo principio non consentire l’uso di termini fuorvianti.

Già nel 2020 Slow Food aveva realizzato la ricerca I sostituti della carne, esaminando vari studi scientifici per approfondire gli effetti della loro introduzione sul mercato, con un’attenzione particolare alle implicazioni sulla salute umana, l’ambiente, il mondo produttivo.

Il marketing sbrigativo a favore della carne coltivata e dei sostituti della carne ottenuti da cellule vegetali, potrebbero colpire non solo l’allevamento industrializzato che sta minando le risorse del pianeta, ma anche gli allevatori sostenibili e virtuosi, più fragili, gia? penalizzati dal mercato e poco sostenuti delle istituzioni.

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